PsicologicaMente
Il lutto
Per chi sopravvive, la perdita caratterizza un cambiamento decisivo della propria esistenza
mercoledì 1 novembre 2017
10.32
Il lutto rappresenta un'esperienza presente nella vita di ogni essere umano, prima o poi ognuno di noi è costretto a rapportarsi con la perdita di una persona cara.
Come una storia della tradizione buddista racconta:" Un giorno una donna che aveva perso il suo bambino, si recò dal Buddha chiedendo di poter riportarlo alla vita. Il Buddha disse alla donna che per poter compiere questo era necessario che lei portasse un seme di sesamo proveniente da un'abitazione in cui non aveva mai fatto visita la morte. La donna, distrutta dal dolore, si incamminò nel villaggio alla ricerca del seme, ma porta dopo porta non riuscì a trovarlo poiché in tutto il villaggio la morte aveva fatto visita. Così tornata dal Buddha raccontò la sua avventura e decisa di seppellire il figlio."
Questa storia ci pone difronte all'universalità della morte, una condizione che non risparmia nessuno e che accomuna nella sua drammaticità tutti gli esseri umani.
A prescindere dalla bellezza, ricchezza, intelligenza, età ecc. tutti sono destinati a morire e nessuno può porre rimedio a questa condizione.
Sin dalla notte dei tempi, in ogni angolo del mondo e in tutte le religioni, l'uomo ha dedicato dei rituali per questa condizione. L'uomo ha inoltre cercato di studiare quello che accade nel processo del trapasso, sia nella tradizione cattolica (Ars Moriendi) che in quella buddista (Bardo Todol, noto nei paesi occidentali come Libro tibetano dei morti) sono presenti dei testi che spiegano cosa accade sia a livello fisico che metafisico durante il trapasso. Diverse discipline che hanno come oggetto lo studio di diversi aspetti dell'uomo, hanno cercato di dare un senso alla morte, come la filosofia, la psicologia e l'antropologia in particolare con il celebre studio etnografico di Ernesto De Martino, stilato nel testo "Morte e pianto rituale nel Mondo antico".
Tuttavia, se ciò che avviene dopo il trapasso, resta ancora oggi un grande mistero, è certo che per chi sopravvive, la perdita caratterizza un cambiamento decisivo della propria esistenza.
Come cambia la vita di chi resta? Nel corso del tempo, sono stati svolti diversi studi sul lutto, tutti hanno portato a stabile che il lutto sia un processo formato da una serie di stadi (Bowbly, 1980) che portano ad una modificazione della vita personale dei sopravvissuti che nella maggior parte dei casi giunge all'accettazione della perdita e al prosieguo della relazione, seppur non più basata sulla presenza fisica, con la persona defunta (Rando, 1993). Il lutto colpisce più aspetti della vita, esso coinvolge: i sentimenti, le sensazioni fisiche, i comportamenti ed i pensieri. Quando un soggetto sperimenta un lutto, manifesta sentimenti come la tristezza (Parker e Weiss, 1983), la collera ed il senso di colpa. A queste emozioni vi sono dei comportamenti associati al lutto come: i disturbi del sonno, disturbi dell'appetito, e a seconda die casi, l'iperattività e l'isolamento sociale.
Emozioni e comportamenti, tipici della fase iniziale del lutto, sono associati a pensieri che caratterizzano la fase del cordoglio, come l'incredulità e la confusione. Alcuni studi (Lindemann, 1944) hanno associato la presenza di precise sensazioni fisiche osservabili perlopiù nelle fasi acute del lutti, queste sensazioni sono: la costrizione toracica, la sensazione di apnea, la mancanza di energia, l'ipersensibilità al rumore e la debolezza muscolare.
Il lutto e con le sensazioni, pensieri, comportamenti ed emozioni ad esso associati, tendono a risolversi nel corso del tempo, generalmente in un range temporale che va dai 6 ai 12 mesi. Tuttavia non è possibile stabile con assoluta certezza il tempo necessario utile all'elaborazione del lutto poiché questo si associa a caratteristiche personali connesse alla storia personale di ogni singolo individuo, all'età, al tipo di rapporto con la persona scomparsa. In genere il "range" temporale dell'elaborazione del lutto è fissato intorno ai 12 mesi, diversamente, se i comportamenti associati al lutto persistono, si parla di lutto patologico o irrisolto.
Tra i comportamenti individuabili nel lutto patologico vi sono:
– Tendenza a parlare al presente della persona scomparsa, anche se la perdita è avvenuta molto tempo prima, in alcuni casi diversi anni prima;
– Difficoltà a separarsi da oggetti appartenuti al defunto;
– Tendenza a conservare l'ambiente come quando la persana scomparsa era in vita;
– Ritiro sociale;
– Compulsione ad imitare la persona deceduta nelle scelte e in alcuni casi, anche nelle caratteristiche della personalità;
– Tristezza priva di una causa specifica e spesso associata ad alcuni periodi dell'anno (Natale, vacanze ecc.)
– Presenza e/o sviluppo di fobie associate alla morte o alla patologia che ha causato il decesso della persona scomparsa.
Il lutto non può essere definito un evento patologico, poiché evento naturale, tuttavia può assumere delle connotazioni patologiche. Per tale motivo, il lutto è inserito all'interno del DSM- 5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Menatali) nel capitolo dedicato alle "condizioni che necessitano ulteriori studi" poiché secondo la comunità scientifica merita ulteriori studi di approfondimento.
Il lutto è un evento dell'esistenza umana cui nessuno è esentato, nel corso della nostra esistenza ognuno di noi ha sperimentato questo evento, sia che si tratti di persone prossime che meno. Pertanto come tutte le esperienze, si articola in una serie di fasi, si passa dallo stadio di incredulità e negazione della perdita, alla rabbia e alla tristezza per la perdita, ma solo attraversando il dolore e facendone qualcosa di buono per se stessi (trasformando in altro), la perdita può lasciare spazio al ricordo e alla continuità del legame con la persona deceduta, seppure non un legame fisico.
Come afferma Erik Fromm: "Risparmiarsi il dolore del lutto a tutti i costi è una condizione che può essere raggiunta solo al prezzo di un totale distacco, che allo stesso tempo escluderebbe la capacità di provare sentimenti di felicità".
In alcune situazioni, tuttavia, fronteggiare il lutto da soli risulta difficoltoso, ed in questi casi può essere d'aiuto ricollegarsi ad un professionista. Negli ultimi anni oltre alle sedute individuali, stanno prendendo piede i gruppi di elaborazione del lutto.
I gruppi di elaborazione del lutto sono in genere condotti da uno psicoterapeuta e formati da persone accomunati dalla tematica del gruppo, la perdita di un congiunto. Grazie alla presenza di un professionista ,all'ascolto e alla condivisione all'interno del gruppo, di emozioni e storie simili, chi si trova a fronteggiare un lutto può essere aiutato e tratte spunto anche dalle esperienze degli altri partecipanti su come superare o lenire il dolore della perdita.
La presenza nel gruppo di persone che condividono la stessa esperienza può aiutare e supportare i partecipanti, facendoli sentire meno soli e compresi da chi sperimenta la stessa esperienza. In fondo come sosteneva il commediografo latino Publio Terenzio Afro: "Homo sum, humani nihil a me alienum puto" tradotto "sono uomo, niente di ciò ch'è umano ritengo estraneo a me".
Come una storia della tradizione buddista racconta:" Un giorno una donna che aveva perso il suo bambino, si recò dal Buddha chiedendo di poter riportarlo alla vita. Il Buddha disse alla donna che per poter compiere questo era necessario che lei portasse un seme di sesamo proveniente da un'abitazione in cui non aveva mai fatto visita la morte. La donna, distrutta dal dolore, si incamminò nel villaggio alla ricerca del seme, ma porta dopo porta non riuscì a trovarlo poiché in tutto il villaggio la morte aveva fatto visita. Così tornata dal Buddha raccontò la sua avventura e decisa di seppellire il figlio."
Questa storia ci pone difronte all'universalità della morte, una condizione che non risparmia nessuno e che accomuna nella sua drammaticità tutti gli esseri umani.
A prescindere dalla bellezza, ricchezza, intelligenza, età ecc. tutti sono destinati a morire e nessuno può porre rimedio a questa condizione.
Sin dalla notte dei tempi, in ogni angolo del mondo e in tutte le religioni, l'uomo ha dedicato dei rituali per questa condizione. L'uomo ha inoltre cercato di studiare quello che accade nel processo del trapasso, sia nella tradizione cattolica (Ars Moriendi) che in quella buddista (Bardo Todol, noto nei paesi occidentali come Libro tibetano dei morti) sono presenti dei testi che spiegano cosa accade sia a livello fisico che metafisico durante il trapasso. Diverse discipline che hanno come oggetto lo studio di diversi aspetti dell'uomo, hanno cercato di dare un senso alla morte, come la filosofia, la psicologia e l'antropologia in particolare con il celebre studio etnografico di Ernesto De Martino, stilato nel testo "Morte e pianto rituale nel Mondo antico".
Tuttavia, se ciò che avviene dopo il trapasso, resta ancora oggi un grande mistero, è certo che per chi sopravvive, la perdita caratterizza un cambiamento decisivo della propria esistenza.
Come cambia la vita di chi resta? Nel corso del tempo, sono stati svolti diversi studi sul lutto, tutti hanno portato a stabile che il lutto sia un processo formato da una serie di stadi (Bowbly, 1980) che portano ad una modificazione della vita personale dei sopravvissuti che nella maggior parte dei casi giunge all'accettazione della perdita e al prosieguo della relazione, seppur non più basata sulla presenza fisica, con la persona defunta (Rando, 1993). Il lutto colpisce più aspetti della vita, esso coinvolge: i sentimenti, le sensazioni fisiche, i comportamenti ed i pensieri. Quando un soggetto sperimenta un lutto, manifesta sentimenti come la tristezza (Parker e Weiss, 1983), la collera ed il senso di colpa. A queste emozioni vi sono dei comportamenti associati al lutto come: i disturbi del sonno, disturbi dell'appetito, e a seconda die casi, l'iperattività e l'isolamento sociale.
Emozioni e comportamenti, tipici della fase iniziale del lutto, sono associati a pensieri che caratterizzano la fase del cordoglio, come l'incredulità e la confusione. Alcuni studi (Lindemann, 1944) hanno associato la presenza di precise sensazioni fisiche osservabili perlopiù nelle fasi acute del lutti, queste sensazioni sono: la costrizione toracica, la sensazione di apnea, la mancanza di energia, l'ipersensibilità al rumore e la debolezza muscolare.
Il lutto e con le sensazioni, pensieri, comportamenti ed emozioni ad esso associati, tendono a risolversi nel corso del tempo, generalmente in un range temporale che va dai 6 ai 12 mesi. Tuttavia non è possibile stabile con assoluta certezza il tempo necessario utile all'elaborazione del lutto poiché questo si associa a caratteristiche personali connesse alla storia personale di ogni singolo individuo, all'età, al tipo di rapporto con la persona scomparsa. In genere il "range" temporale dell'elaborazione del lutto è fissato intorno ai 12 mesi, diversamente, se i comportamenti associati al lutto persistono, si parla di lutto patologico o irrisolto.
Tra i comportamenti individuabili nel lutto patologico vi sono:
– Tendenza a parlare al presente della persona scomparsa, anche se la perdita è avvenuta molto tempo prima, in alcuni casi diversi anni prima;
– Difficoltà a separarsi da oggetti appartenuti al defunto;
– Tendenza a conservare l'ambiente come quando la persana scomparsa era in vita;
– Ritiro sociale;
– Compulsione ad imitare la persona deceduta nelle scelte e in alcuni casi, anche nelle caratteristiche della personalità;
– Tristezza priva di una causa specifica e spesso associata ad alcuni periodi dell'anno (Natale, vacanze ecc.)
– Presenza e/o sviluppo di fobie associate alla morte o alla patologia che ha causato il decesso della persona scomparsa.
Il lutto non può essere definito un evento patologico, poiché evento naturale, tuttavia può assumere delle connotazioni patologiche. Per tale motivo, il lutto è inserito all'interno del DSM- 5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Menatali) nel capitolo dedicato alle "condizioni che necessitano ulteriori studi" poiché secondo la comunità scientifica merita ulteriori studi di approfondimento.
Il lutto è un evento dell'esistenza umana cui nessuno è esentato, nel corso della nostra esistenza ognuno di noi ha sperimentato questo evento, sia che si tratti di persone prossime che meno. Pertanto come tutte le esperienze, si articola in una serie di fasi, si passa dallo stadio di incredulità e negazione della perdita, alla rabbia e alla tristezza per la perdita, ma solo attraversando il dolore e facendone qualcosa di buono per se stessi (trasformando in altro), la perdita può lasciare spazio al ricordo e alla continuità del legame con la persona deceduta, seppure non un legame fisico.
Come afferma Erik Fromm: "Risparmiarsi il dolore del lutto a tutti i costi è una condizione che può essere raggiunta solo al prezzo di un totale distacco, che allo stesso tempo escluderebbe la capacità di provare sentimenti di felicità".
In alcune situazioni, tuttavia, fronteggiare il lutto da soli risulta difficoltoso, ed in questi casi può essere d'aiuto ricollegarsi ad un professionista. Negli ultimi anni oltre alle sedute individuali, stanno prendendo piede i gruppi di elaborazione del lutto.
I gruppi di elaborazione del lutto sono in genere condotti da uno psicoterapeuta e formati da persone accomunati dalla tematica del gruppo, la perdita di un congiunto. Grazie alla presenza di un professionista ,all'ascolto e alla condivisione all'interno del gruppo, di emozioni e storie simili, chi si trova a fronteggiare un lutto può essere aiutato e tratte spunto anche dalle esperienze degli altri partecipanti su come superare o lenire il dolore della perdita.
La presenza nel gruppo di persone che condividono la stessa esperienza può aiutare e supportare i partecipanti, facendoli sentire meno soli e compresi da chi sperimenta la stessa esperienza. In fondo come sosteneva il commediografo latino Publio Terenzio Afro: "Homo sum, humani nihil a me alienum puto" tradotto "sono uomo, niente di ciò ch'è umano ritengo estraneo a me".