Cronaca
Omicidio a Corato, «ad uccidere lo zio sarebbe stato il nipote 18enne»
Per gli inquirenti si è trattato di una spedizione punitiva: in carcere anche il cognato della vittima. In settimana l'autopsia
Corato - mercoledì 18 dicembre 2024
19.28
Il primo a scendere e ad aprire il fuoco contro i fratelli Manzi, Nicola e Michele - il primo deceduto sul colpo, il secondo ricoverato al Policlinico di Bari in prognosi riservata - sarebbe stato il 52enne Nicola Pilato che, però, avrebbe mancato il cognato e suo fratello.
A quel punto, dall'auto, una Volkswagen Golf, sarebbe sceso anche il figlio 18enne, Gabriele - l'altro si chiama Savino e ha 22 anni - che avrebbe imbracciato un fucile sparando e uccidendo uno zio (Nicola) e ferendo l'altro (Michele). Sono i dettagli, inquietanti, dell'omicidio del 50enne di Corato, avvenuto lunedì sera alla periferia della città, in via Salvi.
I due - seguiti dal padre, tutti assistiti dall'avvocato Giovanni Battista Pavone - hanno deciso di presentarsi spontaneamente davanti agli investigatori. Entrambi sottoposti a fermo di indiziato di delitto, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio, prima di essere condotti nel carcere di Trani per omicidio e porto illecito d'arma comune da sparo: con loro, nella sezione femminile dello stesso penitenziario, è finita la moglie di Manzi, Marianna Balducci di 48 anni, per tentato omicidio e porto illecito d'arma comune da sparo.
Un assassinio eseguito con due armi «che - hanno detto gli inquirenti - non sono state rinvenute sul posto, né nella disponibilità delle persone fermate». L'attività investigativa, intanto, non si arresta, si cerca ora il movente di tanta ferocia, probabilmente una lite in famiglia, mentre sarà conferito domani al professor Antonio De Donno dell'istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari, l'incarico per eseguire l'autopsia dell'uomo, volto conosciuto alle forze dell'ordine e arrestato nel 2021 nell'operazione "Logos" che consentì di chiudere il cerchio sull'agguerrito clan Loiudice di Altamura.
Gli esami dovrebbero poi essere svolti entro sabato mattina. Non erano ancora le 19 di lunedì, quando Nicola Manzi si trovava sotto casa, in via Salvi, in compagnia della moglie e di suo fratello Michele, 41enne. Secondo la ricostruzione degli inquirenti - le indagini sono state coordinate dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Francesco Tosto - in strada sarebbe andata in scena una vera e propria sparatoria. Ad agire sarebbero state i fratelli Pilato che, a bordo di un'auto condotta dal padre, avrebbero avvicinato i fratelli Manzi: il primo a scendere e a sparare sarebbe stato il 52enne che però avrebbe mancato cognato e suo fratello.
A quel punto, dall'auto, sarebbe sceso anche il figlio 18enne che avrebbe imbracciato un fucile sparando e uccidendo uno zio e ferendo l'altro: Nicola, «attinto da un colpo di arma lunga da sparo», è morto sul colpo, mentre suo fratello Michele, anche lui colpito da un proiettile, è rimasto ferito in modo grave. È rimasta invece illesa la donna che dopo aver raccolto la pistola che il marito aveva addosso «ha inseguito gli assassini sparando a sua volta».
A quel punto, dall'auto, una Volkswagen Golf, sarebbe sceso anche il figlio 18enne, Gabriele - l'altro si chiama Savino e ha 22 anni - che avrebbe imbracciato un fucile sparando e uccidendo uno zio (Nicola) e ferendo l'altro (Michele). Sono i dettagli, inquietanti, dell'omicidio del 50enne di Corato, avvenuto lunedì sera alla periferia della città, in via Salvi.
I due - seguiti dal padre, tutti assistiti dall'avvocato Giovanni Battista Pavone - hanno deciso di presentarsi spontaneamente davanti agli investigatori. Entrambi sottoposti a fermo di indiziato di delitto, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio, prima di essere condotti nel carcere di Trani per omicidio e porto illecito d'arma comune da sparo: con loro, nella sezione femminile dello stesso penitenziario, è finita la moglie di Manzi, Marianna Balducci di 48 anni, per tentato omicidio e porto illecito d'arma comune da sparo.
Un assassinio eseguito con due armi «che - hanno detto gli inquirenti - non sono state rinvenute sul posto, né nella disponibilità delle persone fermate». L'attività investigativa, intanto, non si arresta, si cerca ora il movente di tanta ferocia, probabilmente una lite in famiglia, mentre sarà conferito domani al professor Antonio De Donno dell'istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari, l'incarico per eseguire l'autopsia dell'uomo, volto conosciuto alle forze dell'ordine e arrestato nel 2021 nell'operazione "Logos" che consentì di chiudere il cerchio sull'agguerrito clan Loiudice di Altamura.
Gli esami dovrebbero poi essere svolti entro sabato mattina. Non erano ancora le 19 di lunedì, quando Nicola Manzi si trovava sotto casa, in via Salvi, in compagnia della moglie e di suo fratello Michele, 41enne. Secondo la ricostruzione degli inquirenti - le indagini sono state coordinate dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Francesco Tosto - in strada sarebbe andata in scena una vera e propria sparatoria. Ad agire sarebbero state i fratelli Pilato che, a bordo di un'auto condotta dal padre, avrebbero avvicinato i fratelli Manzi: il primo a scendere e a sparare sarebbe stato il 52enne che però avrebbe mancato cognato e suo fratello.
A quel punto, dall'auto, sarebbe sceso anche il figlio 18enne che avrebbe imbracciato un fucile sparando e uccidendo uno zio e ferendo l'altro: Nicola, «attinto da un colpo di arma lunga da sparo», è morto sul colpo, mentre suo fratello Michele, anche lui colpito da un proiettile, è rimasto ferito in modo grave. È rimasta invece illesa la donna che dopo aver raccolto la pistola che il marito aveva addosso «ha inseguito gli assassini sparando a sua volta».