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Medici di base in pensione: l'odissea dei pazienti rimasti senza copertura medica

Poco personale, pratiche inevase. E i pazienti non sanno dove andare

Tre medici in pensione e i loro pazienti allo sbaraglio, in alcuni casi rimasti senza copertura almeno da una settimana, senza che ancora nessuno risponda alle loro richieste.

È quanto accade a Corato almeno dal 1 ottobre, ossia dal giorno in cui i pazienti di tre medici di base hanno dovuto comunicare agli uffici della Asl il "cambio" di medico. E per fortuna che molti dei pazienti sono stati avvertiti direttamente dai loro medici di famiglia dell'imminente pensionamento, perché stando a quanto riferito da alcuni dei pazienti rimasti "scoperti", dalla Asl non è arrivata alcuna comunicazione.

Ai tempi della pandemia tutto si è rallentato. Poter interloquire di persona con qualche addetto non è possibile. «Mandate una email» è la risposta che si sente spesso dire in quelle fortunate circostanze in cui si riesce a parlare al telefono con qualcuno. E poco importa se il paziente scoperto sia giovane o anziano, alfabetizzato o analfabeta, dotato di un indirizzo di posta elettronica o completamente a digiuno di esperienze digitali. Noi stessi, nel tentativo di comprendere che cosa stesse accadendo a quei pazienti che ci segnalavano la difficoltà a sapere a quale medico si è stati assegnati, non siamo stati fortunati a prendere la linea. La linea è occupata ed evidentemente dall'altro capo del telefono c'è chi senza sosta deve rispondere alle tante telefonate che arrivano.

Qualcuno fortunato ha già ricevuto la risposta via mail. Altri ancora attendono, tra cui anche una paziente ultra novantenne. È suo figlio a raccontarci le peripezie che ha dovuto fronteggiare, invano, per assegnare sua madre ad un altro medico. «Ho provveduto a inviare la mail per il cambio del medico. Cinque mail differenti per ogni componente della mia famiglia a cui si è aggiunta la mail per conto di mia madre. Per quattro di noi la pratica è andata a buon fine, per me e mia madre no. Cosa è accaduto non è dato sapere. Nessuno mi ha risposto».

Sta di fatto che la signora novantenne e suo figlio sono senza copertura medica dal 1 ottobre. E la signora, chiaramente per la sua età, necessità più di molti altri di un costante contatto con il suo medico di base. Ma chi è? Ancora non si sa.

Intanto la mail è stata inviata. Anche per conto della signora novantenne che di mail non aveva mai sentito parlare prima. Che l'unico rapporto con la tecnologia che ha è con il telecomando della tv e che ha la fortuna di avere un figlio o qualsiasi altra persona che lo ha fatto per conto suo.

Senza pensare che esistono tanti pazienti che lottano contro gravi malattie, per i quali anche l'ottenimento delle striscette per il controllo della glicemia diventa una odissea. Pazienti che necessitano di un rapporto quotidiano con il proprio medico di base perché impegnati in una lotta per la sopravvivenza e che non hanno tempo, energie e forze per doversi districare nei meandri della burocrazia. Chissà se per loro qualcuno ha risposto all'invito "inviate una mail" al quale sempre segue una brusca interruzione della telefonata.

Ma questo è un altro aspetto di cui - lo promettiamo - parleremo a brevissimo in maniera diffusa, specifica raccontando una esperienza diretta.

La chiusura al pubblico dovrebbe poter snellire il lavoro di ufficio che, invece, sembra essere ingolfato. Intanto, mentre l'impiegato studia.... il paziente muore.
  • ASL
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