Attualità
Grazia e Giuseppe, due coratini a Milano «Seguiamo le regole, sentiamoci uniti»
La testimonianza «Ci siamo imbattuti in sentimenti discriminatori perché eravamo in zona rossa»
Corato - giovedì 12 marzo 2020
13.03
Dal 20 febbraio, con il ricovero in terapia intensiva del cosiddetto paziente 1, l'Italia ha scoperto di dover affrontare un nemico invisibile, il Coronavirus, il cui nome scientifico è SARS-CoV-2.
Da allora, la situazione in Italia si è evoluta repentinamente, con l'emanazione da parte del Presidente del Consiglio di diversi decreti, in costante aggiornamento. E se inizialmente il rischio contagio era limitato ad alcune zone del nord del nostro Paese, dal 9 marzo l'Italia è tutta zona protetta.
Una nazione, quindi, unita mantenendo le distanze, quelle fisiche si intende, perché ci sono legami che non perdono mai la loro forza, come quello dei coratini trasferitisi nelle regioni del nord.
Come la storia di Grazia e Giuseppe, una coppia di giovani di Corato che vivono a Milano per motivi di lavoro a cui abbiamo chiesto di raccontarci la propria esperienza, ad esempio di come, sia pur con difficoltà e restrizioni, ai tempi del Coronavirus si può condurre una vita quasi normale e si può evitare il rischio contagio rispettando le regole con grande senso civico.
Come avete vissuto l'intera situazione, da quando si è scatenato il primo focolaio alla sua evoluzione?
Da noi sono passate ormai quasi 3 settimane dal primo focolaio. Abbiamo vissuto quasi subito l'assalto ai supermercati: una domenica, - racconta Grazia - uscita per fare l'ordinaria spesa settimanale, mi sono ritrovata in un supermercato quasi vuoto, una desolazione. Presi quello che riuscii a prendere, pensando anche a una scorta, ma quando dopo due giorni ci sono tornata mi sono imbattuta nello stesso scenario, ho avuto quasi voglia piangere.
Come avete fatto con il lavoro?
Io lavoro nel mondo del digital e già dalla prima settimana abbiamo iniziato a ridurre le presenze in ufficio e gli appuntamenti con i clienti, lavorando da casa. Per quest'ultima settimana invece, ancora prima degli ultimi sviluppi, avevamo deciso di stare a casa. Lui, invece, dovendo viaggiare molto per lavoro, soprattutto in regione, ha visto progressivamente ridurre le attività parallelamente all'allargamento della zona rossa, sino ad annullare tutto ed essere messo in ferie forzate.
Che tipo di informazione avete ricevuto e seguito?
Ci siamo sempre informati tramite le piattaforme delle agenzie di notizie e i loro canali social, oltre ai rispettivi gruppi di lavoro.
Come avete vissuto per evitare il rischio contagio?
Cercando di applicare sin da subito tutte le regole che sono state date. Evitare i luoghi affollati, ridurre, laddove possibile, l'utilizzo dei mezzi pubblici che già da subito si sono completamente svuotati, soprattutto negli orari di punta. È stato un po' più complesso nei supermercati dove c'era sempre gente.
Da quanto tempo non tornate a casa a Corato?
Non torniamo da Natale. Io sarei dovuta tornare a casa questo weekend per delle visite mediche di routine che richiedono le analisi del sangue, ma il mio volo, prenotato da tempo, è stato ovviamente annullato. Per ammortizzare i tempi ho provveduto a farle qui. Ho tutto pronto ma ho dovuto annullare tutto.
Come commentate la "fuga" dal nord in vista del decreto che avrebbe circoscritto la zona rossa? (DPCM 8 marzo, ndr)
Possiamo comprendere l'ansia che ha colpito molte persone ma non la condividiamo: a mio parere (Grazia) tanto panico e ansia, quasi senza controllo, per paura di restare qui e la voglia di tornare a casa. Anche a me, come tutti quelli che sono rimasti qui, sarebbe piaciuto tornare a casa per stare con i miei cari ma ho evitato, proprio per la loro tutela. Non avendo fatto il tampone e considerato il tutto, saremmo potuti essere positivi senza saperlo o, ancora peggio, avremmo potuto contrarre il virus durante il viaggio. Noi stiamo bene, ma non è stato semplice.
Da una parte c'erano i nostri genitori che speravano tornassimo per stare insieme, anche visto che non eravamo più vincolati a restare date le condizioni lavorative (ferie forzate e smart working). Dall'altra parte, ci siamo imbattuti in qualcuno che ha iniziato ad esprimere sentimenti discriminatori come se, a prescindere da tutto, fossimo infetti. Una brutta sensazione.
È bastato riflettere razionalmente per decidere di restare, anche perché con le nuove disposizioni è impossibile muoversi. Siamo riusciti comunque a vederci e trascorrere questo tempo insieme, almeno ci facciamo compagnia.
Ora tutta Italia è zona protetta, viviamo una condizione comune.
Qui abbiamo vissuto con un po' più di gradualità la cosa. Però queste nuove disposizioni dell'11 marzo hanno scosso moltissimi animi e alzato i livelli di preoccupazione, senza alcuna distinzione tra nord e sud. Cosa posso dire? Seguiamo le regole, sentiamoci uniti senza dare eventuali colpe a destra e a manca.
Da allora, la situazione in Italia si è evoluta repentinamente, con l'emanazione da parte del Presidente del Consiglio di diversi decreti, in costante aggiornamento. E se inizialmente il rischio contagio era limitato ad alcune zone del nord del nostro Paese, dal 9 marzo l'Italia è tutta zona protetta.
Una nazione, quindi, unita mantenendo le distanze, quelle fisiche si intende, perché ci sono legami che non perdono mai la loro forza, come quello dei coratini trasferitisi nelle regioni del nord.
Come la storia di Grazia e Giuseppe, una coppia di giovani di Corato che vivono a Milano per motivi di lavoro a cui abbiamo chiesto di raccontarci la propria esperienza, ad esempio di come, sia pur con difficoltà e restrizioni, ai tempi del Coronavirus si può condurre una vita quasi normale e si può evitare il rischio contagio rispettando le regole con grande senso civico.
Come avete vissuto l'intera situazione, da quando si è scatenato il primo focolaio alla sua evoluzione?
Da noi sono passate ormai quasi 3 settimane dal primo focolaio. Abbiamo vissuto quasi subito l'assalto ai supermercati: una domenica, - racconta Grazia - uscita per fare l'ordinaria spesa settimanale, mi sono ritrovata in un supermercato quasi vuoto, una desolazione. Presi quello che riuscii a prendere, pensando anche a una scorta, ma quando dopo due giorni ci sono tornata mi sono imbattuta nello stesso scenario, ho avuto quasi voglia piangere.
Come avete fatto con il lavoro?
Io lavoro nel mondo del digital e già dalla prima settimana abbiamo iniziato a ridurre le presenze in ufficio e gli appuntamenti con i clienti, lavorando da casa. Per quest'ultima settimana invece, ancora prima degli ultimi sviluppi, avevamo deciso di stare a casa. Lui, invece, dovendo viaggiare molto per lavoro, soprattutto in regione, ha visto progressivamente ridurre le attività parallelamente all'allargamento della zona rossa, sino ad annullare tutto ed essere messo in ferie forzate.
Che tipo di informazione avete ricevuto e seguito?
Ci siamo sempre informati tramite le piattaforme delle agenzie di notizie e i loro canali social, oltre ai rispettivi gruppi di lavoro.
Come avete vissuto per evitare il rischio contagio?
Cercando di applicare sin da subito tutte le regole che sono state date. Evitare i luoghi affollati, ridurre, laddove possibile, l'utilizzo dei mezzi pubblici che già da subito si sono completamente svuotati, soprattutto negli orari di punta. È stato un po' più complesso nei supermercati dove c'era sempre gente.
Da quanto tempo non tornate a casa a Corato?
Non torniamo da Natale. Io sarei dovuta tornare a casa questo weekend per delle visite mediche di routine che richiedono le analisi del sangue, ma il mio volo, prenotato da tempo, è stato ovviamente annullato. Per ammortizzare i tempi ho provveduto a farle qui. Ho tutto pronto ma ho dovuto annullare tutto.
Come commentate la "fuga" dal nord in vista del decreto che avrebbe circoscritto la zona rossa? (DPCM 8 marzo, ndr)
Possiamo comprendere l'ansia che ha colpito molte persone ma non la condividiamo: a mio parere (Grazia) tanto panico e ansia, quasi senza controllo, per paura di restare qui e la voglia di tornare a casa. Anche a me, come tutti quelli che sono rimasti qui, sarebbe piaciuto tornare a casa per stare con i miei cari ma ho evitato, proprio per la loro tutela. Non avendo fatto il tampone e considerato il tutto, saremmo potuti essere positivi senza saperlo o, ancora peggio, avremmo potuto contrarre il virus durante il viaggio. Noi stiamo bene, ma non è stato semplice.
Da una parte c'erano i nostri genitori che speravano tornassimo per stare insieme, anche visto che non eravamo più vincolati a restare date le condizioni lavorative (ferie forzate e smart working). Dall'altra parte, ci siamo imbattuti in qualcuno che ha iniziato ad esprimere sentimenti discriminatori come se, a prescindere da tutto, fossimo infetti. Una brutta sensazione.
È bastato riflettere razionalmente per decidere di restare, anche perché con le nuove disposizioni è impossibile muoversi. Siamo riusciti comunque a vederci e trascorrere questo tempo insieme, almeno ci facciamo compagnia.
Ora tutta Italia è zona protetta, viviamo una condizione comune.
Qui abbiamo vissuto con un po' più di gradualità la cosa. Però queste nuove disposizioni dell'11 marzo hanno scosso moltissimi animi e alzato i livelli di preoccupazione, senza alcuna distinzione tra nord e sud. Cosa posso dire? Seguiamo le regole, sentiamoci uniti senza dare eventuali colpe a destra e a manca.