Attualità
Il "caso" Miss Italia porta Corato al centro dell'attenzione mediatica
Il Sindaco De Benedittis ha rivelato il motivo della mancata concessione del patrocinio all'evento
Corato - sabato 2 luglio 2022
18.00
Tempesta in un bicchier d'acqua o questione tutt'altro che di lana caprina? La mancata partecipazione di rappresentanti dell'amministrazione comunale alla tappa coratina di Miss Italia, tenutasi domenica 26 giugno in piazza Cesare Battisti, non ha suscitato particolare clamore tanto che è parso anche superfluo rimarcarlo nel resoconto pubblicato martedì da CoratoViva (link all'articolo). Gli impegni, si sa, non sempre permettono una presenza fisica e del resto la data scelta dagli organizzatori era coincidente con i ballottaggi per le elezioni amministrative in alcune città: immaginare anche il personale politico di Corato "distratto" dall'attesa del risultato delle urne non era del tutto da escludere.
Il "caso" è scoppiato martedì 28 giugno, durante i lavori del consiglio comunale, quando il Sindaco Corrado De Benedittis ha replicato ai quesiti rivolti dall'esponente di minoranza Vito Bovino rivelando di non aver concesso il patrocinio del Comune ai promotori dell'iniziativa - che si è svolta senza intoppi - perché «maschilista» e «frutto di una concezione consumistica e molto discutibile della bellezza femminile».
Tanto è bastato a De Benedittis per "guadagnare" l'attenzione di alcuni giornali - specie dell'area di centrodestra come "Il secolo d'Italia", "Il primato nazionale", "Libero" - oltre che del sito Dagospia. La vicenda si è spostata sul piano della contrapposizione con il centrosinistra, arco di riferimento del Sindaco di Corato, della sua Giunta e della maggioranza consiliare.
Il capo dell'amministrazione, nel corso di un successivo intervento durante una trasmissione radiofonica, ha intanto evidenziato come la struttura dell'ente abbia «garantito il pieno svolgimento della manifestazione offrendo tutto il supporto logistico necessario. Il patrocinio, invece, non è stato concesso perché riteniamo sia giunto il momento che la politica recuperi il ruolo di stimolo propulsivo in relazione alla necessità di cambiare il modo di pensare e concepire la bellezza». De Benedittis ha tenuto a precisare: «Non c'è alcun intento polemico nei confronti dell'evento, al quale abbiamo dato il pieno riconoscimento. Non si tratta di coprire i corpi ma al contrario desideriamo affermare il diritto a scoprirsi e di non essere per questo giudicati o stigmatizzati in "ragione" di canoni che riteniamo superati».
Il "caso" è scoppiato martedì 28 giugno, durante i lavori del consiglio comunale, quando il Sindaco Corrado De Benedittis ha replicato ai quesiti rivolti dall'esponente di minoranza Vito Bovino rivelando di non aver concesso il patrocinio del Comune ai promotori dell'iniziativa - che si è svolta senza intoppi - perché «maschilista» e «frutto di una concezione consumistica e molto discutibile della bellezza femminile».
Tanto è bastato a De Benedittis per "guadagnare" l'attenzione di alcuni giornali - specie dell'area di centrodestra come "Il secolo d'Italia", "Il primato nazionale", "Libero" - oltre che del sito Dagospia. La vicenda si è spostata sul piano della contrapposizione con il centrosinistra, arco di riferimento del Sindaco di Corato, della sua Giunta e della maggioranza consiliare.
Il capo dell'amministrazione, nel corso di un successivo intervento durante una trasmissione radiofonica, ha intanto evidenziato come la struttura dell'ente abbia «garantito il pieno svolgimento della manifestazione offrendo tutto il supporto logistico necessario. Il patrocinio, invece, non è stato concesso perché riteniamo sia giunto il momento che la politica recuperi il ruolo di stimolo propulsivo in relazione alla necessità di cambiare il modo di pensare e concepire la bellezza». De Benedittis ha tenuto a precisare: «Non c'è alcun intento polemico nei confronti dell'evento, al quale abbiamo dato il pieno riconoscimento. Non si tratta di coprire i corpi ma al contrario desideriamo affermare il diritto a scoprirsi e di non essere per questo giudicati o stigmatizzati in "ragione" di canoni che riteniamo superati».