Speciale
L'appello al voto di Carmela Minuto
La candidata al Senato per il centrodestra si rivolge ai cittadini
Corato - venerdì 2 marzo 2018
16.42 Comunicato Stampa
Questa campagna elettorale può dirsi ormai conclusa. Ormai mi conoscete bene: non sarà l'ultima, perché quando la politica non è bramosia di potere ma è spirito di servizio, si può vincere o meno, l'importante è non voltare le spalle a chi da venticinque anni crede in te.
È stata una campagna dura ma bella.
Dura nel raccogliere le lacrime di chi non ha un lavoro o di chi un lavoro ce l'ha ma comunque non ce la fa.
Bella nel conoscere tanti giovani che invece, partendo dal nulla o dal poco, sono riusciti ad affermarsi grazie ad una start-up o a un lavoro artigiano, uno di quelli che diventano sempre più rari e dunque più remunerativi.
È stata una campagna sul lavoro.
Quando visiti le grandi industrie non puoi inventare sciocchezze: gli argomenti o ci sono o non si possono improvvisare. Quella dei prossimi 5 anni è una partita giocata con i lavoratori del mare, della terra e dell'industria ai quali occorre offrire prospettive ben precise.
È stata purtroppo anche la campagna del trasformismo.
Penso a chi da Forza Italia o dall'UDC oggi lancia cuoricini al PD o inneggia al M5S solo perché non accetta la voglia di rinnovamento e finge di non comprendere che forse era giunto il momento di chiudere col passato e favorire il giusto avvicendamento generazionale.
È stata la campagna che ha visto infittirsi i cambi di casacca.
Sarebbe anche divertente se non fosse patetico vedere ciò che si mischia attorno ad un PD che esprime candidati e raccatta capibastone che a sinistra non ci sono mai stati, ma proprio mai.
È stata la campagna dell'improvvisazione.
Orde di esperti tuttologi a 5 stelle che, in mancanza di un programma ben definito, inseguivano la notizia del giorno per inventare ogni volta una ricetta diversa. Un calderone di proposte incoerenti tra loro buone solo a fare fumo da gettare negli occhi degli elettori. Bene, io spero che la rabbia e la rassegnazione del classico "tanto non cambia niente" lascino il posto alla voglia di cambiare le cose in prima persona esercitando il diritto al voto. Non lasciamo le urne vuote, riempiamole delle nostre richieste, cerchiamo nelle urne del 4 marzo le risposte per il futuro del nostro Paese. Votiamo compatti per la coalizione di Silvio Berlusconi, l'unica con i numeri per governare l'Italia. L'unica in grado di realizzare un programma FORTE e CHIARO, dalla parte di chi è in difficoltà, di chi cerca un lavoro, e di chi il lavoro lo vuole creare ma senza essere sommerso dalle tasse. Mahatma Ghandi diceva: "Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci".
Ecco, io sento di avere già vinto la mia personale sfida perché ho dimostrato che non serve essere sudditi di nessuno per fare una campagna elettorale onesta ed entrare così nel cuore delle persone.
Grazie, ci vediamo domenica.
È stata una campagna dura ma bella.
Dura nel raccogliere le lacrime di chi non ha un lavoro o di chi un lavoro ce l'ha ma comunque non ce la fa.
Bella nel conoscere tanti giovani che invece, partendo dal nulla o dal poco, sono riusciti ad affermarsi grazie ad una start-up o a un lavoro artigiano, uno di quelli che diventano sempre più rari e dunque più remunerativi.
È stata una campagna sul lavoro.
Quando visiti le grandi industrie non puoi inventare sciocchezze: gli argomenti o ci sono o non si possono improvvisare. Quella dei prossimi 5 anni è una partita giocata con i lavoratori del mare, della terra e dell'industria ai quali occorre offrire prospettive ben precise.
È stata purtroppo anche la campagna del trasformismo.
Penso a chi da Forza Italia o dall'UDC oggi lancia cuoricini al PD o inneggia al M5S solo perché non accetta la voglia di rinnovamento e finge di non comprendere che forse era giunto il momento di chiudere col passato e favorire il giusto avvicendamento generazionale.
È stata la campagna che ha visto infittirsi i cambi di casacca.
Sarebbe anche divertente se non fosse patetico vedere ciò che si mischia attorno ad un PD che esprime candidati e raccatta capibastone che a sinistra non ci sono mai stati, ma proprio mai.
È stata la campagna dell'improvvisazione.
Orde di esperti tuttologi a 5 stelle che, in mancanza di un programma ben definito, inseguivano la notizia del giorno per inventare ogni volta una ricetta diversa. Un calderone di proposte incoerenti tra loro buone solo a fare fumo da gettare negli occhi degli elettori. Bene, io spero che la rabbia e la rassegnazione del classico "tanto non cambia niente" lascino il posto alla voglia di cambiare le cose in prima persona esercitando il diritto al voto. Non lasciamo le urne vuote, riempiamole delle nostre richieste, cerchiamo nelle urne del 4 marzo le risposte per il futuro del nostro Paese. Votiamo compatti per la coalizione di Silvio Berlusconi, l'unica con i numeri per governare l'Italia. L'unica in grado di realizzare un programma FORTE e CHIARO, dalla parte di chi è in difficoltà, di chi cerca un lavoro, e di chi il lavoro lo vuole creare ma senza essere sommerso dalle tasse. Mahatma Ghandi diceva: "Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci".
Ecco, io sento di avere già vinto la mia personale sfida perché ho dimostrato che non serve essere sudditi di nessuno per fare una campagna elettorale onesta ed entrare così nel cuore delle persone.
Grazie, ci vediamo domenica.