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Calcio
Corato, Como: «Una città completamente assente. La numero uno del “cosa si guadagna?"»
«Ogni tanto sento parlare di pseudo cordate, non so chi siano»
Corato - mercoledì 9 aprile 2025
9.39
Oramai il campo ha emanato il suo verdetto: il Corato è stato retrocesso in Eccellenza, e ripartirà, dunque, dal campionato di Promozione. Nelle ultime ore hanno fatto scalpore le parole di Nico Como, responsabile dell'area tecnica, intervenuto ai microfoni di Telesveva, in cui ha espresso, a nome di tutta la società, il proprio dissenso a quella che è stata la stagione coratina che forse, con un impegno maggiore da parte della città, avrebbe potuto avere un epilogo diverso.
Sulla retrocessione: «È sempre un passaggio a vuoto, che probabilmente fa contento anche qualcuno vicino. È la prima volta che si retrocede con 46 punti conquistati sul campo. Sapevamo sarebbe stata un'impresa titanica - Como fa riferimento al brevissimo tempo avuto per formare l'organico, oltre alla penalizzazione dei 5 punti, alle ristrettezze finanziarie, alle dissuasioni a sponsorizzare e anche a qualche svista arbitrale, che però non deve essere un alibi - ci davano per spacciati a novembre, ma siamo arrivati all'ultima giornata, giocando con tutte le squadre che avevano ancora obiettivi».
Sulle difficoltà: «Abbiamo condotto dignitosamente un malato grave e, per questo, non abbiamo nulla da rimproverarci. Un ringraziamento speciale va al Presidente Colabella, che ha salvato la Società, prendendosi in mano una 'patata bollentissima'. Grazie a mister Doudou e al suo staff, e a tutti i giocatori».
E ancora: «Non accetterò alcuna critica da parte della città, completamente assente, senza senso di appartenenza. Ormai si è capito che Corato non è città di calcio. È la numero uno del "cosa si guadagna?". Forse qui prevale maggiormente l'io, l'individualismo, la faziosità».
E infine: «Ciò che turba è che Corato fattura 5 miliardi, due volte Barletta, tre Molfetta e Bitonto, sei Bisceglie, venti Canosa e Gallipoli, 75 Novoli, dove c'erano addirittura sedici main sponsor, da noi 4 (che ringrazio). Ogni tanto sento parlare di pseudo cordate, non so chi siano. Mi chiedo, perché non affacciarsi prima? Aspettavano che 'morissimo'? Avremmo salvato la squadra, poi si vedeva».
Sulla retrocessione: «È sempre un passaggio a vuoto, che probabilmente fa contento anche qualcuno vicino. È la prima volta che si retrocede con 46 punti conquistati sul campo. Sapevamo sarebbe stata un'impresa titanica - Como fa riferimento al brevissimo tempo avuto per formare l'organico, oltre alla penalizzazione dei 5 punti, alle ristrettezze finanziarie, alle dissuasioni a sponsorizzare e anche a qualche svista arbitrale, che però non deve essere un alibi - ci davano per spacciati a novembre, ma siamo arrivati all'ultima giornata, giocando con tutte le squadre che avevano ancora obiettivi».
Sulle difficoltà: «Abbiamo condotto dignitosamente un malato grave e, per questo, non abbiamo nulla da rimproverarci. Un ringraziamento speciale va al Presidente Colabella, che ha salvato la Società, prendendosi in mano una 'patata bollentissima'. Grazie a mister Doudou e al suo staff, e a tutti i giocatori».
E ancora: «Non accetterò alcuna critica da parte della città, completamente assente, senza senso di appartenenza. Ormai si è capito che Corato non è città di calcio. È la numero uno del "cosa si guadagna?". Forse qui prevale maggiormente l'io, l'individualismo, la faziosità».
E infine: «Ciò che turba è che Corato fattura 5 miliardi, due volte Barletta, tre Molfetta e Bitonto, sei Bisceglie, venti Canosa e Gallipoli, 75 Novoli, dove c'erano addirittura sedici main sponsor, da noi 4 (che ringrazio). Ogni tanto sento parlare di pseudo cordate, non so chi siano. Mi chiedo, perché non affacciarsi prima? Aspettavano che 'morissimo'? Avremmo salvato la squadra, poi si vedeva».