Istanbul nel tempo del coronavirus
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Attualità

Rossella, una coratina a Istanbul: «Dobbiamo fare tutti la nostra parte»

L'appello della nostra concittadina che ci racconta l'emergenza coronavirus in Turchia

Blindatissima ai confini per ragioni politiche, oltre che per il contenimento della diffusione del virus covid-19, adottando, sin dal 29 febbraio, restrizioni agli spostamenti e ai viaggi provenienti da Italia, Iran, Irak, Cina e Corea del Sud con il blocco delle frontiere, da martedì 10 marzo anche la Turchia ha dovuto fare i conti con il contagio, registrando il primo caso di coronavirus del paese, un cittadino turco di ritorno dall'Europa.

Il 13 marzo, proprio mentre il ministro della Sanità di Ankara, Fahrettin Koca annunciava il secondo contagio assicurando che la situazione fosse sotto controllo, la Turchia iniziava ad adottare misure per contrastare la diffusione del contagio. Con soli 18 casi dichiarati in tutto il Paese, dal 16 marzo si disponeva la chiusura di scuole e università. Partite di calcio a porte chiuse fino alla fine di aprile, come annunciato da Ibrahim Kalin, portavoce del presidente Erdogan.

Dall'agenzia Agi del 22 marzo si evince "il ministro della Salute turco, Fahrettin Koca, ha reso noto che il coronavirus ha fatto 30 vittime in Turchia, 1236 i positivi".

Abbiamo chiesto a Rossella, una insegnante coratina che vive a Istanbul per motivi di lavoro, di spiegarci cosa sta succedendo nel Paese. «Purtroppo in Turchia non vige la libera stampa come in Italia, quindi le informazioni che il paese elargisce sono quelle che il Governo decide di elargire. Probabilmente i casi sono di più, - confida - probabilmente sono concentrati nelle zone a più alta densità di attività e di attrattività turistica, pur non essendo propriamente un periodo turistico.

Sembra che la situazione sia sotto controllo. C'è paura, si esce dotati di dispositivi di protezione ma scarseggiano mascherine, guanti e disinfettanti. C'è meno gente in giro anche nel centro di Istanbul che solitamente è una città che non dorme mai».

Sono state disposte misure preventive dal Governo?
Chiusura quasi immediata delle scuole, con l'avvio dal 23 marzo della didattica a distanza, sanificazione delle strade, riduzione dei trasporti e molte sono le attività, specie di ristorazione, che restano chiuse o che fanno orario ridotto adottando le dovute misure di distanza e sicurezza. Ma molto dipende dalla zona di residenza. Una città come Istanbul è divisa in comuni, ognuno dei quali decide come amministrarsi e come gestire anche la situazione di emergenza da coronavirus.

Come vivi, a distanza, la situazione in Italia?
Io sono stata in Italia a gennaio e quando sono rientrata qui non era molto diffusa la notizia del contagio. Però mi sento di dire di non essere assolutamente d'accordo con tutti coloro che hanno scelto la fuga dal Nord, non è da responsabili. Sono certamente persone di una certa cultura e intelligenza e credo che la loro sia stata una reazione di pancia dettata dalla paura, ma non avrebbero dovuto lasciarsi prendere dall'isteria di massa. Proprio in virtù della paura e del rischio, non aver voluto ascoltare le indicazioni del governo ha provocato il grave problema della diffusione del contagio. Dobbiamo tutti imparare ad essere responsabili e a non prendere la situazione sottogamba, per essere realmente utili e anche rispettosi nei confronti di quanti stanno lavorando per salvarci la vita. Pretendiamo sempre tanto dal governo e dalle istituzioni, ma spetta anche a noi fare la nostra parte per aiutare nella gestione dell'emergenza.
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