Vita di Città
Luca Mazzone a Corato per "Le sfide (im)possibili. Il trauma e la nascita di un campione
Il campione olimpico si racconta alla tavola rotonda organizzata dal Lions Club Castel del Monte
Corato - venerdì 5 ottobre 2018
22.15
La vita di ogni uomo si sa, è un viaggio dal percorso incerto, dal cammino insidioso, una via tortuosa ricca di ostacoli e prove da superare, una continua sfida alla quale ognuno di noi è tenuto a rispondere con le proprie forze.
Alle volte però, la vita può riservare sfide apparentemente insuperabili , di fronte alle quali difficilmente si riescono a trovare le forze fisiche e psichiche con le quali andare avanti, con le quali dire "si" alla vita, aggrapparsi ad essa ed uscirne vincitori. Le chiamiamo "sfide impossibili", o meglio preferiamo pensare che lo siano…
Ed è proprio "Le sfide (im)possibili" il nome dell'evento organizzato dal Lions Club Castel del Monte Host e patrocinato dal Comune di Corato, che questa sera si è tenuto nella "Sala verde" di Palazzo San Cataldo, evento al quale tra gli altri ha preso parte Luca Mazzone nuotatore e paraciclista italiano, nella cui carriera sportiva ha vinto due medaglie d'argento nel nuoto ai Giochi paralimpici di Sydney 2000, due ori e un argento ai Giochi paralimpici di Rio de Janeiro 2016 nel paraciclismo, nonché dodici titoli mondiali.
Comprendere i meccanismi che si innescano nella mente umana quando avvengono eventi sconvolgenti e conoscere le risorse di cui disponiamo per affrontare queste situazioni, questo l'obbiettivo della "tavola rotonda" a cui ha partecipato anche Stella Morgese psicoterapeuta e psicoanalista che ripercorrendo la storia di Luca, ha aiutato a chiarire alcuni aspetti della psiche umana che di fronte al sorgere di un trauma, è costretta a reagire.
E la storia di Luca è un racconto emozionante, un esempio non solo per chi come lui si ritrova costretto ad affrontare un handicap fisico, ma per tutti, perche Luca è un modello da seguire, un modello di tenacia, di forza di volontà, di ostinazione, Luca è un uomo che ha preso di petto la sua sfida (im)possibile e ne è uscito vincitore.
Sin da giovane Luca Mazzone, originario di Terlizzi, è stato sempre appassionato di sport: dal sollevamento pesi al bodybuilding, ma anche pugilato e calcio, insomma, lo sport era la sua vita. Era, perché il 5 luglio del 1990 avvenne un terribile incidente che ha segnato fortemente la vita del ragazzo : Luca era a Giovinazzo, al mare e mentre si divertiva con i suoi amici accadde che, per via di un tuffo urta contro uno scoglio e subisce una lesione midollare che lo rende paraplegico.
Ecco la sfida impossibile: un ragazzo energico, amante dello sport, un body builder abituato a sollevare quintali, si ritrova immobile in un letto di ospedale, incapace di sollevare un cucchiaio per poter mangiare autonomamente. Una storia straziante dal finale amaro o così poteva essere se Luca si fosse arreso al suo destino. Ma così non è stato.
"Sono stato ricoverato per un anno a Marsiglia in un centro di riabilitazione dove piano piano ho ritrovato la motivazione" ma non solo, Luca dice anche che li, in quel centro, dopo aver lottato contro la sua malattia ma anche contro se stesso, contro lo sconforto per aver perso la sua vecchia vita, le sue passioni, ha ritrovato i suoi sogni, la sua voglia di tornare a vivere.
Tornato in Italia infatti, proprio qui a Corato nel 1993 Luca afferma di "aver riscattato il suo debito con l'acqua" riscoprendo la sua vecchia passione per il nuoto. Proprio allora infatti, apriva i battenti a Corato il vecchio "Diamond" munito di piscine che di li a poco sarebbe divenuto per Luca una seconda casa: "Cosa sarebbe stato di me se non avessi aperto quella porta della piscina, quella porta che mi ha aperto un mondo" afferma il campione olimpico che tra l'altro grazie alla piscina ha incontrato quella che oggi è diventata sua moglie.
Ecco quindi che comincia a delinearsi la storia di un campione ma prima ancora la storia di un uomo che non si è fatto abbattere dal suo destino nefasto, anzi lo ha combattuto fino ad uscirne vincitore.
In realtà come Luca stesso racconta, agli inizi non è stato per nulla facile: "Durante la mia prima esperienza in piscina, le gambe andavano a fondo da sole, come se mi fossero legati attorno dei pesi. Fu l'intuizione del mio istruttore di farmi utilizzare le pinne, che mi permise di ricominciare a nuotare, e col tempo di allenarmi fino a farmi abbandonare le pinne e farmi riacquistare a pieno la passione per il nuoto".
"Lo sport produce la dopamina, la molecola della felicità che reca soddisfazione in chi lo pratica" puntualizza dal punto di vista scientifico Stella Morgese, precisando però che in realtà è stato proprio il carattere di Luca, la sua testardaggine, ma soprattutto la sua rabbia a permettergli di superare il suo trauma: "Subito un trauma ci sono tre possibilità di reazione" spiega la psicoterapeuta: "O ci si arrende ad esso, abbandonandosi su un divano e riconoscendo l'impossibilità di superamento della propria sfida, o si cerca di negare il trauma scivolando in uno stato che potremmo definire di isolamento. C'è però una terza via, la via che ha scelto Luca, affrontare il trauma con la tenacia e la rabbia necessarie per vincere la sfida. "Dopo l'incidente non volevo sentirmi come una bambola di pezza" è solito affermare il campione.
In effetti la rabbia aiuta ad evadere dalla prigione dell'impossibile e conoscendo Luca, ascoltando la sua storia porgendo uno sguardo ai risultati che è riuscito a raggiungere, appare quasi imbarazzante parlare di sfide impossibili poiché se è effettivamente impossibile riuscire a curare un handicap di tale livello, ciò non implica una rinuncia al piacere, ai propri sogni, alla propria vita.
Luca, "il testone" come lo chiama suo fratello ironizzando sulla sua testardaggine , inizialmente pareva uscire sconfitto dalla sua sfida ma è riuscito ad ottenere la sua rivincita. Si è vendicato dell'acqua e proprio grazie all'acqua ha ripreso a vivere trionfando su qualcosa che inizialmente lo aveva sconfitto. Luca è diventato campione. Si è risollevato grazie allo sport al quale sempre sarà grato ma in un certo senso anche Luca ha dato tanto allo sport.
Ma la storia di Luca Mazzone è anche la storia di un ragazzo del sud che si trova da solo a dover affrontare il suo problema senza l'aiuto delle istituzioni: "Con una pensione minima di invalidità mi sono dovuto allenare da solo e sempre da solo ho acquistato le attrezzature per il nuoto e per l'handbike grazie alle quali sono poi riuscito a gareggiare per i titoli mondiali e olimpici" afferma oggi il campione che attualmente è fortemente impegnato socialmente nell'ambito di progetti per l'abbattimento delle barriere architettoniche.
Proprio in questo campo, assieme all'architetto Marzulli, Luca Mazzone ha messo su un progetto di abbattimento delle barriere architettoniche per l'accesso al mare, utile a chi soffre di handicap fisici ma anche a tutti coloro che per un motivo o per un altro hanno difficoltà a godere delle spiaggia per un accesso non alla portata di tutti. Nello specifico si tratta della creazione di un percorso in pendenza alternativo alle scale, da istallare a Giovinazzo in zona "Trincea", un progetto utile anche al fine di valorizzare la spiaggia.
Che la storia di Luca Mazzone sia un esempio per tutti coloro che come lui si trovano costretti a subire un trauma, ma anche un monito per le istituzioni affinchè si rendano più presenti e più obbiettivi nel adempiere alla salvaguardia della vita.
Alle volte però, la vita può riservare sfide apparentemente insuperabili , di fronte alle quali difficilmente si riescono a trovare le forze fisiche e psichiche con le quali andare avanti, con le quali dire "si" alla vita, aggrapparsi ad essa ed uscirne vincitori. Le chiamiamo "sfide impossibili", o meglio preferiamo pensare che lo siano…
Ed è proprio "Le sfide (im)possibili" il nome dell'evento organizzato dal Lions Club Castel del Monte Host e patrocinato dal Comune di Corato, che questa sera si è tenuto nella "Sala verde" di Palazzo San Cataldo, evento al quale tra gli altri ha preso parte Luca Mazzone nuotatore e paraciclista italiano, nella cui carriera sportiva ha vinto due medaglie d'argento nel nuoto ai Giochi paralimpici di Sydney 2000, due ori e un argento ai Giochi paralimpici di Rio de Janeiro 2016 nel paraciclismo, nonché dodici titoli mondiali.
Comprendere i meccanismi che si innescano nella mente umana quando avvengono eventi sconvolgenti e conoscere le risorse di cui disponiamo per affrontare queste situazioni, questo l'obbiettivo della "tavola rotonda" a cui ha partecipato anche Stella Morgese psicoterapeuta e psicoanalista che ripercorrendo la storia di Luca, ha aiutato a chiarire alcuni aspetti della psiche umana che di fronte al sorgere di un trauma, è costretta a reagire.
E la storia di Luca è un racconto emozionante, un esempio non solo per chi come lui si ritrova costretto ad affrontare un handicap fisico, ma per tutti, perche Luca è un modello da seguire, un modello di tenacia, di forza di volontà, di ostinazione, Luca è un uomo che ha preso di petto la sua sfida (im)possibile e ne è uscito vincitore.
Sin da giovane Luca Mazzone, originario di Terlizzi, è stato sempre appassionato di sport: dal sollevamento pesi al bodybuilding, ma anche pugilato e calcio, insomma, lo sport era la sua vita. Era, perché il 5 luglio del 1990 avvenne un terribile incidente che ha segnato fortemente la vita del ragazzo : Luca era a Giovinazzo, al mare e mentre si divertiva con i suoi amici accadde che, per via di un tuffo urta contro uno scoglio e subisce una lesione midollare che lo rende paraplegico.
Ecco la sfida impossibile: un ragazzo energico, amante dello sport, un body builder abituato a sollevare quintali, si ritrova immobile in un letto di ospedale, incapace di sollevare un cucchiaio per poter mangiare autonomamente. Una storia straziante dal finale amaro o così poteva essere se Luca si fosse arreso al suo destino. Ma così non è stato.
"Sono stato ricoverato per un anno a Marsiglia in un centro di riabilitazione dove piano piano ho ritrovato la motivazione" ma non solo, Luca dice anche che li, in quel centro, dopo aver lottato contro la sua malattia ma anche contro se stesso, contro lo sconforto per aver perso la sua vecchia vita, le sue passioni, ha ritrovato i suoi sogni, la sua voglia di tornare a vivere.
Tornato in Italia infatti, proprio qui a Corato nel 1993 Luca afferma di "aver riscattato il suo debito con l'acqua" riscoprendo la sua vecchia passione per il nuoto. Proprio allora infatti, apriva i battenti a Corato il vecchio "Diamond" munito di piscine che di li a poco sarebbe divenuto per Luca una seconda casa: "Cosa sarebbe stato di me se non avessi aperto quella porta della piscina, quella porta che mi ha aperto un mondo" afferma il campione olimpico che tra l'altro grazie alla piscina ha incontrato quella che oggi è diventata sua moglie.
Ecco quindi che comincia a delinearsi la storia di un campione ma prima ancora la storia di un uomo che non si è fatto abbattere dal suo destino nefasto, anzi lo ha combattuto fino ad uscirne vincitore.
In realtà come Luca stesso racconta, agli inizi non è stato per nulla facile: "Durante la mia prima esperienza in piscina, le gambe andavano a fondo da sole, come se mi fossero legati attorno dei pesi. Fu l'intuizione del mio istruttore di farmi utilizzare le pinne, che mi permise di ricominciare a nuotare, e col tempo di allenarmi fino a farmi abbandonare le pinne e farmi riacquistare a pieno la passione per il nuoto".
"Lo sport produce la dopamina, la molecola della felicità che reca soddisfazione in chi lo pratica" puntualizza dal punto di vista scientifico Stella Morgese, precisando però che in realtà è stato proprio il carattere di Luca, la sua testardaggine, ma soprattutto la sua rabbia a permettergli di superare il suo trauma: "Subito un trauma ci sono tre possibilità di reazione" spiega la psicoterapeuta: "O ci si arrende ad esso, abbandonandosi su un divano e riconoscendo l'impossibilità di superamento della propria sfida, o si cerca di negare il trauma scivolando in uno stato che potremmo definire di isolamento. C'è però una terza via, la via che ha scelto Luca, affrontare il trauma con la tenacia e la rabbia necessarie per vincere la sfida. "Dopo l'incidente non volevo sentirmi come una bambola di pezza" è solito affermare il campione.
In effetti la rabbia aiuta ad evadere dalla prigione dell'impossibile e conoscendo Luca, ascoltando la sua storia porgendo uno sguardo ai risultati che è riuscito a raggiungere, appare quasi imbarazzante parlare di sfide impossibili poiché se è effettivamente impossibile riuscire a curare un handicap di tale livello, ciò non implica una rinuncia al piacere, ai propri sogni, alla propria vita.
Luca, "il testone" come lo chiama suo fratello ironizzando sulla sua testardaggine , inizialmente pareva uscire sconfitto dalla sua sfida ma è riuscito ad ottenere la sua rivincita. Si è vendicato dell'acqua e proprio grazie all'acqua ha ripreso a vivere trionfando su qualcosa che inizialmente lo aveva sconfitto. Luca è diventato campione. Si è risollevato grazie allo sport al quale sempre sarà grato ma in un certo senso anche Luca ha dato tanto allo sport.
Ma la storia di Luca Mazzone è anche la storia di un ragazzo del sud che si trova da solo a dover affrontare il suo problema senza l'aiuto delle istituzioni: "Con una pensione minima di invalidità mi sono dovuto allenare da solo e sempre da solo ho acquistato le attrezzature per il nuoto e per l'handbike grazie alle quali sono poi riuscito a gareggiare per i titoli mondiali e olimpici" afferma oggi il campione che attualmente è fortemente impegnato socialmente nell'ambito di progetti per l'abbattimento delle barriere architettoniche.
Proprio in questo campo, assieme all'architetto Marzulli, Luca Mazzone ha messo su un progetto di abbattimento delle barriere architettoniche per l'accesso al mare, utile a chi soffre di handicap fisici ma anche a tutti coloro che per un motivo o per un altro hanno difficoltà a godere delle spiaggia per un accesso non alla portata di tutti. Nello specifico si tratta della creazione di un percorso in pendenza alternativo alle scale, da istallare a Giovinazzo in zona "Trincea", un progetto utile anche al fine di valorizzare la spiaggia.
Che la storia di Luca Mazzone sia un esempio per tutti coloro che come lui si trovano costretti a subire un trauma, ma anche un monito per le istituzioni affinchè si rendano più presenti e più obbiettivi nel adempiere alla salvaguardia della vita.