Politica
Ospedale Unico del Nord Barese. Conca: “Senza un cambiamento del sistema sanitario, si illudono i cittadini”
La nota del consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle
Corato - mercoledì 2 maggio 2018
16.21
"Prima di parlare del nuovo Ospedale Unico di primo livello del Nord Barese, Emiliano deve combattere una battaglia durissima a Roma per ottenere lo sblocco delle assunzioni, la rivisitazione dei costi standard per il riparto equo della quota capitaria e la modifica del DM 70/2015. Il sistema sanitario va riformato, altrimenti si illudono i cittadini continuando a parlare del nuovo ospedale, chiudendone altri esistenti e tamponando le emergenze".
Così il consigliere del M5S Mario Conca, che ricorda come dalla firma della cosiddetta "carta di Ruvo" sottoscritta da Emiliano e dai sindaci del territorio del Nord Barese oltre un anno fa niente sia stato fatto.
"Dovendoci basare sull'attuale normativa statale - incalza il pentastellato - e dovendo farsi bastare le infrastrutture ospedaliere presenti nei comuni di Corato, Terlizzi e Molfetta, nessuno dei tre presidi ha oggi gli standard e la capienza per contenere un ospedale unico di primo livello, anche se Corato è rimasto tale sulla carta. Un ospedale di primo livello infatti non può avere meno di 220 posti letto e le relative unità operative complesse. Dal piano di riordino ospedaliero Terlizzi è stato declassato in struttura di riabilitazione e lungodegenza e avrà solo 60 posti, Corato 108 e Molfetta 70, per questo per ottenere l'ospedale unico di primo livello nel Nord-Barese bisognerebbe chiudere due dei tre ospedali concentrando le specialità obbligatorie e i relativi posti letto, in un unica struttura. Per Emiliano i sindaci di Terlizzi, Corato e Molfetta si devono mettere d'accordo - continua Conca - ma considerando che nessuno dei tre ospedali ha spazi sufficienti, vorrei sapere dal Governatore come ritenga possibile superare l'insormontabile gap strutturale. È evidente che prima di parlare di ospedale di primo livello, essendo vietati quelli dislocati su più presidi, si debbano costruire nuovi spazi a Corato, sempre che vi siano aree libere attigue al plesso esistente e atteso che i sindaci di Molfetta e Terlizzi rilascino nullaosta, oppure si dovrebbe pensare ad un ospedale ex novo di cui da tempo si sente parlare. A questo punto, però, bisognerebbe decidere dove farlo, a ridosso della S.P. 231 (ex S.S. 98) o della S.S. 16? Oppure tra Corato e Andria sconfinando e annettendo la BAT? In questo caso si dovrebbe tener conto del tempo medio di costruzione di un ospedale pubblico che può andare dai 19 anni trascorsi per realizzare l'ospedale della Murgia ai 35 impiegati per il Sacro Cuore di Gallipoli, insomma, un'eternità".
Avere un ospedale capiente, secondo il consigliere cinquestelle, più che una scelta è diventata una necessità per evitare chiusure che sarebbero solo rimandate di qualche anno per via delle disposizioni previste dalle Leggi di Stabilità 2016 e 2017.
"Le responsabilità di Emiliano sono molteplici - prosegue Conca - e attengono alla carente promozione della salute dei pugliesi, alla governance clientelare, all'inesistente controllo di gestione, alla pessima gestione del risk management, all'assenza pressoché totale di controllo, alle gare centralizzate che fanno aumentare i costi creando oligopoli. Voci di costo che ci fanno sprecare ogni anno almeno 1,2 dei 7,2 miliardi di euro di spesa sanitaria complessiva e che da circa 8 anni ci costringono a vincoli ministeriali dolorosi che limitano ancor più l'azione regionale".
Così il consigliere del M5S Mario Conca, che ricorda come dalla firma della cosiddetta "carta di Ruvo" sottoscritta da Emiliano e dai sindaci del territorio del Nord Barese oltre un anno fa niente sia stato fatto.
"Dovendoci basare sull'attuale normativa statale - incalza il pentastellato - e dovendo farsi bastare le infrastrutture ospedaliere presenti nei comuni di Corato, Terlizzi e Molfetta, nessuno dei tre presidi ha oggi gli standard e la capienza per contenere un ospedale unico di primo livello, anche se Corato è rimasto tale sulla carta. Un ospedale di primo livello infatti non può avere meno di 220 posti letto e le relative unità operative complesse. Dal piano di riordino ospedaliero Terlizzi è stato declassato in struttura di riabilitazione e lungodegenza e avrà solo 60 posti, Corato 108 e Molfetta 70, per questo per ottenere l'ospedale unico di primo livello nel Nord-Barese bisognerebbe chiudere due dei tre ospedali concentrando le specialità obbligatorie e i relativi posti letto, in un unica struttura. Per Emiliano i sindaci di Terlizzi, Corato e Molfetta si devono mettere d'accordo - continua Conca - ma considerando che nessuno dei tre ospedali ha spazi sufficienti, vorrei sapere dal Governatore come ritenga possibile superare l'insormontabile gap strutturale. È evidente che prima di parlare di ospedale di primo livello, essendo vietati quelli dislocati su più presidi, si debbano costruire nuovi spazi a Corato, sempre che vi siano aree libere attigue al plesso esistente e atteso che i sindaci di Molfetta e Terlizzi rilascino nullaosta, oppure si dovrebbe pensare ad un ospedale ex novo di cui da tempo si sente parlare. A questo punto, però, bisognerebbe decidere dove farlo, a ridosso della S.P. 231 (ex S.S. 98) o della S.S. 16? Oppure tra Corato e Andria sconfinando e annettendo la BAT? In questo caso si dovrebbe tener conto del tempo medio di costruzione di un ospedale pubblico che può andare dai 19 anni trascorsi per realizzare l'ospedale della Murgia ai 35 impiegati per il Sacro Cuore di Gallipoli, insomma, un'eternità".
Avere un ospedale capiente, secondo il consigliere cinquestelle, più che una scelta è diventata una necessità per evitare chiusure che sarebbero solo rimandate di qualche anno per via delle disposizioni previste dalle Leggi di Stabilità 2016 e 2017.
"Le responsabilità di Emiliano sono molteplici - prosegue Conca - e attengono alla carente promozione della salute dei pugliesi, alla governance clientelare, all'inesistente controllo di gestione, alla pessima gestione del risk management, all'assenza pressoché totale di controllo, alle gare centralizzate che fanno aumentare i costi creando oligopoli. Voci di costo che ci fanno sprecare ogni anno almeno 1,2 dei 7,2 miliardi di euro di spesa sanitaria complessiva e che da circa 8 anni ci costringono a vincoli ministeriali dolorosi che limitano ancor più l'azione regionale".