La Gastronave Innamorata
Se niente importa. Perché mangiamo gli animali? Letto da una carnivora con la t-shirt Vegan
“Perché se niente importa, non c’è niente da salvare”
martedì 26 settembre 2017
0.06
Seu. Fipronil. Paroline mai sentite prima. Scendiamo dalle nuvole e gridiamo allo scandalo. Ci mettiamo le manine davanti alla bocca e scuotiamo la testa. La verità però, non ce l'ha nascosta nessuno. E' che ci piace credere alle favole e agli attori che parlano con le galline.
Tornata da un viaggio in Argentina, dove Asado e Cordero Patagonico li ho mangiati anche a colazione, ho cominciato a farmi strane e scomode domande. Cosa fa buona davvero la carne che mangiamo? Quando ci parlano di tracciabilità che garanzie ci danno?
Okok! Sono una coratina puro sangue! Mi frullavano la carne di cavallo al posto dei biscotti, nel latte.
(C####DidDomandeTiFai??? Tango, ida! Tango! Fatti le domande sul tango! Iscriviti ad un corso, magari trovi un ballerino, t'innamori, ti sposi e grigliate insieme, felici e contenti!)
Niente. I punti interrogativi hanno catturato i miei neuroni.
Pesco un libro: "Se Niente Importa. Perchè mangiamo gli animali?" di Jonathan Safran Foer. Un' indagine sugli allevamenti industriali raccontata attraverso riflessioni e testimonianze. Mi addentro spavalda nella lettura. Due pagine due. Capisco che la faccenda, per Miss Arrustemang, si faceva complessa.
("Il cibo è cultura, abitudine, identità")
Non riporterò statistiche e dati. Non adotterò moralismi. Non posso permettermelo.
Vi parlerò invece di quanto, a volte, sguazziamo in una comfort zone fatta di pericolose, finte certezze. Vi urlerò che la verità è un nostro diritto, non una chimera dalla quale scappare. Vi dirò che la coscienza non la si può sedare. O proteggere credendo alle storielle di un sistema corrotto. Vi ricorderò che, per quanto sì, avete ragione, è tutto contaminato, un barlume di speranza per un futuro migliore, alberga acceso dentro di noi. Perché siamo uomini. Perché altrimenti, spiegatemelo, perché mettiamo al mondo figli? Perché dispieghiamo le nostre energie ad amarli, a curarli? Il nostro non voler sapere è il cancro che li ammazzerà.
(" Il motivo migliore per credere che potrebbe esserci un futuro migliore è che sappiamo esattamente quanto potrebbe essere brutto il futuro.")
Se fumiamo siamo coscienti delle modalità con cui ci stiamo facendo del male. Se mangiamo carne e non sappiamo cosa succede in un allevamento intensivo, abbiamo lo stesso diritto/dovere di sapere cosa ci succede.
(" E' sempre possibile svegliare uno che dorme, ma non c'è rumore che possa svegliare chi finge di dormire.")
Non ho scelto di diventare vegana. Ho scelto di selezionare la carne che compro. Di informarmi. Ho scoperto dell'esistenza di realtà che, ogni giorno, fanno dribbling con fornitori inquinati ed inquinanti. Fanno a cazzotti con un sistema industrializzato ammaliante mediaticamente. Eretto sulla nostra ignoranza volontaria. Capace di venderci lo stesso prosciutto che ci mettiamo davanti agli occhi. Se un kg di carne costa un po' di più (a volte, non sempre!) stiamo comprando la nostra salute. A etti, ma qualcosa la stiamo facendo.
(Martin Luter King – Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare – a volte bisogna prendere una decisione perché la coscienza dice che è giusto.")
Il nodo inestricabile dell'etica che aleggia sulla questione è un'altra storia. Ma sappiate, cari vegani dalla bandiera animalista che, se di coscienza parlate, dovreste applicarla, alla pari, sugli arachidi vietnamiti di cui vi nutrite, per esempio. Per raccoglierli tanti uomini subiscono violenze.
(" Elaine Scarry, filosofo –La bellezza si rivela sempre nel particolare- la crudeltà invece preferisce l'astrazione.")
Perdonate il velo rancoroso. Vi parlerò di ricette, la prossima volta. Promesso! Quelle di chef, però, che sì, sono bravi a trasformare gli ingredienti ma, ancor prima, a sceglierli.
(" Una delle possibilità che abbiamo di vivere i nostri valori, o di tradurli, sta nel cibo che mettiamo nei nostri piatti.")
Le parti in grassetto sono i frammenti del libro che hanno scalfito la mia coscienza.
Saluti e baci alla vostra.
(" … e se hai la tentazione di mettere a tacere questi tarli della coscienza dicendo – Non ora! -… e allora quando?")
Tornata da un viaggio in Argentina, dove Asado e Cordero Patagonico li ho mangiati anche a colazione, ho cominciato a farmi strane e scomode domande. Cosa fa buona davvero la carne che mangiamo? Quando ci parlano di tracciabilità che garanzie ci danno?
Okok! Sono una coratina puro sangue! Mi frullavano la carne di cavallo al posto dei biscotti, nel latte.
(C####DidDomandeTiFai??? Tango, ida! Tango! Fatti le domande sul tango! Iscriviti ad un corso, magari trovi un ballerino, t'innamori, ti sposi e grigliate insieme, felici e contenti!)
Niente. I punti interrogativi hanno catturato i miei neuroni.
Pesco un libro: "Se Niente Importa. Perchè mangiamo gli animali?" di Jonathan Safran Foer. Un' indagine sugli allevamenti industriali raccontata attraverso riflessioni e testimonianze. Mi addentro spavalda nella lettura. Due pagine due. Capisco che la faccenda, per Miss Arrustemang, si faceva complessa.
("Il cibo è cultura, abitudine, identità")
Non riporterò statistiche e dati. Non adotterò moralismi. Non posso permettermelo.
Vi parlerò invece di quanto, a volte, sguazziamo in una comfort zone fatta di pericolose, finte certezze. Vi urlerò che la verità è un nostro diritto, non una chimera dalla quale scappare. Vi dirò che la coscienza non la si può sedare. O proteggere credendo alle storielle di un sistema corrotto. Vi ricorderò che, per quanto sì, avete ragione, è tutto contaminato, un barlume di speranza per un futuro migliore, alberga acceso dentro di noi. Perché siamo uomini. Perché altrimenti, spiegatemelo, perché mettiamo al mondo figli? Perché dispieghiamo le nostre energie ad amarli, a curarli? Il nostro non voler sapere è il cancro che li ammazzerà.
(" Il motivo migliore per credere che potrebbe esserci un futuro migliore è che sappiamo esattamente quanto potrebbe essere brutto il futuro.")
Se fumiamo siamo coscienti delle modalità con cui ci stiamo facendo del male. Se mangiamo carne e non sappiamo cosa succede in un allevamento intensivo, abbiamo lo stesso diritto/dovere di sapere cosa ci succede.
(" E' sempre possibile svegliare uno che dorme, ma non c'è rumore che possa svegliare chi finge di dormire.")
Non ho scelto di diventare vegana. Ho scelto di selezionare la carne che compro. Di informarmi. Ho scoperto dell'esistenza di realtà che, ogni giorno, fanno dribbling con fornitori inquinati ed inquinanti. Fanno a cazzotti con un sistema industrializzato ammaliante mediaticamente. Eretto sulla nostra ignoranza volontaria. Capace di venderci lo stesso prosciutto che ci mettiamo davanti agli occhi. Se un kg di carne costa un po' di più (a volte, non sempre!) stiamo comprando la nostra salute. A etti, ma qualcosa la stiamo facendo.
(Martin Luter King – Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare – a volte bisogna prendere una decisione perché la coscienza dice che è giusto.")
Il nodo inestricabile dell'etica che aleggia sulla questione è un'altra storia. Ma sappiate, cari vegani dalla bandiera animalista che, se di coscienza parlate, dovreste applicarla, alla pari, sugli arachidi vietnamiti di cui vi nutrite, per esempio. Per raccoglierli tanti uomini subiscono violenze.
(" Elaine Scarry, filosofo –La bellezza si rivela sempre nel particolare- la crudeltà invece preferisce l'astrazione.")
Perdonate il velo rancoroso. Vi parlerò di ricette, la prossima volta. Promesso! Quelle di chef, però, che sì, sono bravi a trasformare gli ingredienti ma, ancor prima, a sceglierli.
(" Una delle possibilità che abbiamo di vivere i nostri valori, o di tradurli, sta nel cibo che mettiamo nei nostri piatti.")
Le parti in grassetto sono i frammenti del libro che hanno scalfito la mia coscienza.
Saluti e baci alla vostra.
(" … e se hai la tentazione di mettere a tacere questi tarli della coscienza dicendo – Non ora! -… e allora quando?")