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Economia

Effetto lockdown, aumento dei consumi di vino fra millennials e smart workers

Coldiretti: «Dato contro tendenza ma resta la crisi del settore. Necessarie agevolazioni»

Nello scenario generale di crollo delle vendite nel canale HoReCa per la chiusura forzata di ristoranti e bar, sono cresciuti i consumi di vino del 18% tra i millenials e gli smart worker per la lunga permanenza in casa per l'emergenza Coronavirus, dove il vino ha accompagnato tanti piatti caserecci e la storica inversione di tendenza per il boom del fai da te in cucina. È quanto afferma Coldiretti Puglia sull'analisi della Wine Letter su dati Wine Monitor di Nomisma che ha studiato l'andamento dei consumi nel periodo di quarantena da Covid-19, dove al calo del 30% dei consumi di vino per la chiusura di ristoranti corrisponde un aumento fra i giovani e fra quanti hanno dovuto lavorare da casa, con un aumento degli acquisti di bag in box del 37%.

"Tra i millenials è cresciuto il consumo di vino del 18% e del 25% di vino mixato con altre bevande – spiega il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia – e per la Fase 3 il 12% dei giovani annuncia di voler consumare più vino, grazie alla scoperta di prodotti d'eccellenza durante il lungo lockdown".

L'attesa riapertura di bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie e gelaterie ha un effetto valanga sull'agroalimentare – incalza Coldiretti - con la ripresa degli acquisti di cibi e bevande che vale almeno 20 miliardi all'anno a pieno regime.

"A pesare sul nostro settore è stata, infatti, la chiusura forzata di ristoranti e bar con la riduzione degli spazi di socialità e con gli acquisti on line. Le aziende medio piccole, persi gli sbocchi della ristorazione e del turismo, scontano le maggiori difficoltà a dialogare con la GDO e a competere in termini di prezzo. Anche il mercato internazionale ha vissuto una evoluzione o meglio una involuzione per l'emergenza Coronavirus", commenta Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Lecce e responsabile del settore vitivinicolo di Coldiretti Puglia.

I dati IRI per gli USA, commentati dalla Wine Letter di Coldiretti, mostrano la tendenza alla crescita dei grandi formati, in particolare di bag in box da 3 litri (+46,7%), e quelli da 5 litri (+19%), con la fascia tra 9 e 18 euro risultata premiante. Stessa fenomenologia in Italia – aggiunge Coldiretti Puglia - dove nei primi mesi del 2020 nella grande distribuzione si è registrato il forte incremento del Brik (+8,8%) e del bag in box (+37%).

"Considerato lo stato di crisi del settore abbiamo chiesto che specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali si applichino a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo che ha subito effetti particolarmente negativi per l'emergenza epidemiologica COVID -19, una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese del settore con interventi emergenziali a livello regionale, nazionale e comunitario senza appesantimenti burocratici", insiste il presidente Cantele.

La Commissione europea ha anche autorizzato – precisa Coldiretti Puglia - la proroga di 12 mesi per i viticoltori che hanno ottenuto dai loro Stati membri le autorizzazioni per un reimpianto anticipato delle vigne e l'estirpazione deve essere effettuata al più tardi nel corso del 2020.

"Lo scenario del settore vitivinicolo va analizzato – insiste il presidente Cantele - a seconda dei canali di vendita su cui le diverse strutture di produzione e commercializzazione indirizzano le proprie produzioni. Si registra il 90% delle disdette degli ordini di vino destinato al canale Ho.Re.Ca per la chiusura di ristoranti, bar, pizzerie, mentre per quanto attiene la commercializzazione sui mercati internazionali si sono accumulati ritardi negli ordini sottoscritti prima della pandemia e il rinvio di circa il 30% degli ordini in corso di conferma durante la pandemia, con lo slittamento del pagamento delle fatture per ordini di vino già consegnato".

Lo scenario è aggravato – conclude Coldiretti Puglia - dal problema della manodopera, con i disagi dal punto di vista logistico e degli spostamenti e l'aggravio dei costi per fornire quotidianamente DPI e igienizzante e una sostanziale riduzione della produzione giornaliera, causata dalla rivisitazione dei carichi di lavoro, considerate le rotazioni dei dipendenti in ferie e cassa integrazione.
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