Politica
Maria Fida Moro a Corato a sostegno di Labianca: «Dovete vincere perché io voglio giustizia»
On. Cesa: «Vincenzo Labianca si è messo al servizio della comunità, più alta forma di amore per la gente che va a rappresentare»
Corato - giovedì 10 settembre 2020
07.00 Sponsorizzato
La senatrice Maria Fida Moro, figlia di Aldo Moro, durante il suo tour elettorale in Puglia, è stata ospite del comitato centrale dell'Udc di Corato per sostenere la candidatura al consiglio regionale di Vincenzo Labianca. Ma non solo, sostenendo il progetto politico dell'Udc anche a livello nazionale ed europeo, la senatrice si batte a cuore aperto per chiedere risposte e giustizia per suo padre, per sé e per suo figlio.
Con il segretario nazionale on. Lorenzo Cesa si è parlato di competenze, esperienza maturata sul campo con anni di latitanza politica, al servizio della comunità, quali validi strumenti per saper agire politicamente sia a livello locale che a livello europeo, e di come i risultati regionali influiscano anche sulla situazione politica italiana.
«La cifra della distinzione politica fra centro sinistra e centro destra sta nella poca serietà di presentare ben 15 liste, facendo promesse che non saranno mai mantenute. Le 5 liste del centrodestra rappresentano la volontà di unire le forze per dare una mano, a livello regionale, a Fitto che ha grande responsabilità, credibilità e buon senso e rapporti a livello nazionale ed europeo che non possono che essere utili alla risoluzione dei problemi della regione. Emiliano non ha speso 2 miliardi di fondi europei 2014-2020, mancando quindi di dare risposte ai cittadini e ai giovani, privati di opportunità.
Il candidato coratino al consiglio regionale Vincenzo Labianca si è messo al servizio della comunità, ci ha messo la faccia, con lo spirito di un vero democristiano e questa è la più alta forma di amore per la gente che va a rappresentare».
Accompagnata dal segretario regionale regionale Udc Filippo Barattolo, Maria Fida Moro si è detta stanca di sentire solo belle parole su suo padre ma di non vederle concretizzarsi in azioni e risposte, «stanca delle istituzioni che se ne fregano di me, di mio figlio e di mio padre, e di conseguenza anche di tutti gli altri. Apprezzo sempre molto quando si ricorda mio padre, ma ricordarlo non mi basta più».
Ha parlato da mamma, la senatrice Moro, quella di Luca, l'unico nipotino che Aldo Moro ebbe la possibilità di conoscere e di cui lasciò scritto "la cosa più bella che la vita mi abbia donato e, poi, miseramente tolta". Luca è la vittima più piccola e innocente della tragedia, cronologicamente è l'ultimo testimone oculare rimasto e a suo nonno ha dedicato il libro "Mio nonno Aldo Moro". «Mio figlio il 18 settembre compie 45 anni, aveva 3 anni quando ha perso il nonno, aspetta giustizia e non ha avuto un giorno di felicità senza suo nonno».
E ha parlato da figlia: «siamo ad un punto di non ritorno, a 43 anni dalla morte di mio padre e a 16 anni dalla legge del 3 agosto 2004, n. 206 che riguarda i benefici per le vittime di terrorismo che è stata applicata per ogni tipo di terrorismo tranne che per il caso di Aldo Moro. Se questo non vi fa inorridire» - le sue parole forti e dirette alle coscienze di chi non si è mobilitato, non ha smosso mari e monti per esigere giustizia.
«Gli italiani e i pugliesi sono corresponsabili dell'assenza di Aldo Moro non perché lo volessero morto ma perché non si sono impuntati, papà è stato abbandonato da chi aveva paura, chi temeva di far danni, chi non voleva, chi era contento che andasse così. Ma la cosa terribile non è che sia stato ucciso - si sofferma la Moro - ma il modo: con 12 colpi di pistola attorno al cuore che lo hanno lasciato agonizzante e cosciente per più di un'ora. Allora io sono stanca di sentire solo belle parole di ricordo su di lui, ma cosa avete fatto per lui? Dovete vincere - rivolgendosi ai candidati Udc - perché io voglio giustizia e la voglio dal popolo italiano».
«Ricordiamo tutti la visita di Moro, allora Presidente del Consiglio, nella nostra città e ricordiamo ciò che ha fatto per la Puglia - ha aggiunto il Gino Perrone - nel mondo è mancata la voce di Aldo Moro».
Con il segretario nazionale on. Lorenzo Cesa si è parlato di competenze, esperienza maturata sul campo con anni di latitanza politica, al servizio della comunità, quali validi strumenti per saper agire politicamente sia a livello locale che a livello europeo, e di come i risultati regionali influiscano anche sulla situazione politica italiana.
«La cifra della distinzione politica fra centro sinistra e centro destra sta nella poca serietà di presentare ben 15 liste, facendo promesse che non saranno mai mantenute. Le 5 liste del centrodestra rappresentano la volontà di unire le forze per dare una mano, a livello regionale, a Fitto che ha grande responsabilità, credibilità e buon senso e rapporti a livello nazionale ed europeo che non possono che essere utili alla risoluzione dei problemi della regione. Emiliano non ha speso 2 miliardi di fondi europei 2014-2020, mancando quindi di dare risposte ai cittadini e ai giovani, privati di opportunità.
Il candidato coratino al consiglio regionale Vincenzo Labianca si è messo al servizio della comunità, ci ha messo la faccia, con lo spirito di un vero democristiano e questa è la più alta forma di amore per la gente che va a rappresentare».
Accompagnata dal segretario regionale regionale Udc Filippo Barattolo, Maria Fida Moro si è detta stanca di sentire solo belle parole su suo padre ma di non vederle concretizzarsi in azioni e risposte, «stanca delle istituzioni che se ne fregano di me, di mio figlio e di mio padre, e di conseguenza anche di tutti gli altri. Apprezzo sempre molto quando si ricorda mio padre, ma ricordarlo non mi basta più».
Ha parlato da mamma, la senatrice Moro, quella di Luca, l'unico nipotino che Aldo Moro ebbe la possibilità di conoscere e di cui lasciò scritto "la cosa più bella che la vita mi abbia donato e, poi, miseramente tolta". Luca è la vittima più piccola e innocente della tragedia, cronologicamente è l'ultimo testimone oculare rimasto e a suo nonno ha dedicato il libro "Mio nonno Aldo Moro". «Mio figlio il 18 settembre compie 45 anni, aveva 3 anni quando ha perso il nonno, aspetta giustizia e non ha avuto un giorno di felicità senza suo nonno».
E ha parlato da figlia: «siamo ad un punto di non ritorno, a 43 anni dalla morte di mio padre e a 16 anni dalla legge del 3 agosto 2004, n. 206 che riguarda i benefici per le vittime di terrorismo che è stata applicata per ogni tipo di terrorismo tranne che per il caso di Aldo Moro. Se questo non vi fa inorridire» - le sue parole forti e dirette alle coscienze di chi non si è mobilitato, non ha smosso mari e monti per esigere giustizia.
«Gli italiani e i pugliesi sono corresponsabili dell'assenza di Aldo Moro non perché lo volessero morto ma perché non si sono impuntati, papà è stato abbandonato da chi aveva paura, chi temeva di far danni, chi non voleva, chi era contento che andasse così. Ma la cosa terribile non è che sia stato ucciso - si sofferma la Moro - ma il modo: con 12 colpi di pistola attorno al cuore che lo hanno lasciato agonizzante e cosciente per più di un'ora. Allora io sono stanca di sentire solo belle parole di ricordo su di lui, ma cosa avete fatto per lui? Dovete vincere - rivolgendosi ai candidati Udc - perché io voglio giustizia e la voglio dal popolo italiano».
«Ricordiamo tutti la visita di Moro, allora Presidente del Consiglio, nella nostra città e ricordiamo ciò che ha fatto per la Puglia - ha aggiunto il Gino Perrone - nel mondo è mancata la voce di Aldo Moro».