Attualità
Giorno del Ricordo, il messaggio di Palazzo di Città
Il sindaco De Benedittis: «Fu tragedia nazionale ed europea»
Corato - giovedì 10 febbraio 2022
11.02 Comunicato Stampa
Il messaggio del sindaco di Corato Corrado De Benedittis in occasione del Giorno del Ricordo 2022
Si fa memoria, oggi, del massacro delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.
Si trattò di una tragedia nazionale e europea consumatasi, a partire dal 1943, sui territori contesi del confine orientale dell'Italia: Istria, Dalmazia, Venezia-Giulia, Quarnaro.
Le politiche nazionaliste del regime fascista avevano esposto la minoranza etnica di lingua italiana, alla rabbia delle altre popolazioni locali e alla vendetta dall'esercito jugoslavo di Tito.
Fu così che circa 5 mila persone morirono, nei campi di prigionia o nei dirupi carsici delle foibe, macabro simbolo di quella immane tragedia.
Finita la guerra, circa 300 mila persone di etnia italiana furono costrette ad abbandonare le proprie case e a riversarsi in Italia raggiungendo anche la nostra città.
Ben presto, però, sull'esodo giuliano-dalmata cadde il silenzio, anche per motivi ideologici e molte di quelle persone dimenticate nei campi profughi (ce n'era uno anche tra Gravina e Altamura) presero in gran parte la via dell'emigrazione, soprattutto verso l'America.
Questa triste vicenda sia di monito per tutte e tutti noi, sugli esiti infausti a cui portano populismi, nazionalismi, contrapposizioni etniche e odi ideologici.
Il riscatto di quella terribile pagina di storia è nella nascita dell'Unione Europea, la cui dimensione continentale e cosmopolita segna il superamento dei particolarismi e rifonda, ogni giorno, la Pace.
Si fa memoria, oggi, del massacro delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.
Si trattò di una tragedia nazionale e europea consumatasi, a partire dal 1943, sui territori contesi del confine orientale dell'Italia: Istria, Dalmazia, Venezia-Giulia, Quarnaro.
Le politiche nazionaliste del regime fascista avevano esposto la minoranza etnica di lingua italiana, alla rabbia delle altre popolazioni locali e alla vendetta dall'esercito jugoslavo di Tito.
Fu così che circa 5 mila persone morirono, nei campi di prigionia o nei dirupi carsici delle foibe, macabro simbolo di quella immane tragedia.
Finita la guerra, circa 300 mila persone di etnia italiana furono costrette ad abbandonare le proprie case e a riversarsi in Italia raggiungendo anche la nostra città.
Ben presto, però, sull'esodo giuliano-dalmata cadde il silenzio, anche per motivi ideologici e molte di quelle persone dimenticate nei campi profughi (ce n'era uno anche tra Gravina e Altamura) presero in gran parte la via dell'emigrazione, soprattutto verso l'America.
Questa triste vicenda sia di monito per tutte e tutti noi, sugli esiti infausti a cui portano populismi, nazionalismi, contrapposizioni etniche e odi ideologici.
Il riscatto di quella terribile pagina di storia è nella nascita dell'Unione Europea, la cui dimensione continentale e cosmopolita segna il superamento dei particolarismi e rifonda, ogni giorno, la Pace.