PsicologicaMente
Quando (si pensa che...) ad aver torto è l'insegnante...
Insegnanti alle prese con l'inciviltà di genitori e studenti
martedì 13 marzo 2018
16.06
Negli ultimi giorni, quasi si trattasse di un bollettino di guerra, si sta assistendo ad un'escalation di violenza. Vittime di questa immotivata aggressività sono gli insegnanti, colpevoli di voler "educare" i giovani a stare nel mondo, perché sebbene scontato vale la pena ricordare che la scuola non è esclusivamente deputata alla trasmissione di sapere nozionistico ma anche ad educare le nuove generazioni alla vita e allo stare in società.
Nel corso del tempo, forse anche per un maggior accesso all'istruzione ( che pone il genitore ad equipararsi all'insegnate solo perché in possesso di un titolo di studio simile e quindi ad entrare nel merito dell'operato dell'insegnate) la figura spesso rivestita da un'aura sacrale è sempre più scesa negli inferi , perdendo importanza agli occhi dei genitori e di conseguenza agli occhi degli allievi l'autorità e l'importanza , condito da commenti spesso infelici che vengono sciorinati in presenza dei figli che sentendosi con le spalle coperte si sentono in dovere di fare quello che meglio credono.
Probabilmente il troppo amore che sovente porta ad essere iperprotettivi, la non accettazione della sconfitta e della frustrazione utili e necessarie tappe che spronano a maturare e a fare meglio, la competizione fra genitori e l'inutile confronto dell'andamento scolastico dei rispettivi figli, porta ad amplificare quello che può essere un semplice rimprovero facendo sfociare nella violenza fisica nei confronti dell'insegnante di turno reo di aver fatto ciò per cui viene pagato.
Quotidianamente siamo bombardati da una sovraesposizione alla violenza, in modo particolare quella verbale, basta sintonizzarsi su qualsiasi canale televisivo per vedere quante trasmissioni anche di successo siano infestate da urlatori seriali, nel mondo social i post con più like e più visibilità hanno spesso a che fare con la violenza, nei mezzi pubblici o in locali pubblici spesso si è sempre pronti all'attacco verbale ( sono piene le cronache di incidenti causati da una parola di troppo), in alcune famiglie la comunicazione risulta danneggiata e spesso quello che si respira sin dalla tenera età è un modo di stare al mondo pari alla lotta alla sopravvivenza. Questa modalità comunicativa portano i giovani a legittimare e a far si che venga messa in pratica con i propri coetanei o con persone più deboli e svantaggiate, come i recenti casi di cronaca ci segnalano.
In conclusione, se si mettesse in primo piano l'importanza verso una visione d'insieme, in cui ogni individuo ha la sua valenza e il suo ruolo nella società, si potrebbe soppiantare la visione egoistica sempre più in espansione. Se si passasse da una visione della società di tipo individualistico ad una visione collettiva, in cui ogni membro, al pari dei mattoni che compongono la volta di un soffitto, ha la sua importanza e il suo ruolo e che un cambiamento di posizione ha come fine il cedimento della volta, forse si riuscirebbero a ripristinare i vecchi equilibri fatti di rispetto per i ruoli e a restaurare l'autorità ormai perduta.
Nel corso del tempo, forse anche per un maggior accesso all'istruzione ( che pone il genitore ad equipararsi all'insegnate solo perché in possesso di un titolo di studio simile e quindi ad entrare nel merito dell'operato dell'insegnate) la figura spesso rivestita da un'aura sacrale è sempre più scesa negli inferi , perdendo importanza agli occhi dei genitori e di conseguenza agli occhi degli allievi l'autorità e l'importanza , condito da commenti spesso infelici che vengono sciorinati in presenza dei figli che sentendosi con le spalle coperte si sentono in dovere di fare quello che meglio credono.
Probabilmente il troppo amore che sovente porta ad essere iperprotettivi, la non accettazione della sconfitta e della frustrazione utili e necessarie tappe che spronano a maturare e a fare meglio, la competizione fra genitori e l'inutile confronto dell'andamento scolastico dei rispettivi figli, porta ad amplificare quello che può essere un semplice rimprovero facendo sfociare nella violenza fisica nei confronti dell'insegnante di turno reo di aver fatto ciò per cui viene pagato.
Quotidianamente siamo bombardati da una sovraesposizione alla violenza, in modo particolare quella verbale, basta sintonizzarsi su qualsiasi canale televisivo per vedere quante trasmissioni anche di successo siano infestate da urlatori seriali, nel mondo social i post con più like e più visibilità hanno spesso a che fare con la violenza, nei mezzi pubblici o in locali pubblici spesso si è sempre pronti all'attacco verbale ( sono piene le cronache di incidenti causati da una parola di troppo), in alcune famiglie la comunicazione risulta danneggiata e spesso quello che si respira sin dalla tenera età è un modo di stare al mondo pari alla lotta alla sopravvivenza. Questa modalità comunicativa portano i giovani a legittimare e a far si che venga messa in pratica con i propri coetanei o con persone più deboli e svantaggiate, come i recenti casi di cronaca ci segnalano.
In conclusione, se si mettesse in primo piano l'importanza verso una visione d'insieme, in cui ogni individuo ha la sua valenza e il suo ruolo nella società, si potrebbe soppiantare la visione egoistica sempre più in espansione. Se si passasse da una visione della società di tipo individualistico ad una visione collettiva, in cui ogni membro, al pari dei mattoni che compongono la volta di un soffitto, ha la sua importanza e il suo ruolo e che un cambiamento di posizione ha come fine il cedimento della volta, forse si riuscirebbero a ripristinare i vecchi equilibri fatti di rispetto per i ruoli e a restaurare l'autorità ormai perduta.