Cultura
"Natività di Nostro Signore” opera di Nicola Tullo presso la chiesa di San Domenico
Questa sera alle 19.30.dopo la messa vespertina
Corato - martedì 24 dicembre 2024
14.45
In occasione della Vigilia del Santo Natale, alle ore 19:30, dopo la Messa Vespertina, nella chiesa di San Domenico il parroco, Don Gino Tarantini, presenterà alla comunità dei fedeli e dei cittadini la "Natività di Nostro Signore", opera di Nicola Tullo, artista scomparso un anno fa. Conservata presso gli ambienti della Canonica, la Natività è una delle tre opere, insieme alla Crocifissione e alla Resurrezione, risalente agli anni dell'amministrazione parrocchiale di Don Cataldo Bevilacqua.
Difficile risalire a una datazione precisa, ciò che, invece, è decifrabile è l'interesse dell'artista bitontino per la spiritualità cristiana. Nicola Tullo, l'artista non solo dei grandi paesaggi pugliesi urbani e naturalistici, dei ritratti, delle titaniche figure mitologiche, delle nature morte, ma anche della spiritualità, della narrazione e, in generale, della conoscenza come unico strumento di disvelamento del senso della vita.
L'ambito religioso ha rappresentato per Tullo un notevole interesse: ne sono testimonianza le numerose opere conservate in ambito ecclesiastico, come San Pio da Pietrelcina in San Giovanni Rotondo, Maria Santissima Assunta in Scopoli-Foligno, Santa Maria di San Giovannino in Corato, così come opere destinate alla devozione privata.
Nella "Natività di Nostro Signore" il tema contenuto nei Vangeli di Matteo e di Luca è qui rievocato con forte spirito materico e profondissimo senso umano: la Sacra Famiglia giganteggia e sovrasta il perimetro della tela. San Giuseppe è un pastore che prefigura la missione di Gesù come "pastore degli uomini": ha le mani grandi e ossute, come quelle della Vergine che avvolgono il Bambino.
Alle spalle della Vergine si trovano l'asino e, più centrale, il bue. In alto l'angelo che ha annunciato il sacro Evento e, ai lati della Sacra Famiglia, delle moderne quinte scenografiche, che svelano all'uomo il Divino.
In questa rappresentazione così potente, dallo schema geometrico perfetto, che denota la sapiente conoscenza prospettica dell'artista, così come del disegno di cui ne padroneggia la grammatica, permettendosi di scompaginarla e reinventarla, Tullo unisce la grande tradizione delle pale d'altare con il recupero del classicismo novecentesco e delle Avanguardie storiche (gruppo Novecento, Valori Plastici, Metafisica). Così come ha più volte affermato l'architetto Pisani, studioso e critico d'arte, che faticosamente scinde l'affetto filiare per l'artista da un giudizio critico dell'opera, "Nicola Tullo è un artista intriso di Storia, ma proiettato nel futuro del Classico".
L'opera rimarrà esposta nella sala del Battistero della parrocchia di San Domenico fino al 6 gennaio 2025.
A cura di Simonetta Tullo
Difficile risalire a una datazione precisa, ciò che, invece, è decifrabile è l'interesse dell'artista bitontino per la spiritualità cristiana. Nicola Tullo, l'artista non solo dei grandi paesaggi pugliesi urbani e naturalistici, dei ritratti, delle titaniche figure mitologiche, delle nature morte, ma anche della spiritualità, della narrazione e, in generale, della conoscenza come unico strumento di disvelamento del senso della vita.
L'ambito religioso ha rappresentato per Tullo un notevole interesse: ne sono testimonianza le numerose opere conservate in ambito ecclesiastico, come San Pio da Pietrelcina in San Giovanni Rotondo, Maria Santissima Assunta in Scopoli-Foligno, Santa Maria di San Giovannino in Corato, così come opere destinate alla devozione privata.
Nella "Natività di Nostro Signore" il tema contenuto nei Vangeli di Matteo e di Luca è qui rievocato con forte spirito materico e profondissimo senso umano: la Sacra Famiglia giganteggia e sovrasta il perimetro della tela. San Giuseppe è un pastore che prefigura la missione di Gesù come "pastore degli uomini": ha le mani grandi e ossute, come quelle della Vergine che avvolgono il Bambino.
Alle spalle della Vergine si trovano l'asino e, più centrale, il bue. In alto l'angelo che ha annunciato il sacro Evento e, ai lati della Sacra Famiglia, delle moderne quinte scenografiche, che svelano all'uomo il Divino.
In questa rappresentazione così potente, dallo schema geometrico perfetto, che denota la sapiente conoscenza prospettica dell'artista, così come del disegno di cui ne padroneggia la grammatica, permettendosi di scompaginarla e reinventarla, Tullo unisce la grande tradizione delle pale d'altare con il recupero del classicismo novecentesco e delle Avanguardie storiche (gruppo Novecento, Valori Plastici, Metafisica). Così come ha più volte affermato l'architetto Pisani, studioso e critico d'arte, che faticosamente scinde l'affetto filiare per l'artista da un giudizio critico dell'opera, "Nicola Tullo è un artista intriso di Storia, ma proiettato nel futuro del Classico".
L'opera rimarrà esposta nella sala del Battistero della parrocchia di San Domenico fino al 6 gennaio 2025.
A cura di Simonetta Tullo