Cultura
Dialogue, la mostra continua sino al 12 febbraio
Il successo della mostra induce alla proroga
Corato - domenica 29 gennaio 2017
12.13
Si registrano grandi numeri di visitatori per la mostra Dialogue, collettiva degli artisti Raffaele Fiorella, Leandro Summo e Alessandro Vangi, a cura di Alexander Larrarte.
La mostra allestita presso le sale del Museo della Città e del Territorio di Corato, realizzata in collaborazione con Sistema Museo, CoArt Gallery e con il patrocinio del Comune di Corato, unisce i favori di pubblico e critica.
I dilogues, studiati e realizzati con interventi site-specific, generano interesse e riattivano lo spazio. L'ex carcere mandamentale di Corato rivive scene della quotidianità di detenuti nell'espiazione di una pena, si innescano dispositivi della memoria scrivendo nello spazio, viene messa in scena una riflessione sulla storia della collezione del Museo con una reciprocità dello sguardo: il fruitore osserva le opere e le opere osservano il fruitore.
Nelle celle in pietra, tra ambienti in penombra, con sofisticati mezzi tecnologici ma sempre al servizio di un'idea poetica, si affronta un rapporto contenuto-contenitore, emerge la funzione del fruitore come parte attiva nel processo dell'opera d'arte con un bisogno istintivo, da parte degli artisti, di reinventare il medium.
La poetica di Raffaele Fiorella con le sperimentazioni e le tecniche della computer art di Leandro Summo e Alessandro Vangi, segnano la storia dello spazio, generano interesse e curiosità in spettatori che visitano il Museo: tante, infatti, sono le richieste da parte di gruppi organizzati o di singoli visitatori.
Il curatore della mostra Alexander Larrarte dichiara: "Sono fiero dei risultati raggiunti e delle tante richieste che ci portano a prorogare la mostra fino a domenica 12 febbraio. Ringrazio chi ha permesso la realizzazione della mostra Dialogue, il Museo le sue operatrici, Sistema Museo, la CoArt Gallery, il Sindaco del Comune di Corato e l'Amministrazione tutta che ha creduto in questo progetto. Ringrazio gli artisti per aver creato cortocircuiti di emozioni partendo da un'identità territoriale per produrre interpretazioni alternative, impreviste, offrendo una dimensione di libertà nell'architettura di un carcere mandamentale attivo dai primi anni del '900 ai Settanta. "
La mostra allestita presso le sale del Museo della Città e del Territorio di Corato, realizzata in collaborazione con Sistema Museo, CoArt Gallery e con il patrocinio del Comune di Corato, unisce i favori di pubblico e critica.
I dilogues, studiati e realizzati con interventi site-specific, generano interesse e riattivano lo spazio. L'ex carcere mandamentale di Corato rivive scene della quotidianità di detenuti nell'espiazione di una pena, si innescano dispositivi della memoria scrivendo nello spazio, viene messa in scena una riflessione sulla storia della collezione del Museo con una reciprocità dello sguardo: il fruitore osserva le opere e le opere osservano il fruitore.
Nelle celle in pietra, tra ambienti in penombra, con sofisticati mezzi tecnologici ma sempre al servizio di un'idea poetica, si affronta un rapporto contenuto-contenitore, emerge la funzione del fruitore come parte attiva nel processo dell'opera d'arte con un bisogno istintivo, da parte degli artisti, di reinventare il medium.
La poetica di Raffaele Fiorella con le sperimentazioni e le tecniche della computer art di Leandro Summo e Alessandro Vangi, segnano la storia dello spazio, generano interesse e curiosità in spettatori che visitano il Museo: tante, infatti, sono le richieste da parte di gruppi organizzati o di singoli visitatori.
Il curatore della mostra Alexander Larrarte dichiara: "Sono fiero dei risultati raggiunti e delle tante richieste che ci portano a prorogare la mostra fino a domenica 12 febbraio. Ringrazio chi ha permesso la realizzazione della mostra Dialogue, il Museo le sue operatrici, Sistema Museo, la CoArt Gallery, il Sindaco del Comune di Corato e l'Amministrazione tutta che ha creduto in questo progetto. Ringrazio gli artisti per aver creato cortocircuiti di emozioni partendo da un'identità territoriale per produrre interpretazioni alternative, impreviste, offrendo una dimensione di libertà nell'architettura di un carcere mandamentale attivo dai primi anni del '900 ai Settanta. "