Associazioni
Intervista ad Adriana Moreira, presidente di Maniunite, al termine del progetto "Ponti"
L'associazione, nata nel 2023, è vicina alle donne vittima di violenza
Corato - martedì 10 dicembre 2024
14.16
Il Progetto "Ponti: Piccoli Cittadini, Grande Coinvolgimento", si è concluso ufficialmente con il Magic Show di venerdì 6 dicembre. Organizzato dall'associazione Maniunite, con il contributo di associazione Macaranga APS, Guardie per l'Ambiente, Innesti e Regione Puglia, Ponti ha visto protagonisti i bambini, con svariate attività laboratoriali. Noi di Coratoviva abbiamo intervistato la presidente dell'associazione Adriana Moreira, per parlare di questa lodevole iniziativa e non solo.
Adriana, partiamo dall'inizio. Cos'è Maniunite e come nasce?
«Maniunite nasce nel 2023, dalla volontà di creare un senso di comunità per gli stranieri che si trovavano a vivere lontano da casa. All'inizio eravamo un piccolo gruppo di migranti, uniti dal bisogno di sentirci vicini, di festeggiare insieme e supportarci. Con il tempo, però, ci siamo resi conto che potevamo fare molto di più. Personalmente, avendo vissuto la violenza di genere, ho deciso di ampliare gli obiettivi dell'associazione per aiutare altre donne in difficoltà. Oggi Maniunite si rivolge principalmente alle donne vittime di violenza, ma siamo vicini anche a minoranze etniche e alle fasce più deboli della società. Guardando indietro, tutte le difficoltà incontrate si dissolvono di fronte ai risultati raggiunti in appena un anno di attività. Ma non ci fermiamo qui: abbiamo ancora tanto da fare».
Il progetto Ponti è l'ultima iniziativa lanciata dall'associazione. Ce ne parla?
«Certamente. Ponti è un progetto dedicato ai bambini, perché dietro ogni donna vittima di violenza, spesso ci sono dei bambini che ne sono spettatori o vittime indirette. Abbiamo organizzato laboratori per la risoluzione dei conflitti, spazi in cui i bambini, indipendentemente dal loro ceto sociale o origine, hanno potuto esprimersi liberamente. Mi ha colpito in particolare una bambina che, durante un incontro, è scoppiata a piangere non appena ha sentito parlare di violenza. È stato un momento toccante che ci ha ricordato quanto tutto sia connesso. I bambini sono spesso la parte più fragile, ma anche quella più capace di cambiare il mondo se ricevono le giuste attenzioni».
Che riscontro ha avuto il progetto nella comunità?
«Devo ammettere che non ci aspettavamo un impatto così profondo, soprattutto a Corato. Abbiamo visto bambini di contesti sociali diversissimi collaborare senza pregiudizi, figli di medici giocare con bambini seguiti dai servizi sociali. È stato straordinario. Rifarei questo progetto mille volte».
Come inviterebbe le persone ad associarsi a questa realtà?
«Non mi piace il termine "associarsi". Preferisco parlare di coinvolgimento. A chi ha una vita apparentemente perfetta dico: c'è chi non ce l'ha, e tu puoi fare qualcosa per aiutarli. Questo è il messaggio che vorrei trasmettere».
Cosa c'è nel futuro di Maniunite?
«Abbiamo tanti progetti in cantiere, ma per scaramanzia preferisco non anticipare nulla (ride, ndr). Posso solo dire che siamo più motivati che mai».