Arti e Professioni
Il Consiglio giudiziario distrettuale verso la soppressione del ‘diritto di tribuna’ per i consiglieri laici
Stefanì (OA Bari): “Grave strappo a livello distrettuale nei rapporti istituzionali tra Magistratura e Avvocatura”
Corato - giovedì 17 dicembre 2020
Comunicato Stampa
"È in atto a livello distrettuale un gravissimo strappo nei rapporti istituzionali tra gli organi di rappresentanza della Magistratura e dell'Avvocatura, da sempre improntati a un sereno confronto e al dialogo costruttivo". A temere lo strappo è il presidente dell'Ordine degli Avvocati di Bari Giovanni Stefanì, firmatario, insieme ai presidenti degli Ordini di Foggia e Trani, di un recente 'deliberato' comune ai tre fori; in esso si stigmatizza il primo importante atto che vorrebbe adottare il nuovo Consiglio Giudiziario del Distretto di Bari, l'organo territoriale del Consiglio Superiore della Magistratura impegnato nella gestione organizzativa della Giurisdizione della Corte d'Appello di Bari e, attraverso il suo consiglio ristretto, in valutazioni professionali e disciplinari riguardanti i magistrati.
Dopo neppure un mese dal loro insediamento - aggiunge Stefanì - i componenti togati del Consiglio Giudiziario Distrettuale intendono sopprimere il cosiddetto "diritto di tribuna" nei consigli ristretti per i quattro componenti laici, tre avvocati e un accademico, così segnando una brutta retromarcia della magistratura barese. Quanto sta succedendo nel nostro Distretto tradisce l'inaccettabile idea che l'Avvocatura sia da considerarsi soggetto estraneo alla Giurisdizione e che quest'ultima sia patrimonio nell'esclusiva disponibilità della Magistratura. Auspichiamo, dunque, che i proponenti recedano da questo infausto proposito, di una arretratezza concettuale e culturale sconfinata; se così non fosse, sarebbe inevitabilmente compromessa la sinergica collaborazione tra le componenti della Giurisdizione, non essendo disposta l'Avvocatura a essere confinata al subalterno ruolo di ospite indesiderato".
Nel deliberato dei Consigli degli ordini forensi di Bari, Foggia e Trani si evidenzia lo sconcerto per il retro-front del Consiglio Giudiziario del Distretto barese su quel diritto introdotto anni addietro con una riforma intervenuta nel frattempo nella maggioranza delle Corti d'Appello italiane (ben 15 su 26); e mentre in Parlamento è in discussione un disegno di legge che, oltre a riconoscere sicuramente il 'diritto di tribuna' ai componenti laici, potrebbe loro attribuire anche il diritto di voto.
"Rinchiudersi nel segreto della camera di consiglio – è scritto nel deliberato - costituisce un enorme passo indietro della Magistratura proprio nei confronti dei cittadini, in nome dei quali viene esercitata la funzione giudiziaria. Gli avvocati in rappresentanza dei cittadini costituiscono una risorsa da valorizzare anche e soprattutto all'interno degli organi di gestione della Giurisdizione e di controllo sull'operato della Magistratura proprio perché portatori di interessi generali e scevri da condizionamenti di appartenenza alla stessa compagine professionale".
"In un momento in cui la Magistratura dovrebbe dimostrare apertura nei confronti della collettività per riconquistarne la fiducia – conclude Stefanì – sembra, invece, volersi chiudere in una torre d'avorio, al riparo da giudizi e controlli; un atteggiamento che fa trasparire anche una preconcetta e profonda disistima nei confronti dell'Avvocatura in generale, dei Consigli dell'Ordine e, infine, dei Consiglieri giudiziari laici".
Dopo neppure un mese dal loro insediamento - aggiunge Stefanì - i componenti togati del Consiglio Giudiziario Distrettuale intendono sopprimere il cosiddetto "diritto di tribuna" nei consigli ristretti per i quattro componenti laici, tre avvocati e un accademico, così segnando una brutta retromarcia della magistratura barese. Quanto sta succedendo nel nostro Distretto tradisce l'inaccettabile idea che l'Avvocatura sia da considerarsi soggetto estraneo alla Giurisdizione e che quest'ultima sia patrimonio nell'esclusiva disponibilità della Magistratura. Auspichiamo, dunque, che i proponenti recedano da questo infausto proposito, di una arretratezza concettuale e culturale sconfinata; se così non fosse, sarebbe inevitabilmente compromessa la sinergica collaborazione tra le componenti della Giurisdizione, non essendo disposta l'Avvocatura a essere confinata al subalterno ruolo di ospite indesiderato".
Nel deliberato dei Consigli degli ordini forensi di Bari, Foggia e Trani si evidenzia lo sconcerto per il retro-front del Consiglio Giudiziario del Distretto barese su quel diritto introdotto anni addietro con una riforma intervenuta nel frattempo nella maggioranza delle Corti d'Appello italiane (ben 15 su 26); e mentre in Parlamento è in discussione un disegno di legge che, oltre a riconoscere sicuramente il 'diritto di tribuna' ai componenti laici, potrebbe loro attribuire anche il diritto di voto.
"Rinchiudersi nel segreto della camera di consiglio – è scritto nel deliberato - costituisce un enorme passo indietro della Magistratura proprio nei confronti dei cittadini, in nome dei quali viene esercitata la funzione giudiziaria. Gli avvocati in rappresentanza dei cittadini costituiscono una risorsa da valorizzare anche e soprattutto all'interno degli organi di gestione della Giurisdizione e di controllo sull'operato della Magistratura proprio perché portatori di interessi generali e scevri da condizionamenti di appartenenza alla stessa compagine professionale".
"In un momento in cui la Magistratura dovrebbe dimostrare apertura nei confronti della collettività per riconquistarne la fiducia – conclude Stefanì – sembra, invece, volersi chiudere in una torre d'avorio, al riparo da giudizi e controlli; un atteggiamento che fa trasparire anche una preconcetta e profonda disistima nei confronti dell'Avvocatura in generale, dei Consigli dell'Ordine e, infine, dei Consiglieri giudiziari laici".