Ci vuole orecchio
Musica popolare, Popular Music e Pop Music
Tre concetti differenti che si sovrappongono generando ambiguità e confusione
mercoledì 7 giugno 2017
Mi piacerebbe dare un breve contributo per meglio definire i concetti di musica popolare, di 'popular music' e di pop music. Non sono affatto coincidenti. Non sono sinonimi, anche se talvolta si sovrappongono generando ambiguità e confusione.
Una bella fetta di responsabilità nell'equivoco cui spesso assistiamo va attribuita alla traduzione letterale del concetto inglese di 'popular music', con cui si intende la musica fatta 'per il popolo'. Bene, 'popular music' si avvicina molto di più al concetto di 'pop' che a quello italiano di musica popolare, che è invece molto più vicino all'idea di folk, cioè di musica che affonda la sue radici nelle tradizioni popolari e quindi viene fatta 'dal popolo'.
Per questo, è bene puntualizzare. L'accezione prevalente di musica popolare indica quel complesso di musiche nate 'dal basso' e che, in epoche differenti e a latitudini differenti, sono state elaborate proprio in seno al cuore pulsante delle classi popolari.
Possiamo pensare al tango e alla sua relazione coi quartieri popolari di Buenos Aires, al jazz delle origini, così intrecciato con le classi sociali più emarginate di New Orleans, o al rap nato a New York proprio fra i ceti dei ghetti.
Popolare è quel che, per motivazioni legate all'incontro fra culture differenti o alla naturale evoluzione delle forme d'arte non colte, proviene in modo endogeno dalle classi popolari. Si tratta essenzialmente di musica fatta dalle classi popolari. Talvolta, queste forme divengono così diffuse e amate dai compositori colti da influenzare la musica colta: è accaduto al jazz già dai suoi esordi, ad esempio. Talvolta, esse finiscono per intercettare autori e compositori colti (si pensa a ciò che è accaduto al tango con Piazzolla, o alla musica popolare brasiliana con Egberto Gismonti). Talvolta finiscono per evolvere in forme musicali elitarie e colte, com'è accaduto al jazz dal secondo dopoguerra in poi.
Più spesso, però, le musiche popolari hanno generato, nel corso del '900, forme di canzone di grande successo, di gradimento diffuso fra le masse. In tal caso si può iniziare a parlare di 'popular music': un grande insieme di musiche concepite per la gente, per avere un pubblico ampio. Insomma, nel passaggio dalla musica popolare alla 'popular music' si suggella il passaggio da una musica fatta 'dalla gente' a musica fatta 'per la gente'. E' la nascita di un'industria culturale di massa che, nel corso del XX secolo, permette di parlare di 'popular music'.
Andiamo avanti. Il grande filone della popular music, a partire dagli anni '50 e '60, ha impattato con il mercato sempre più globalizzato della seconda metà del novecento, tipico del mondo occidentale, e con le possibilità di consumo di massa dei teen agers e dei giovani. Questo è avvenuto soprattutto nell'ambito del mondo liberal-democratico dominato dalla cultura anglo-sassone.
ll sistema ha consentito l'elaborazione e la diffusione di musica di enorme successo di massa e di grande ritorno commerciale. Si verifica ora, a mio avviso, quello scarto che permette di passare dal concetto più ampio di 'popular music' al concetto di 'pop'.
Le possibilità del mercato del mondo occidentale a partire dagli anni '50 e '60 del secolo scorso segnano la nascita del pop, all'interno dal più ampio mondo del rock e della popular music. In un certo qual modo, e semplificando eccessivamente, possiamo dire che è l'industria discografica e dello spettacolo a selezionare gli artisti di successo (pensiamo a Michael Jackson, a Madonna, a Lady Gaga, etc) e a plasmare il prodotto musicale, trovando un delicato e complicato punto di equilibrio fra la personalità degli artisti e i gusti e le tendenze delle masse. E' un po' come se il music business si alimentasse degli input che vengono dal mondo della canzone e della 'popular music' e li traducesse in musica confezionata e pensata per il mercato di massa.
Lo studioso Gianni Sibilia definisce la musica pop come "un macrogenere musicale contemporaneo che ricomprende tutti i sottogeneri specifici della canzone popolare sviluppatisi a partire dall'avvento del rock'n'roll, contraddistinti dalla diffusione intermediale su supporti fonografici e mezzi di comunicazione».
Ed e' proprio nell'ambito del pop che l'identità dell'artista ed il suo successo sono piu' legati a componenti extra-musicali, che hanno a che fare con la sociologia e la psicologia di massa, in misura molto maggiore di quanto avviene nell'ambito delle musiche popolari e colte.
Una bella fetta di responsabilità nell'equivoco cui spesso assistiamo va attribuita alla traduzione letterale del concetto inglese di 'popular music', con cui si intende la musica fatta 'per il popolo'. Bene, 'popular music' si avvicina molto di più al concetto di 'pop' che a quello italiano di musica popolare, che è invece molto più vicino all'idea di folk, cioè di musica che affonda la sue radici nelle tradizioni popolari e quindi viene fatta 'dal popolo'.
Per questo, è bene puntualizzare. L'accezione prevalente di musica popolare indica quel complesso di musiche nate 'dal basso' e che, in epoche differenti e a latitudini differenti, sono state elaborate proprio in seno al cuore pulsante delle classi popolari.
Possiamo pensare al tango e alla sua relazione coi quartieri popolari di Buenos Aires, al jazz delle origini, così intrecciato con le classi sociali più emarginate di New Orleans, o al rap nato a New York proprio fra i ceti dei ghetti.
Popolare è quel che, per motivazioni legate all'incontro fra culture differenti o alla naturale evoluzione delle forme d'arte non colte, proviene in modo endogeno dalle classi popolari. Si tratta essenzialmente di musica fatta dalle classi popolari. Talvolta, queste forme divengono così diffuse e amate dai compositori colti da influenzare la musica colta: è accaduto al jazz già dai suoi esordi, ad esempio. Talvolta, esse finiscono per intercettare autori e compositori colti (si pensa a ciò che è accaduto al tango con Piazzolla, o alla musica popolare brasiliana con Egberto Gismonti). Talvolta finiscono per evolvere in forme musicali elitarie e colte, com'è accaduto al jazz dal secondo dopoguerra in poi.
Più spesso, però, le musiche popolari hanno generato, nel corso del '900, forme di canzone di grande successo, di gradimento diffuso fra le masse. In tal caso si può iniziare a parlare di 'popular music': un grande insieme di musiche concepite per la gente, per avere un pubblico ampio. Insomma, nel passaggio dalla musica popolare alla 'popular music' si suggella il passaggio da una musica fatta 'dalla gente' a musica fatta 'per la gente'. E' la nascita di un'industria culturale di massa che, nel corso del XX secolo, permette di parlare di 'popular music'.
Andiamo avanti. Il grande filone della popular music, a partire dagli anni '50 e '60, ha impattato con il mercato sempre più globalizzato della seconda metà del novecento, tipico del mondo occidentale, e con le possibilità di consumo di massa dei teen agers e dei giovani. Questo è avvenuto soprattutto nell'ambito del mondo liberal-democratico dominato dalla cultura anglo-sassone.
ll sistema ha consentito l'elaborazione e la diffusione di musica di enorme successo di massa e di grande ritorno commerciale. Si verifica ora, a mio avviso, quello scarto che permette di passare dal concetto più ampio di 'popular music' al concetto di 'pop'.
Le possibilità del mercato del mondo occidentale a partire dagli anni '50 e '60 del secolo scorso segnano la nascita del pop, all'interno dal più ampio mondo del rock e della popular music. In un certo qual modo, e semplificando eccessivamente, possiamo dire che è l'industria discografica e dello spettacolo a selezionare gli artisti di successo (pensiamo a Michael Jackson, a Madonna, a Lady Gaga, etc) e a plasmare il prodotto musicale, trovando un delicato e complicato punto di equilibrio fra la personalità degli artisti e i gusti e le tendenze delle masse. E' un po' come se il music business si alimentasse degli input che vengono dal mondo della canzone e della 'popular music' e li traducesse in musica confezionata e pensata per il mercato di massa.
Lo studioso Gianni Sibilia definisce la musica pop come "un macrogenere musicale contemporaneo che ricomprende tutti i sottogeneri specifici della canzone popolare sviluppatisi a partire dall'avvento del rock'n'roll, contraddistinti dalla diffusione intermediale su supporti fonografici e mezzi di comunicazione».
Ed e' proprio nell'ambito del pop che l'identità dell'artista ed il suo successo sono piu' legati a componenti extra-musicali, che hanno a che fare con la sociologia e la psicologia di massa, in misura molto maggiore di quanto avviene nell'ambito delle musiche popolari e colte.