Cronaca
Strage dei treni, i parenti delle vittime protestano a Roma contro il governo
«Dopo tre anni di sfilate istituzionali e promesse i fatti sono pari a zero»
Corato - mercoledì 17 luglio 2019
13.06
L'Associazione Strage dei treni in Puglia — ASTIP è a Roma per manifestare contro il governo.
«Una decisione presa all'unanimità perché ad oggi dopo tre anni di sfilate istituzionali e tante promesse i fatti sono pari a zero» si legge in una nota diffusa dall'associazione.
«Si legge sui profili di facebook del Ministro Di Maio e del Ministro Bonafede, l'inno a non dimenticare i 43 morti del ponte Morandi e a non dimenticare i 34 morti di Viareggio, ma mai un cenno ai 23 morti del disastro ferroviario Andria Corato. I morti del centro Sud non contano nulla per la politica romana» contestano i familiari delle vittime.
«Non è bastato l'errore dei governi passati con il Titolo V? Hanno diviso la rete nazionale dalle reti interconnesse ed isolate regionali portando la gestione delle seconde alle sole Regioni, con livelli di controllo di sicurezza ferroviaria pressoché nulli, tramite l'Ustif braccio del Ministero dei traspori. I morti del 12 luglio sono una conseguenza dell'inefficienza delle regole sulla sicurezza ferroviaria regionale» scrivono nella nota.
E aggiungono: «Il fatto che dopo il disastro si sia passati all'Ansf, non ci basta. Assurdo che la società in concessione, Ferrotramviaria Spa, possa ancora oggi gestire quella maledetta tratta ( fino al 2033, concessione rinnovata con gara diretta dalla Regione Puglia ), peraltro la stessa è imputata con i suoi vertici nel processo per disastro ferroviario».
E si rivolgono al ministro: «Sig. Ministro Toninelli, non ci conforta la Sua unica risposta pervenuta cioè che la tratta sia di competenza regionale. Voi Ministri siete al governo, fate si che i nostri cari non siano morti invano, cambiate le regole. Rivolgiamo un messaggio anche al Premier Conte: perché non risponde più alle nostre richieste? Eppure all'incontro avuto ad Aprile a Bari ci ha fatto delle promesse. Per questo abbiamo deciso di manifestare e di scendere in piazza perché il nostro dolore non appartiene ad un dio minore. I nostri cari sono morti perché il sistema legislativo ha fallito, ma non parlarne non significa alleggerire la vostra coscienza, significa la non volontà di cambiamento. Noi siamo qui invece per chiederlo... lo chiedono anche 23 vittime».
«Una decisione presa all'unanimità perché ad oggi dopo tre anni di sfilate istituzionali e tante promesse i fatti sono pari a zero» si legge in una nota diffusa dall'associazione.
«Si legge sui profili di facebook del Ministro Di Maio e del Ministro Bonafede, l'inno a non dimenticare i 43 morti del ponte Morandi e a non dimenticare i 34 morti di Viareggio, ma mai un cenno ai 23 morti del disastro ferroviario Andria Corato. I morti del centro Sud non contano nulla per la politica romana» contestano i familiari delle vittime.
«Non è bastato l'errore dei governi passati con il Titolo V? Hanno diviso la rete nazionale dalle reti interconnesse ed isolate regionali portando la gestione delle seconde alle sole Regioni, con livelli di controllo di sicurezza ferroviaria pressoché nulli, tramite l'Ustif braccio del Ministero dei traspori. I morti del 12 luglio sono una conseguenza dell'inefficienza delle regole sulla sicurezza ferroviaria regionale» scrivono nella nota.
E aggiungono: «Il fatto che dopo il disastro si sia passati all'Ansf, non ci basta. Assurdo che la società in concessione, Ferrotramviaria Spa, possa ancora oggi gestire quella maledetta tratta ( fino al 2033, concessione rinnovata con gara diretta dalla Regione Puglia ), peraltro la stessa è imputata con i suoi vertici nel processo per disastro ferroviario».
E si rivolgono al ministro: «Sig. Ministro Toninelli, non ci conforta la Sua unica risposta pervenuta cioè che la tratta sia di competenza regionale. Voi Ministri siete al governo, fate si che i nostri cari non siano morti invano, cambiate le regole. Rivolgiamo un messaggio anche al Premier Conte: perché non risponde più alle nostre richieste? Eppure all'incontro avuto ad Aprile a Bari ci ha fatto delle promesse. Per questo abbiamo deciso di manifestare e di scendere in piazza perché il nostro dolore non appartiene ad un dio minore. I nostri cari sono morti perché il sistema legislativo ha fallito, ma non parlarne non significa alleggerire la vostra coscienza, significa la non volontà di cambiamento. Noi siamo qui invece per chiederlo... lo chiedono anche 23 vittime».