Politica
Gli eredi della DC provano a riunirsi. La polemica è dietro l'angolo
Gli "iscritti alla Democrazia Cristiana 1993": «Situazione del tutto illegittima»
Corato - domenica 10 novembre 2019
11.33
Nei giorni scorsi a Roma, i partiti che si proclamano eredi della Democrazia Cristiana hanno siglato il patto federativo finalizzato a creare un nuovo soggetto politico capace di riunire tutti quei soggetti politici che, dopo la caduta della DC, si sono frammentati con diaspore e divisioni.
L'iniziativa, partita dall'avv. Filiberto Palumbo, coordinatore della Democrazia Cristiana di Bari e di Puglia, raccoglie venticinque organizzazioni. Il patto è stato sottoscritto dagli on. Lorenzo Cesa (UDC), Mario Tassone (NCDU), Renato Grassi (DC), Gianfranco Rotondi (Forza Italia), Publio Fiori (Rinascita popolare), Paola Binetti (Etica e Democrazia), Ettore Bonalberti (associazione liberi e forti) unitamente a parlamentari, e rappresentanti di associazioni, movimenti e gruppi dell'area cattolica, del volontariato e della famiglia.
«La nuova formazione si ispira ai valori dell'umanesimo cristiano e vuole inserirsi a pieno titolo nel PPE, in alternativa alla deriva nazionalista e populista. Prende, cosi, finalmente avvio un progetto di ricomposizione dell'area politica cattolica popolare, aperta alla partecipazione di movimenti, che si ispirano al popolarismo per la difesa della Costituzione.
I firmatari del documento costituiscono il Comitato provvisorio della Federazione. Nei prossimi giorni verranno organizzate in tutta Italia iniziative regionali e locali per presentare l'iniziativa e strutturarla sul territorio, mentre i membri promotori lavorano ad un'Assemblea costituente che approverà il programma, il nome, il simbolo e gli organi dirigenti della Federazione a conclusione delle adesioni nazionali e territoriali.» commentano gli aderenti all'iniziativa.
Anche la DC coratina ha aderito all'iniziativa che, però, non è rimasta priva di polemiche.
All'appello dei firmatari mancano infatti gli "Iscritti alla Democrazia Cristiana 1993"
Il coordinatore regionale Francesco Palagiano ha chiarito le motivazioni per le quali il gruppo da lui rappresentato non ha aderito all'iniziativa.
«Sulla vicenda politica che ruota intorno alla Democrazia Cristiana, come partito e come simbolo, ma anche come vera tutela di un patrimonio culturale e sociale, Francesco Palagiano mette in evidenza il fatto che qualsiasi situazione attualmente esistente è del tutto illegittima, come denunciato da diverse sentenze giuridiche susseguitesi negli ultimi anni, a partire dal 1994, anno in cui il Partito fu sciolto in maniera irregolare. Da tale anno, il logo, la denominazione ed il patrimonio della DC sono stati utilizzati in maniera abusiva da diverse organizzazioni politiche, PPI, CCD, CDU, UDC, ecc, fino a tutt'oggi. Pur di appropriarsi a tutti i costi di tutto ciò che potrebbe essere la Democrazia Cristiana, alcuni esponenti politici creano una Federazione di Centro, ovvero un patto fra tutti gli eredi della DC, ad esclusione però, voglio precisare, del Gruppo Iscritti alla Democrazia Cristiana 1993» scrive Palagiano.
E continua: «Il nostro Gruppo non partecipa a questa Federazione semplicemente perchè non condivide le linee politiche che tali organizzazioni hanno seguito negli anni addietro.
Voglio rendere noto che il 12 Ottobre 2019, a Roma, il Gruppo Iscritti alla DC 1993, ha svolto ufficialmente un'asemblea per dare vita ad una entità politica che sta operando per dare una ripartenza ad un glorioso Partito che ha fatto la storia dei migliori anni della nostra Italia, che difenda i diritti di tutti i cittadini e che insegua gli ideali più puri e nobili della democrazia, ispirato ai sani valori cristiani».
In conclusione: «La struttura che è nata con questa Assemblea ha carattere provvisorio fino alla celebrazione del prossimo Congresso. Tutti si debbono sentire i benvenuti, soprattutto chi ha difficoltà a identificarsi con gli attuali partiti. La nostra ispirazione centrista, europeista, liberale e democratica, vicina agli insegnamenti del cristianesimo, rimane immutata. Su questi punti fermi costruiremo, col contributo anche di tanti delusi della politica di oggi, un nuovo partito che sappia guardare al futuro del nostro Paese e soprattutto al futuro dei nostri figli, ferma restando una visione solidaristica della società in modo da saper stare vicini ai più deboli e ai meno fortunati».
L'iniziativa, partita dall'avv. Filiberto Palumbo, coordinatore della Democrazia Cristiana di Bari e di Puglia, raccoglie venticinque organizzazioni. Il patto è stato sottoscritto dagli on. Lorenzo Cesa (UDC), Mario Tassone (NCDU), Renato Grassi (DC), Gianfranco Rotondi (Forza Italia), Publio Fiori (Rinascita popolare), Paola Binetti (Etica e Democrazia), Ettore Bonalberti (associazione liberi e forti) unitamente a parlamentari, e rappresentanti di associazioni, movimenti e gruppi dell'area cattolica, del volontariato e della famiglia.
«La nuova formazione si ispira ai valori dell'umanesimo cristiano e vuole inserirsi a pieno titolo nel PPE, in alternativa alla deriva nazionalista e populista. Prende, cosi, finalmente avvio un progetto di ricomposizione dell'area politica cattolica popolare, aperta alla partecipazione di movimenti, che si ispirano al popolarismo per la difesa della Costituzione.
I firmatari del documento costituiscono il Comitato provvisorio della Federazione. Nei prossimi giorni verranno organizzate in tutta Italia iniziative regionali e locali per presentare l'iniziativa e strutturarla sul territorio, mentre i membri promotori lavorano ad un'Assemblea costituente che approverà il programma, il nome, il simbolo e gli organi dirigenti della Federazione a conclusione delle adesioni nazionali e territoriali.» commentano gli aderenti all'iniziativa.
Anche la DC coratina ha aderito all'iniziativa che, però, non è rimasta priva di polemiche.
All'appello dei firmatari mancano infatti gli "Iscritti alla Democrazia Cristiana 1993"
Il coordinatore regionale Francesco Palagiano ha chiarito le motivazioni per le quali il gruppo da lui rappresentato non ha aderito all'iniziativa.
«Sulla vicenda politica che ruota intorno alla Democrazia Cristiana, come partito e come simbolo, ma anche come vera tutela di un patrimonio culturale e sociale, Francesco Palagiano mette in evidenza il fatto che qualsiasi situazione attualmente esistente è del tutto illegittima, come denunciato da diverse sentenze giuridiche susseguitesi negli ultimi anni, a partire dal 1994, anno in cui il Partito fu sciolto in maniera irregolare. Da tale anno, il logo, la denominazione ed il patrimonio della DC sono stati utilizzati in maniera abusiva da diverse organizzazioni politiche, PPI, CCD, CDU, UDC, ecc, fino a tutt'oggi. Pur di appropriarsi a tutti i costi di tutto ciò che potrebbe essere la Democrazia Cristiana, alcuni esponenti politici creano una Federazione di Centro, ovvero un patto fra tutti gli eredi della DC, ad esclusione però, voglio precisare, del Gruppo Iscritti alla Democrazia Cristiana 1993» scrive Palagiano.
E continua: «Il nostro Gruppo non partecipa a questa Federazione semplicemente perchè non condivide le linee politiche che tali organizzazioni hanno seguito negli anni addietro.
Voglio rendere noto che il 12 Ottobre 2019, a Roma, il Gruppo Iscritti alla DC 1993, ha svolto ufficialmente un'asemblea per dare vita ad una entità politica che sta operando per dare una ripartenza ad un glorioso Partito che ha fatto la storia dei migliori anni della nostra Italia, che difenda i diritti di tutti i cittadini e che insegua gli ideali più puri e nobili della democrazia, ispirato ai sani valori cristiani».
In conclusione: «La struttura che è nata con questa Assemblea ha carattere provvisorio fino alla celebrazione del prossimo Congresso. Tutti si debbono sentire i benvenuti, soprattutto chi ha difficoltà a identificarsi con gli attuali partiti. La nostra ispirazione centrista, europeista, liberale e democratica, vicina agli insegnamenti del cristianesimo, rimane immutata. Su questi punti fermi costruiremo, col contributo anche di tanti delusi della politica di oggi, un nuovo partito che sappia guardare al futuro del nostro Paese e soprattutto al futuro dei nostri figli, ferma restando una visione solidaristica della società in modo da saper stare vicini ai più deboli e ai meno fortunati».