Attualità
Restrizioni e lockdown, «Rischio nuova ondata di violenze domestiche»
L'allarme lanciato dagli psicologi Sannino e Di Gioia
Corato - sabato 14 novembre 2020
Comunicato Stampa
«Con le nuove restrizioni c'è il rischio di assistere ad una nuova ondata di violenze domestiche fantasma». L'allarme è lanciato da Daniela Sannino, psicologa psicoterapeuta familiare: «In primavera abbiamo assistito ad un calo del 50% delle denunce di violenza domestica causato da una impossibilità delle vittime di poter esternare le loro difficoltà», prosegue la dottoressa Sannino, «non solo per la difficoltà di rivolgersi alle autorità, ma anche per timore di fare qualcosa di sbagliato che, in alcuni casi, fa dubitare se quella possa essere la decisione corretta.
La maggior parte delle donne vittime di violenza non entra in contatto con il sistema di giustizia, in quanto c'è la paura di affrontare l'iter di denuncia e le conseguenze pratiche perché temono di far cadere la responsabilità su di esse (victim blaming). In molti casi ci si chiude a in se stesse aspettando che il peggio possa finire, ma può un incubo simile avere fine?
In periodi come quello che stiamo vivendo, la famiglia o il proprio partner costituiscono l'unico contenitore delle ansie quotidiane, nonché unica certezza dalla quale ripartire e per questo alcune vittime temono che risolversi a strutture qualificate e poi sporgere denuncia possa non essere una soluzione».
Nella maggior parte dei casi le vittime sono donne costrette ad una convivenza con i propri aguzzini che si tramuta in una condizione di paura, semi prigionia e asservimento. Noia, frustrazione, insoddisfazione sono emozioni che almeno una volta abbiamo provato ma che in situazioni estreme, come quella che stiamo vivendo, rischiano di trasformarsi nell'innesco di tragedie preannunciate.
Le violenze ripetute nel tempo possono portare a gravi conseguenze psicologiche nelle donne come sintomi d'ansia, depressione, disturbo post-traumatico da stress e senso di colpa. A volte può succedere che la dipendenza emotiva che il soggetto prova verso il suo abusante, lo porta a giustificare tale comportamento violento.
«Le donne, però possono chiedere aiuto ai Centri antiviolenza, un primo passo verso la riacquisizione della propria libertà», aggiunge lo psicologo Antonio Di Gioia, «quello successivo è liberarsi di quella sofferenza interiore che continua a bloccarci: questo è il compito dei professionisti del benessere psicologico che sapranno accompagnare le vittime passo dopo passo verso il ritorno alla vita».
La maggior parte delle donne vittime di violenza non entra in contatto con il sistema di giustizia, in quanto c'è la paura di affrontare l'iter di denuncia e le conseguenze pratiche perché temono di far cadere la responsabilità su di esse (victim blaming). In molti casi ci si chiude a in se stesse aspettando che il peggio possa finire, ma può un incubo simile avere fine?
In periodi come quello che stiamo vivendo, la famiglia o il proprio partner costituiscono l'unico contenitore delle ansie quotidiane, nonché unica certezza dalla quale ripartire e per questo alcune vittime temono che risolversi a strutture qualificate e poi sporgere denuncia possa non essere una soluzione».
Nella maggior parte dei casi le vittime sono donne costrette ad una convivenza con i propri aguzzini che si tramuta in una condizione di paura, semi prigionia e asservimento. Noia, frustrazione, insoddisfazione sono emozioni che almeno una volta abbiamo provato ma che in situazioni estreme, come quella che stiamo vivendo, rischiano di trasformarsi nell'innesco di tragedie preannunciate.
Le violenze ripetute nel tempo possono portare a gravi conseguenze psicologiche nelle donne come sintomi d'ansia, depressione, disturbo post-traumatico da stress e senso di colpa. A volte può succedere che la dipendenza emotiva che il soggetto prova verso il suo abusante, lo porta a giustificare tale comportamento violento.
«Le donne, però possono chiedere aiuto ai Centri antiviolenza, un primo passo verso la riacquisizione della propria libertà», aggiunge lo psicologo Antonio Di Gioia, «quello successivo è liberarsi di quella sofferenza interiore che continua a bloccarci: questo è il compito dei professionisti del benessere psicologico che sapranno accompagnare le vittime passo dopo passo verso il ritorno alla vita».