Politica
Perrone dal palco: «Il confronto lo chiedono i perdenti. E con chi dovrei confrontarmi?»
Il candidato sindaco da Piazza Cesare Battisti tra risposte e monologo
Corato - mercoledì 2 settembre 2020
10.52
Silvio Berlusconi, nel 1994, ebbe la stessa posizione: nessun confronto con Achille Occhetto. La storia, però, ci ha consegnato quel duello televisivo in studi molto familiari all'ex cavaliere moderato dal direttore Mentana. Berlusconi e Occhetto si confrontarono tre giorni prima delle elezioni. Le urne regalarono la vittoria al leader di Forza Italia, a colui che il confronto in prima battuta non l'aveva voluto.
Gino Perrone, il già sindaco e senatore, oggi candidato nuovamente alla carica di primo cittadino, il confronto con i suoi avversari non lo vuole. «Non mi confronto con chi grida dal palco, sguaiato» ha detto dal suo palco di Piazza Vittorio Emanuele, lo stesso sul quale non saliva dall'ultima campagna elettorale che lo vide candidato: quella delle politiche per un ruolo da Deputato. «Il confronto lo chiedono i perdenti. Io sono avanti: con chi dovrei confrontarmi? Con chi ha detto "Avast?". Avast lo dice il popolo, lo diranno le urne» ha affermato rispondendo alla provocazione di Bovino di sabato scorso dal palco di piazza Cesare Battisti. «Con chi devo parlare? Chi sono i miei interlocutori? E di cosa dovremo parlare?»
Da dire c'è tanto; di risposte da poter dare ce ne sarebbero tantissime. Conoscere i diversi punti di vista in merito a domande (ovviamente non concordate) poste da professionisti dell'informazione sarebbe più che mai opportuno. L'auspicio è che il candidato Perrone, così come fece per ben due volte Silvio Berlusconi, uomo che lo stesso senatore ha seguito politicamente per anni, possa cambiare idea e accettare l'invito ad un dialogo collettivo sulle diverse problematiche della città.
Del resto a qualche domanda si è già sottoposto nella serata di ieri. Una conferenza stampa pubblica, ma anche occasione per avviare riflessioni di respiro più ampio.
Tralasciando alcune stoccate ai suoi avversari ma anche a quei «giovani che si sono montati la testa» (il riferimento evidente è ai due sindaci Massimo Mazzilli e Pasquale D'Introno, le cui esperienze amministrative sono terminate in seguito a dissidi interni alla maggioranza di centrodestra, con un ruolo determinante da parte dei consiglieri del partito di Perrone), l'ex senatore non ha voluto sentir parlare di ballottaggio benché i giornalisti intervenuti abbiano più volte prospettato questo scenario. «Scherziamo? Guardate la gente che c'è qui! Inutile perdere tempo, meglio guadagnare 15 giorni per far ripartire la città» ha detto il candidato sindaco del centrodestra.
Ha glissato invece sulla domanda relativa al passo indietro della Lega sull'espressione del candidato sindaco. Perrone ha riferito che la coalizione, unanime, lo ha individuato come candidato sindaco. Una richiesta alla quale non ha potuto dire di no, rinunciando persino alle "ambizioni": quella di concludere l'esperienza politica alla Regione. "Salvini ha detto che il candidato sindaco si chiamava Luigi. Io mi chiamo Luigi" ha scherzato.
Molti i riferimenti al passato, guardando con nostalgia al periodo in cui era sindaco e Corato era «il fiore all'occhiello della Puglia. Oggi invece ci si vergogna di dire che siamo di Corato».
La campagna elettorale è appena iniziata. E di certo riserverà interessanti occasioni di riflessione.
Gino Perrone, il già sindaco e senatore, oggi candidato nuovamente alla carica di primo cittadino, il confronto con i suoi avversari non lo vuole. «Non mi confronto con chi grida dal palco, sguaiato» ha detto dal suo palco di Piazza Vittorio Emanuele, lo stesso sul quale non saliva dall'ultima campagna elettorale che lo vide candidato: quella delle politiche per un ruolo da Deputato. «Il confronto lo chiedono i perdenti. Io sono avanti: con chi dovrei confrontarmi? Con chi ha detto "Avast?". Avast lo dice il popolo, lo diranno le urne» ha affermato rispondendo alla provocazione di Bovino di sabato scorso dal palco di piazza Cesare Battisti. «Con chi devo parlare? Chi sono i miei interlocutori? E di cosa dovremo parlare?»
Da dire c'è tanto; di risposte da poter dare ce ne sarebbero tantissime. Conoscere i diversi punti di vista in merito a domande (ovviamente non concordate) poste da professionisti dell'informazione sarebbe più che mai opportuno. L'auspicio è che il candidato Perrone, così come fece per ben due volte Silvio Berlusconi, uomo che lo stesso senatore ha seguito politicamente per anni, possa cambiare idea e accettare l'invito ad un dialogo collettivo sulle diverse problematiche della città.
Del resto a qualche domanda si è già sottoposto nella serata di ieri. Una conferenza stampa pubblica, ma anche occasione per avviare riflessioni di respiro più ampio.
Tralasciando alcune stoccate ai suoi avversari ma anche a quei «giovani che si sono montati la testa» (il riferimento evidente è ai due sindaci Massimo Mazzilli e Pasquale D'Introno, le cui esperienze amministrative sono terminate in seguito a dissidi interni alla maggioranza di centrodestra, con un ruolo determinante da parte dei consiglieri del partito di Perrone), l'ex senatore non ha voluto sentir parlare di ballottaggio benché i giornalisti intervenuti abbiano più volte prospettato questo scenario. «Scherziamo? Guardate la gente che c'è qui! Inutile perdere tempo, meglio guadagnare 15 giorni per far ripartire la città» ha detto il candidato sindaco del centrodestra.
Ha glissato invece sulla domanda relativa al passo indietro della Lega sull'espressione del candidato sindaco. Perrone ha riferito che la coalizione, unanime, lo ha individuato come candidato sindaco. Una richiesta alla quale non ha potuto dire di no, rinunciando persino alle "ambizioni": quella di concludere l'esperienza politica alla Regione. "Salvini ha detto che il candidato sindaco si chiamava Luigi. Io mi chiamo Luigi" ha scherzato.
Molti i riferimenti al passato, guardando con nostalgia al periodo in cui era sindaco e Corato era «il fiore all'occhiello della Puglia. Oggi invece ci si vergogna di dire che siamo di Corato».
La campagna elettorale è appena iniziata. E di certo riserverà interessanti occasioni di riflessione.