Eventi
Festa di San Vito, a Corato omaggio alle tradizioni popolari e alla ricchezza agricola
Alla Chiesa di San Vito la mostra d'arte ceramica "Syke"
Corato - mercoledì 12 giugno 2024
Comunicato Stampa
Il 14 e 15 giugno si svolgerà la seconda edizione della Festa di San Vito la Chiesa di San Vito a Corato, organizzata e promossa dal Comitato Via Francigena del Sud – Corato, guidato da Adele Mintrone in collaborazione con il Santuario di Santa Maria Greca rappresentato dal Parroco Don Vincenzo Bovino.
Il 15 giugno è la data del martirio del giovanissimo San Vito vissuto nell'epoca di Diocleziano. Il culto del Santo si è diffuso dalla Sicilia, dove è nato, in tutta Europa nell'epoca medievale, affermandosi tra i Culti di fede più antichi.
Sin dai primi secoli dopo la sua morte, avvenuta il 15 giugno 303 e, soprattutto, a partire dal Medioevo, la popolarità di San Vito è cresciuta sempre di più. San Vito è venerato non solo dalla Chiesa cattolica, ma anche da quella ortodossa serba e bulgara. Le reliquie di San Vito si trovano a Praga, nella Cattedrale a lui intitolata, anche se tanti altri luoghi europei rivendicano il privilegio di conservare alcune reliquie del Santo.
Rappresentato con la palma del martirio e con il calderone dentro il quale avrebbe subito il martirio, San Vito è patrono di lattonieri, vignaioli, danzatori, ballerini, attori e commedianti, guaritore di varie patologie, ma è soprattutto il protettore dei campi agricoli dalla siccità e dalla calura estiva.
Per secoli la figura di San Vito ha alimentato la fede e la devozione popolare essendo la sua figura strettamente connessa con i ritmi della vita contadina e rurale.
"In questa seconda edizione della festa di San Vito, sarà protagonista la mostra di manufatti ceramici dell'artista Donatella di Bisceglie intitolata "Syke" - dice Adele Mintrone. "Abbiamo voluto ricordare il gusto, la dolcezza e i sapori dell'antica festività del Santo, quando a giugno, il contadino escogitava stratagemmi per far maturare i fioroni (detti in dialetto li chelùmbre)" .
I contadini, infatti, appendevano alcuni profichi (= "li mbrufichi") ai rami dell'albero di fico per facilitare il processo di impollinazione dal frutto selvatico al fico commestibile, creando così la possibilità di un raccolto abbondante di frutti dolcissimi, da mangiare appena raccolti oppure da conservare per l'inverno con l'essiccazione al sole. La memoria della civiltà rurale racconta molti aneddoti attorno a questi dolci frutti, detti in dialetto "chelùmbre a San Vito", in italiano arcaico "columbri", legati alle festività dei santi di giugno".
"L'intento della nostra iniziativa - continua Adele Mintrone - è quello di valorizzare le tradizioni popolari rurali, la nostra ricchezza agricola e l'antica arte della lavorazione artigianale dell'argilla, attraverso arte e fede".
"Syke - spiega l'Artista Donatella Di Bisceglie - è l'amadriade del Fico, ninfa mortale che personificava l'albero, trasferendo ad esso il suo temperamento dolce e generoso. Il fico è uno dei frutti più diffusi in area mediterranea, presente nei miti e nelle leggende. E' l'albero sacro per eccellenza, presente nelle sacre scritture di diverse religioni e diffusissimo in tutti i paesi affacciati sul Mediterraneo, da sempre circondato di un'aura mistica e tenuto in altissima considerazione per le grandi qualità nutritive e curative dei suoi frutti. La mostra espone una collezione di Ninfe, realizzate con diversi tipi di argille, che presentano l'incarnato di vari colori: rossiccio, bianco e nero; le verdi decorazioni del Fico sono il trait d'union delle tre ninfe rappresentative dell'unione dei popoli che si affacciano sul mediterraneo. La tavola d'artista omaggia l'albero del fico e le simboliche componenti foglia-fiore-frutto si distribuiscono per animare lo spazio tavola, come fosse il mare nostrum dove i popoli, pur nella loro diversità, appartengono allo stesso albero genealogico, quello del fico appunto."
La mostra d'arte ceramica "Syke" sarà aperta al pubblico venerdì 14 giugno dalle 10.30 alle 12.30 e sabato 15 giugno dalle 19.00 alle 20.30, subito dopo la Celebrazione eucaristica delle ore 18.00 che si terrà presso la Chiesa di San Vito a Corato.
Il 15 giugno è la data del martirio del giovanissimo San Vito vissuto nell'epoca di Diocleziano. Il culto del Santo si è diffuso dalla Sicilia, dove è nato, in tutta Europa nell'epoca medievale, affermandosi tra i Culti di fede più antichi.
Sin dai primi secoli dopo la sua morte, avvenuta il 15 giugno 303 e, soprattutto, a partire dal Medioevo, la popolarità di San Vito è cresciuta sempre di più. San Vito è venerato non solo dalla Chiesa cattolica, ma anche da quella ortodossa serba e bulgara. Le reliquie di San Vito si trovano a Praga, nella Cattedrale a lui intitolata, anche se tanti altri luoghi europei rivendicano il privilegio di conservare alcune reliquie del Santo.
Rappresentato con la palma del martirio e con il calderone dentro il quale avrebbe subito il martirio, San Vito è patrono di lattonieri, vignaioli, danzatori, ballerini, attori e commedianti, guaritore di varie patologie, ma è soprattutto il protettore dei campi agricoli dalla siccità e dalla calura estiva.
Per secoli la figura di San Vito ha alimentato la fede e la devozione popolare essendo la sua figura strettamente connessa con i ritmi della vita contadina e rurale.
"In questa seconda edizione della festa di San Vito, sarà protagonista la mostra di manufatti ceramici dell'artista Donatella di Bisceglie intitolata "Syke" - dice Adele Mintrone. "Abbiamo voluto ricordare il gusto, la dolcezza e i sapori dell'antica festività del Santo, quando a giugno, il contadino escogitava stratagemmi per far maturare i fioroni (detti in dialetto li chelùmbre)" .
I contadini, infatti, appendevano alcuni profichi (= "li mbrufichi") ai rami dell'albero di fico per facilitare il processo di impollinazione dal frutto selvatico al fico commestibile, creando così la possibilità di un raccolto abbondante di frutti dolcissimi, da mangiare appena raccolti oppure da conservare per l'inverno con l'essiccazione al sole. La memoria della civiltà rurale racconta molti aneddoti attorno a questi dolci frutti, detti in dialetto "chelùmbre a San Vito", in italiano arcaico "columbri", legati alle festività dei santi di giugno".
"L'intento della nostra iniziativa - continua Adele Mintrone - è quello di valorizzare le tradizioni popolari rurali, la nostra ricchezza agricola e l'antica arte della lavorazione artigianale dell'argilla, attraverso arte e fede".
"Syke - spiega l'Artista Donatella Di Bisceglie - è l'amadriade del Fico, ninfa mortale che personificava l'albero, trasferendo ad esso il suo temperamento dolce e generoso. Il fico è uno dei frutti più diffusi in area mediterranea, presente nei miti e nelle leggende. E' l'albero sacro per eccellenza, presente nelle sacre scritture di diverse religioni e diffusissimo in tutti i paesi affacciati sul Mediterraneo, da sempre circondato di un'aura mistica e tenuto in altissima considerazione per le grandi qualità nutritive e curative dei suoi frutti. La mostra espone una collezione di Ninfe, realizzate con diversi tipi di argille, che presentano l'incarnato di vari colori: rossiccio, bianco e nero; le verdi decorazioni del Fico sono il trait d'union delle tre ninfe rappresentative dell'unione dei popoli che si affacciano sul mediterraneo. La tavola d'artista omaggia l'albero del fico e le simboliche componenti foglia-fiore-frutto si distribuiscono per animare lo spazio tavola, come fosse il mare nostrum dove i popoli, pur nella loro diversità, appartengono allo stesso albero genealogico, quello del fico appunto."
La mostra d'arte ceramica "Syke" sarà aperta al pubblico venerdì 14 giugno dalle 10.30 alle 12.30 e sabato 15 giugno dalle 19.00 alle 20.30, subito dopo la Celebrazione eucaristica delle ore 18.00 che si terrà presso la Chiesa di San Vito a Corato.