Scuola e Lavoro
Scuola: metà dei bimbi torna in classe. L'intervista al presidente dell'associazione dei presidi pugliesi
Roberto Romito: «L'ultima ordinanza è il male minore»
Corato - domenica 10 gennaio 2021
12.08
Il 49,6% degli studenti della scuola primaria è rientrato in classe venerdì 8 gennaio, mentre alla scuola secondaria di primo grado la percentuale degli alunni in presenza è del 28,8%. Sono i dati emersi da un sondaggio effettuato dall'Associazione Nazionale Presidi di Puglia, e fanno riferimento a 88 scuole ed una platea di 58.271 alunni. Ne abbiamo parlato con il presidente di ANP Puglia, Roberto Romito.
Come commenta questi dati, successivi all'ultima ordinanza del presidente Emiliano che sarà in vigore fino al 15 gennaio?
Quello che abbiamo fatto è un mini-sondaggio, considerando che hanno risposto 88 scuole su circa 400, circa un 20% delle scuole. Scientificamente non è un sondaggio valido, ma ci dà comunque qualche indicazione. Il dato della primaria ci dice che l'utenza è divisa in due sull'opportunità o meno di mandare i figli a scuola. Mentre per quanto riguarda le scuole medie, la percentuale più ridotta può sicuramente essere legata al fatto che i ragazzi delle medie sono più autonomi rispetto ai bambini delle elementari. I ragazzini sono in qualche modo più in grado di reggere questa "disgrazia" che è la didattica a distanza. Rispetto a prima di Natale, l'ordinanza ribalta il punto di vista. I ragazzi sono in didattica a distanza, ma chi vuole può scegliere la presenza. Ma anche qui si è creato un problema, in quanto si parla di autorizzazione da parte dei presidi. L'ordinanza non la richiede in alcun modo.
La prima ordinanza di Emiliano, che imponeva la DaD alla fine di ottobre, è stata una doccia fredda per la scuola in Puglia. Molti istituti hanno avuto problemi. Cosa non è andato come avrebbe dovuto?
Le scuole del primo ciclo non erano attrezzate per la didattica a distanza. Durante l'estate tutti, dal presidente del Consiglio al Ministro, fino al CTS hanno detto che le scuole del primo ciclo avrebbero dovuto essere attrezzate per la didattica a distanza solo in caso emergenziale, ovvero in caso di un altro lockdown. I miei colleghi hanno passato l'estate a mettere in sicurezza gli istituti, col metro in mano per calcolare le distanze, hanno pensato alle finestre, alla pulizia, ai banchi con le rotelle. Nessuno ha detto loro di pensare ai computer per gli studenti che non li avevano. E logicamente, in seguito a quanto accaduto, le scuole del primo ciclo hanno avuto problemi. La prima ordinanza non era accettabile, perché imponeva alle scuole di fare la DaD anche senza mezzi e attrezzature.
Voi presidi vi siete trovati in mezzo tra le famiglie e le loro esigenze, e la Regione e le sue scelte sulla scuola. Qual è la vostra posizione?
Il presidente Emiliano ha una preoccupazione, che è poi una preoccupazione comune a tutta Italia eccezion fatta per il Ministro Azzolina e il presidente del Consiglio. Basta vedere che 14-15 regioni su 20 hanno deciso di prorogare la didattica a distanza per le scuole superiori, alcune fino alla fine del mese. In Puglia hanno optato per una via di mezzo, scrivendo una ordinanza che sarà in vigore come il Dpcm fino al 15. Non sappiamo cosa accadrà dopo nemmeno a livello nazionale. In Italia non si sta andando a scuola o ci si sta andando molto poco. Questa ordinanza risponde anche ad una nostra richiesta che il presidente ha accettato.
Ritenete che sarebbe meglio per voi avere una decisioni di lungo periodo? Come riuscite a portare avanti una organizzazione nelle scuole dovendo andare dietro di continuo a ordinanze che scadono sempre a breve?
Questo è un grave problema, e bisogna dare atto ai dirigenti scolastici. Stanno facendo un grandissimo lavoro, dovendo di continuo cambiare l'assetto organizzativo. Senza parlare delle ordinanze prefettizie che non tengono conto del territorio. Per fare un esempio a Brindisi si è deciso, per quanto riguarda le scuole superiori, di far entrare gli studenti su due turni uno alle 8 e uno alle 10. Come se a Brindisi fossimo a Roma, e avessimo metropolitane e mezzi di superfice che passano ogni 5 minuti. I dirigenti hanno dovuto essere flessibili, mentre tutto il resto del mondo è rigido. Due province invece in Puglia, la BAT e Foggia, non hanno ragionato sul doppio turno, per cui è possibile vedere la questione in un altro modo.
Che cosa pensate di questa ordinanza? Che comunque è temporanea avendo scadenza 15 gennaio.
Pensiamo che comunque è il male minore, rispetto alle precedenti. Come tutte le cose umane ha luci e ombre. Si può essere d'accordo o meno, ma in questo momento vale la pena osservarla, prendendo i dati per quello che sono. Cosa possiamo fare se i genitori hanno paura di mandare i figli a scuola? Non possiamo certo costringere nessuno. E allo stesso tempo non possiamo certo cacciare qualcuno che decide di venire a scuola. Noi, comunque, siamo per la presenza. Però non ci si può sfasciare la testa contro il muro, considerando che il muro non è Emiliano o Conte, ma il Coronavirus. Tutti ci aspettavamo che la situazione migliorasse, e invece siamo in piena seconda ondata. Accettiamo il male minore, andiamo avanti, modifichiamo l'assetto organizzativo all'infinito. Abbiamo capito che quest'anno andrà così.
Cosa non ha funzionato nel ritorno a scuola a settembre?
Uno dei problemi più grandi è stato il fatto che il tracciamento dei contagi fosse saltato. Doveva essere la Asl ad avvisare i dirigenti di eventuali casi, sia tra i docenti che tra gli alunni, e invece ci siamo trovati a doverlo fare noi. Il preside non è una autorità sanitaria, e finisce per fare segnalazioni sul sentito dire. Questo è un fatto gravissimo, legato al fatto che il sistema sanitario non ha retto questa seconda ondata. Speriamo ora che si riesca a reggere per i vaccini, che dovrebbero essere somministrati a docenti e operatori scolastici immediatamente dopo i sanitari. In questo modo si andrebbe a mettere in sicurezza almeno metà della scuola, la parte operante. Se il vaccino funziona, e se lo fanno un numero significativo di persone speriamo che la situazione migliori.
Come commenta questi dati, successivi all'ultima ordinanza del presidente Emiliano che sarà in vigore fino al 15 gennaio?
Quello che abbiamo fatto è un mini-sondaggio, considerando che hanno risposto 88 scuole su circa 400, circa un 20% delle scuole. Scientificamente non è un sondaggio valido, ma ci dà comunque qualche indicazione. Il dato della primaria ci dice che l'utenza è divisa in due sull'opportunità o meno di mandare i figli a scuola. Mentre per quanto riguarda le scuole medie, la percentuale più ridotta può sicuramente essere legata al fatto che i ragazzi delle medie sono più autonomi rispetto ai bambini delle elementari. I ragazzini sono in qualche modo più in grado di reggere questa "disgrazia" che è la didattica a distanza. Rispetto a prima di Natale, l'ordinanza ribalta il punto di vista. I ragazzi sono in didattica a distanza, ma chi vuole può scegliere la presenza. Ma anche qui si è creato un problema, in quanto si parla di autorizzazione da parte dei presidi. L'ordinanza non la richiede in alcun modo.
La prima ordinanza di Emiliano, che imponeva la DaD alla fine di ottobre, è stata una doccia fredda per la scuola in Puglia. Molti istituti hanno avuto problemi. Cosa non è andato come avrebbe dovuto?
Le scuole del primo ciclo non erano attrezzate per la didattica a distanza. Durante l'estate tutti, dal presidente del Consiglio al Ministro, fino al CTS hanno detto che le scuole del primo ciclo avrebbero dovuto essere attrezzate per la didattica a distanza solo in caso emergenziale, ovvero in caso di un altro lockdown. I miei colleghi hanno passato l'estate a mettere in sicurezza gli istituti, col metro in mano per calcolare le distanze, hanno pensato alle finestre, alla pulizia, ai banchi con le rotelle. Nessuno ha detto loro di pensare ai computer per gli studenti che non li avevano. E logicamente, in seguito a quanto accaduto, le scuole del primo ciclo hanno avuto problemi. La prima ordinanza non era accettabile, perché imponeva alle scuole di fare la DaD anche senza mezzi e attrezzature.
Voi presidi vi siete trovati in mezzo tra le famiglie e le loro esigenze, e la Regione e le sue scelte sulla scuola. Qual è la vostra posizione?
Il presidente Emiliano ha una preoccupazione, che è poi una preoccupazione comune a tutta Italia eccezion fatta per il Ministro Azzolina e il presidente del Consiglio. Basta vedere che 14-15 regioni su 20 hanno deciso di prorogare la didattica a distanza per le scuole superiori, alcune fino alla fine del mese. In Puglia hanno optato per una via di mezzo, scrivendo una ordinanza che sarà in vigore come il Dpcm fino al 15. Non sappiamo cosa accadrà dopo nemmeno a livello nazionale. In Italia non si sta andando a scuola o ci si sta andando molto poco. Questa ordinanza risponde anche ad una nostra richiesta che il presidente ha accettato.
Ritenete che sarebbe meglio per voi avere una decisioni di lungo periodo? Come riuscite a portare avanti una organizzazione nelle scuole dovendo andare dietro di continuo a ordinanze che scadono sempre a breve?
Questo è un grave problema, e bisogna dare atto ai dirigenti scolastici. Stanno facendo un grandissimo lavoro, dovendo di continuo cambiare l'assetto organizzativo. Senza parlare delle ordinanze prefettizie che non tengono conto del territorio. Per fare un esempio a Brindisi si è deciso, per quanto riguarda le scuole superiori, di far entrare gli studenti su due turni uno alle 8 e uno alle 10. Come se a Brindisi fossimo a Roma, e avessimo metropolitane e mezzi di superfice che passano ogni 5 minuti. I dirigenti hanno dovuto essere flessibili, mentre tutto il resto del mondo è rigido. Due province invece in Puglia, la BAT e Foggia, non hanno ragionato sul doppio turno, per cui è possibile vedere la questione in un altro modo.
Che cosa pensate di questa ordinanza? Che comunque è temporanea avendo scadenza 15 gennaio.
Pensiamo che comunque è il male minore, rispetto alle precedenti. Come tutte le cose umane ha luci e ombre. Si può essere d'accordo o meno, ma in questo momento vale la pena osservarla, prendendo i dati per quello che sono. Cosa possiamo fare se i genitori hanno paura di mandare i figli a scuola? Non possiamo certo costringere nessuno. E allo stesso tempo non possiamo certo cacciare qualcuno che decide di venire a scuola. Noi, comunque, siamo per la presenza. Però non ci si può sfasciare la testa contro il muro, considerando che il muro non è Emiliano o Conte, ma il Coronavirus. Tutti ci aspettavamo che la situazione migliorasse, e invece siamo in piena seconda ondata. Accettiamo il male minore, andiamo avanti, modifichiamo l'assetto organizzativo all'infinito. Abbiamo capito che quest'anno andrà così.
Cosa non ha funzionato nel ritorno a scuola a settembre?
Uno dei problemi più grandi è stato il fatto che il tracciamento dei contagi fosse saltato. Doveva essere la Asl ad avvisare i dirigenti di eventuali casi, sia tra i docenti che tra gli alunni, e invece ci siamo trovati a doverlo fare noi. Il preside non è una autorità sanitaria, e finisce per fare segnalazioni sul sentito dire. Questo è un fatto gravissimo, legato al fatto che il sistema sanitario non ha retto questa seconda ondata. Speriamo ora che si riesca a reggere per i vaccini, che dovrebbero essere somministrati a docenti e operatori scolastici immediatamente dopo i sanitari. In questo modo si andrebbe a mettere in sicurezza almeno metà della scuola, la parte operante. Se il vaccino funziona, e se lo fanno un numero significativo di persone speriamo che la situazione migliori.