Attualità
Vedere bene aiuta ad apprendere e a lavorare bene
L'analisi dei risultati degli screening del Progetto Media curati dal dott. Simone Loiodice
Corato - martedì 30 maggio 2017
11.41
Non vedere al di là del proprio naso: non è più solo un modo di dire, ma un dato di fatto. È ormai certo che i difetti visivi, in particolar modo la miopia, stiano aumentano considerevolmente. A confermarlo è un recente studio pubblicato nel 2016 sulla rivista American Academy of Ophthalmology secondo cui è miopie il 28,3% della popolazione mondiale (dato riferito al 2010). Percentuale destinata ad aumentare: si stima, infatti, che nel 2050 circa la metà della popolazione mondiale sarà miope.
L'Italia non è da meno e i risultati lo dimostrano. Secondo la Commissione Difesa Vista, il 78% della popolazione italiana trascura la propria vista e non effettua controlli regolari. E se pensiamo che questo dato interessa anche i più piccoli, la situazione diventa sicuramente più allarmante. Due genitori su tre non ritiene indispensabile una visita oculistica per i propri figli; nei migliori dei casi il primo accesso ad esami di controllo avviene intorno ai 7 anni, lasciando del tutto scoperta la fascia prescolare, che rappresenta il momento migliore per prevenire o curare eventuali patologie. Si calcola, infatti, che il 6% dei bambini tra 1 e 5 anni presenti difetti visivi come strabismo, ipermetropia, astigmatismo e miopia e, tra questi, il 34% non corregga il problema. Parola d'ordine: prevenzione.
A sposare appieno questa filosofia è il Dott. Simone Loiodice, ortottista e posturologo, costantemente impegnato nel tutelare la salute oculare dei più piccoli. Grazie al "Progetto Media", il Dott. Loiodice ha effettuato screening visivi a bambini di 11-12 anni, per tre anni consecutivi.
Per la valutazione delle anomalie e dei disturbi visivi, ha messo a punto un programma di test altamente specializzato. Questo si compone di:
Il mercato dei sistemi digitali è in continua crescita e con esso il tempo trascorso davanti agli schermi elettronici. Questo comporta un affaticamento oculare. Nel 2016 sono stati venduti 1,5 miliardi di smartphone. Quindi molti più adolescenti e giovani entrano in un mondo sempre più digitale, perché i tablet e i telefonini sembrano ormai far parte del corpo umano come un braccio o una mano.
Lo screening ha interessato 214 bambini (nel 2017) che non portavano già una correzione ottica. Dal questionario sono emersi principalmente due sintomi:
Dall'esame del visus è risultato che il 26% non ha un potenziale visivo corretto; 10 bambini non riconoscono i colori e il 9% presenta una insufficienza di convergenza. Interessante è notare come, rispetto ai risultati degli anni precedenti, sembra essersi ridotta la percentuale dei bambini con un visus non corretto (40% nel 2016 e 37% nel 2015). Merito sicuramente della campagna di sensibilizzazione verso i genitori e i Medici Pediatri portata avanti in questi tre anni. Se da un lato questo dato sembra essere positivo, perché finalmente sempre più bambini hanno effettuato una valutazione visiva entro gli 11 anni, dall'altro si nota che il 52% di tutti gli studenti ha già un difetto visivo.
Purtroppo anche quest'anno alcuni bambini, meno rispetto agli anni precedenti, sono stati visitati per la prima volta nella loro vita.
Dato certo non confortante, in quanto la prima valutazione visiva completa si può, e si deve, fare entro il terzo anno di età, o comunque prima dell'inizio della carriera scolastica. Questo perché un lavoro intenso a distanza prossimale, quello che gli studenti svolgono quotidianamente, può comportare un affaticamento visivo importante. Ciò si traduce nella maggior diffusione di miopia già in età giovanile.
Non si deve quindi parlare solo di visus, ma soprattutto di abilità visive. Queste, se efficienti, favoriscono un buon apprendimento, nello studio come nel lavoro, oltre a una buona coordinazione visuo-motoria e un'adeguata comprensione e interpretazione di tutti i messaggi visivi.
Dagli screening si è potuto osservare anche un aumento di disturbi astenopici (mal di testa, offuscamento della vista, occhio secco…) che impediscono una visione efficiente e prolungata nel tempo. Sono associati frequentemente all'uso prolungato dei dispositivi retroilluminati (smartphone, tablet, pc).
Fondamentale è il ruolo dei genitori, in prima linea nell'osservare il comportamento visivo dei propri figli.
Gli screening rappresentano certamente un'ottima occasione per evidenziare eventuali problemi e, soprattutto, diffondere la cultura della prevenzione. E i dati raccolti in questi tre anni sono la prova che c'è ancora molta strada da fare.
L'Italia non è da meno e i risultati lo dimostrano. Secondo la Commissione Difesa Vista, il 78% della popolazione italiana trascura la propria vista e non effettua controlli regolari. E se pensiamo che questo dato interessa anche i più piccoli, la situazione diventa sicuramente più allarmante. Due genitori su tre non ritiene indispensabile una visita oculistica per i propri figli; nei migliori dei casi il primo accesso ad esami di controllo avviene intorno ai 7 anni, lasciando del tutto scoperta la fascia prescolare, che rappresenta il momento migliore per prevenire o curare eventuali patologie. Si calcola, infatti, che il 6% dei bambini tra 1 e 5 anni presenti difetti visivi come strabismo, ipermetropia, astigmatismo e miopia e, tra questi, il 34% non corregga il problema. Parola d'ordine: prevenzione.
A sposare appieno questa filosofia è il Dott. Simone Loiodice, ortottista e posturologo, costantemente impegnato nel tutelare la salute oculare dei più piccoli. Grazie al "Progetto Media", il Dott. Loiodice ha effettuato screening visivi a bambini di 11-12 anni, per tre anni consecutivi.
Per la valutazione delle anomalie e dei disturbi visivi, ha messo a punto un programma di test altamente specializzato. Questo si compone di:
- Un questionario con 60 sintomi molto specifici, che un bambino può avvertire e che insieme ai genitori reputa normali quando in realtà non lo sono;
- Il visus: la capacità visiva dei singoli occhi di discriminare le lettere più piccole poste lontane (come avviene per la lavagna);
- Il senso cromatico;
- Il senso stereoscopico: la capacità dei due occhi di lavorare in sincronia e di valutare le distanze. Una perfetta visione tridimensionale si ottiene solo quando i due occhi vedono bene, nello stesso modo e quando sono perfettamente allineati;
- La convergenza oculare, le cui anomalie possono portare a mal di testa e visione doppia, oltre ad avere una diretta implicazione posturale.
Il mercato dei sistemi digitali è in continua crescita e con esso il tempo trascorso davanti agli schermi elettronici. Questo comporta un affaticamento oculare. Nel 2016 sono stati venduti 1,5 miliardi di smartphone. Quindi molti più adolescenti e giovani entrano in un mondo sempre più digitale, perché i tablet e i telefonini sembrano ormai far parte del corpo umano come un braccio o una mano.
Lo screening ha interessato 214 bambini (nel 2017) che non portavano già una correzione ottica. Dal questionario sono emersi principalmente due sintomi:
- Mal di testa frequenti uscendo da scuola (per il 33% dei soggetti);
- Svegliarsi spesso durante il sonno con agitazione notturna (nel 34% dei casi).
Dall'esame del visus è risultato che il 26% non ha un potenziale visivo corretto; 10 bambini non riconoscono i colori e il 9% presenta una insufficienza di convergenza. Interessante è notare come, rispetto ai risultati degli anni precedenti, sembra essersi ridotta la percentuale dei bambini con un visus non corretto (40% nel 2016 e 37% nel 2015). Merito sicuramente della campagna di sensibilizzazione verso i genitori e i Medici Pediatri portata avanti in questi tre anni. Se da un lato questo dato sembra essere positivo, perché finalmente sempre più bambini hanno effettuato una valutazione visiva entro gli 11 anni, dall'altro si nota che il 52% di tutti gli studenti ha già un difetto visivo.
Purtroppo anche quest'anno alcuni bambini, meno rispetto agli anni precedenti, sono stati visitati per la prima volta nella loro vita.
Dato certo non confortante, in quanto la prima valutazione visiva completa si può, e si deve, fare entro il terzo anno di età, o comunque prima dell'inizio della carriera scolastica. Questo perché un lavoro intenso a distanza prossimale, quello che gli studenti svolgono quotidianamente, può comportare un affaticamento visivo importante. Ciò si traduce nella maggior diffusione di miopia già in età giovanile.
Non si deve quindi parlare solo di visus, ma soprattutto di abilità visive. Queste, se efficienti, favoriscono un buon apprendimento, nello studio come nel lavoro, oltre a una buona coordinazione visuo-motoria e un'adeguata comprensione e interpretazione di tutti i messaggi visivi.
Dagli screening si è potuto osservare anche un aumento di disturbi astenopici (mal di testa, offuscamento della vista, occhio secco…) che impediscono una visione efficiente e prolungata nel tempo. Sono associati frequentemente all'uso prolungato dei dispositivi retroilluminati (smartphone, tablet, pc).
Fondamentale è il ruolo dei genitori, in prima linea nell'osservare il comportamento visivo dei propri figli.
Gli screening rappresentano certamente un'ottima occasione per evidenziare eventuali problemi e, soprattutto, diffondere la cultura della prevenzione. E i dati raccolti in questi tre anni sono la prova che c'è ancora molta strada da fare.