PsicologicaMente
Stress e sicurezza nelle forze dell’ordine
Un’ analisi partendo dal romanzo “Sbirri” di Gero Giardina
martedì 12 settembre 2017
10.45
Gli Sbirri, spesso odiati, criticati, contestati, associati esclusivamente ad episodi poco gradevoli che li hanno visti coinvolti, quali il G8 di Genova, la morte di Federico Aldovrandi, Giuseppe Uva e Stefano Cucchi ecc.
Chi sono in realtà e cosa svolgono questi uomini e queste donne che hanno scelto di "Servire" lo Stato indossando un'uniforme? Che cosa accade emotivamente quando svolgono il loro lavoro? Come vivono e cosa provano nella propria intimità?
Il romanzo scritto da Gero Giardina, già Commissario della Polizia di Stato, traccia un profilo preciso ed esaustivo di quello che accade nella vita lavorativa e non solo degli appartenenti alle forze di Polizia.
Il romanzo, a differenza di altri scritti o delle fiction a cui siamo abituati, volge l'attenzione sul punto di vista di chi è chiamato quotidianamente ad indossare una divisa e con essa a sobbarcarsi gli oneri e gli onori che questa comporta. Il testo, inoltre, apre una riflessione significativa sulle dinamiche lavorative che, come in altri contesti, anche presso il Commissariato vengono fuori: abusi di potere, superiori ignoranti ed arroganti con i sottoposti ma che, alla presenza dei propri superiori, diventano vittime sacrificali pronte ad immolarsi pur di compiacere chi conta e chi, di conseguenza, potrebbe fornire utili vantaggi per l'ascesa professionale.
Il protagonista del romanzo, Alfredo Burgio, a differenza di quanto comunemente è diffuso nell'ideale del poliziotto, non è un "supereroe", ma un uomo come tanti, dotato di umanità e sensibilità, unite alla passione per la professione che svolge; questo, comporta il dover fare i conti con la passione del proprio lavoro e con la vita privata.
Burgio, spesso, sacrifica la propria vita privata per portare a termine delle indagini o approfitta delle uscite con la propria compagna per terminare, affinare ed approfondire le investigazioni in corso, anche attraverso l'aiuto della compagna Elettra.
Il romanzo, si sviluppa su due dimensioni: quella umana del protagonista e quella delle storie/indagini narrate.
In chiave prettamente psicologica, il testo apre alla riflessione su numerosi aspetti che coinvolgono la psiche degli appartenenti alle Forze dell'Ordine. Il lavoro degli uomini in divisa, non è un lavoro basato esclusivamente sul rispetto delle leggi, sul contenimento dell'ordine pubblico e sull'aspetto sanzonatorio ma è una professione che coinvolge anche aspetti emotivi più profondi; non dimentichiamo quanti Poliziotti e Carabinieri sono quotidianamente chiamati a svolgere compiti dal forte impatto di natura emozionale: omicidi- suicidi- incidenti stradali- risse ed episodi in cui restano coinvolti i propri colleghi in azioni nelle quali il prezzo da pagare è anche la propria vita.
Secondo alcuni studi, svolti perlopiù negli Stati Uniti, gli agenti delle forze di polizia sarebbero una categoria a forte rischio di stress lavorativo, le cui conseguenze sarebbero riscontrabili in fattori come: alto tasso di divorzi- alcolismo- depressione- problemi di salute cronica ed in casi estremi il suicidio (Mayhew, 2001; Storch e Panzarella, 1996).
Secondo lo studio svolto da Mayhew, comportamenti quali, irritabilità, assenteismo, insonnia, senso di spossatezza unito a sintomi psicosomatici, sarebbero dei campanelli d'allarme importanti e predittivi dell'insorgenza del burnout.
Altri fattori stressanti e destabilizzanti che possono avere ripercussioni sulla qualità del lavoro svolto e sull'approccio che l'operatore ha nei riguardi del lavoro , sono: i turni di lavoro, l'alternanza fra turni diurni e notturni che provocherebbero disturbi del ritmo circadiano unito ad aumento di peso, fatica cronica, disturbi psicosomatici e disturbi coronarici (Patterson, 1997; Violanti e Paton, 1999).
Ulteriori fattori stressanti riscontrati nelle forze di polizia, sono causati dalla inefficace, spesso inesistente, comunicazione tra superiori e sottoposti e dalla mancata espressione della propria emotività. Il contenimento delle emozioni da parte degli operatori di polizia, risulta essere un meccanismo applicato abitualmente. Gli operatori, pur riconoscendo e sperimentando le emozioni, mettono in pratica una sorta di evitamento e/o negazione delle stesse, poiché , secondo quanto riportato in letteratura, il lasciarsi andare all'espressione delle emozioni comprometterebbe sia l'autorità esercitata dall'operatore che le aspettative riposte dalla società nei confronti degli stessi. Secondo alcuni studi, sembrerebbe che l'attività esercitata dagli operatori delle forze di polizia, dipenda dal grado di controllo sulle proprie emozioni (Dick, 2000).
Ulteriori studi (Sugimoto e Oltjenenbruns, 2001) hanno evidenziato una diffidenza da parte degli operatori di polizia nei confronti dei professionisti delle salute mentale (psicologi- psicoterapeuti e psichiatri), unita ad un rifiuto nel condividere i problemi e/o gli stati emotivi con i colleghi, compromettendo de factu la capacità di poter intervenire e sanare le situazioni problematiche al momento opportuno.
In conclusione, bisogna tenere presente che, nonostante il lavoro delicato svolto dalle forze dell'ordine e quindi, le conseguenti situazioni che si possono riscontrare nel corso dell'attività lavorativa, un fattore determinante su tutti è quello individuale, ascrivibile in modo esclusivo alla storia personale di ogni operatore. I fattori personali, quindi, nonostante la delicatezza del ruolo svolto, i turni e l'esposizione a fattori stressanti, concorrono in egual misura allo sviluppo di problematiche sopraelencate. Gli stessi, sono presi in evidente considerazione al momento dell'arruolamento, attraverso l'uso di test psicodiagnostici.
Dunque, sarebbe auspicabile, sia per tutelare la salute di ogni singolo operatore che per favorire le buone qualità del lavoro svolto, ripetere l'uso dei test psicodiagnostici durante gli anni servizio (con intervalli da stabilire in base al tipo di mansione svolta e al reparto a cui ogni operatore afferisce) al fine di poter rilevare eventuali campanelli dall'arme e porre rimedio tempestivamente, evitando l'uso di comportamenti e/ o azioni spiacevoli verso sé stessi, i colleghi, i familiari e la società.
Chi sono in realtà e cosa svolgono questi uomini e queste donne che hanno scelto di "Servire" lo Stato indossando un'uniforme? Che cosa accade emotivamente quando svolgono il loro lavoro? Come vivono e cosa provano nella propria intimità?
Il romanzo scritto da Gero Giardina, già Commissario della Polizia di Stato, traccia un profilo preciso ed esaustivo di quello che accade nella vita lavorativa e non solo degli appartenenti alle forze di Polizia.
Il romanzo, a differenza di altri scritti o delle fiction a cui siamo abituati, volge l'attenzione sul punto di vista di chi è chiamato quotidianamente ad indossare una divisa e con essa a sobbarcarsi gli oneri e gli onori che questa comporta. Il testo, inoltre, apre una riflessione significativa sulle dinamiche lavorative che, come in altri contesti, anche presso il Commissariato vengono fuori: abusi di potere, superiori ignoranti ed arroganti con i sottoposti ma che, alla presenza dei propri superiori, diventano vittime sacrificali pronte ad immolarsi pur di compiacere chi conta e chi, di conseguenza, potrebbe fornire utili vantaggi per l'ascesa professionale.
Il protagonista del romanzo, Alfredo Burgio, a differenza di quanto comunemente è diffuso nell'ideale del poliziotto, non è un "supereroe", ma un uomo come tanti, dotato di umanità e sensibilità, unite alla passione per la professione che svolge; questo, comporta il dover fare i conti con la passione del proprio lavoro e con la vita privata.
Burgio, spesso, sacrifica la propria vita privata per portare a termine delle indagini o approfitta delle uscite con la propria compagna per terminare, affinare ed approfondire le investigazioni in corso, anche attraverso l'aiuto della compagna Elettra.
Il romanzo, si sviluppa su due dimensioni: quella umana del protagonista e quella delle storie/indagini narrate.
In chiave prettamente psicologica, il testo apre alla riflessione su numerosi aspetti che coinvolgono la psiche degli appartenenti alle Forze dell'Ordine. Il lavoro degli uomini in divisa, non è un lavoro basato esclusivamente sul rispetto delle leggi, sul contenimento dell'ordine pubblico e sull'aspetto sanzonatorio ma è una professione che coinvolge anche aspetti emotivi più profondi; non dimentichiamo quanti Poliziotti e Carabinieri sono quotidianamente chiamati a svolgere compiti dal forte impatto di natura emozionale: omicidi- suicidi- incidenti stradali- risse ed episodi in cui restano coinvolti i propri colleghi in azioni nelle quali il prezzo da pagare è anche la propria vita.
Secondo alcuni studi, svolti perlopiù negli Stati Uniti, gli agenti delle forze di polizia sarebbero una categoria a forte rischio di stress lavorativo, le cui conseguenze sarebbero riscontrabili in fattori come: alto tasso di divorzi- alcolismo- depressione- problemi di salute cronica ed in casi estremi il suicidio (Mayhew, 2001; Storch e Panzarella, 1996).
Secondo lo studio svolto da Mayhew, comportamenti quali, irritabilità, assenteismo, insonnia, senso di spossatezza unito a sintomi psicosomatici, sarebbero dei campanelli d'allarme importanti e predittivi dell'insorgenza del burnout.
Altri fattori stressanti e destabilizzanti che possono avere ripercussioni sulla qualità del lavoro svolto e sull'approccio che l'operatore ha nei riguardi del lavoro , sono: i turni di lavoro, l'alternanza fra turni diurni e notturni che provocherebbero disturbi del ritmo circadiano unito ad aumento di peso, fatica cronica, disturbi psicosomatici e disturbi coronarici (Patterson, 1997; Violanti e Paton, 1999).
Ulteriori fattori stressanti riscontrati nelle forze di polizia, sono causati dalla inefficace, spesso inesistente, comunicazione tra superiori e sottoposti e dalla mancata espressione della propria emotività. Il contenimento delle emozioni da parte degli operatori di polizia, risulta essere un meccanismo applicato abitualmente. Gli operatori, pur riconoscendo e sperimentando le emozioni, mettono in pratica una sorta di evitamento e/o negazione delle stesse, poiché , secondo quanto riportato in letteratura, il lasciarsi andare all'espressione delle emozioni comprometterebbe sia l'autorità esercitata dall'operatore che le aspettative riposte dalla società nei confronti degli stessi. Secondo alcuni studi, sembrerebbe che l'attività esercitata dagli operatori delle forze di polizia, dipenda dal grado di controllo sulle proprie emozioni (Dick, 2000).
Ulteriori studi (Sugimoto e Oltjenenbruns, 2001) hanno evidenziato una diffidenza da parte degli operatori di polizia nei confronti dei professionisti delle salute mentale (psicologi- psicoterapeuti e psichiatri), unita ad un rifiuto nel condividere i problemi e/o gli stati emotivi con i colleghi, compromettendo de factu la capacità di poter intervenire e sanare le situazioni problematiche al momento opportuno.
In conclusione, bisogna tenere presente che, nonostante il lavoro delicato svolto dalle forze dell'ordine e quindi, le conseguenti situazioni che si possono riscontrare nel corso dell'attività lavorativa, un fattore determinante su tutti è quello individuale, ascrivibile in modo esclusivo alla storia personale di ogni operatore. I fattori personali, quindi, nonostante la delicatezza del ruolo svolto, i turni e l'esposizione a fattori stressanti, concorrono in egual misura allo sviluppo di problematiche sopraelencate. Gli stessi, sono presi in evidente considerazione al momento dell'arruolamento, attraverso l'uso di test psicodiagnostici.
Dunque, sarebbe auspicabile, sia per tutelare la salute di ogni singolo operatore che per favorire le buone qualità del lavoro svolto, ripetere l'uso dei test psicodiagnostici durante gli anni servizio (con intervalli da stabilire in base al tipo di mansione svolta e al reparto a cui ogni operatore afferisce) al fine di poter rilevare eventuali campanelli dall'arme e porre rimedio tempestivamente, evitando l'uso di comportamenti e/ o azioni spiacevoli verso sé stessi, i colleghi, i familiari e la società.