Attualità
Da Corato a Grenoble, una storia lunga oltre un secolo
Un contributo sul forte legame tra le due comunità
Corato - lunedì 15 agosto 2022
12.45
In questo periodo per Corato - nei supermercati, nei bar, nei luoghi di ritrovo – spesso si stente parlare francese, anche se negli ultimi anni un po' meno. In gran parte si tratta di discendenti degli emigrati coratini a Grenoble. Dopo le due grandi ondate migratorie del 1921-24 e del decennio 1947-57, negli anni Ottanta tra le due città si consolidò una proficua relazione culturale ed economica.
Un passaggio importante fu la visita istituzionale della delegazione dell'amministrazione comunale di Grenoble tra il 27 e il 29 aprile 1982 guidata dal sindaco Huber Dubedout per concordare con il consiglio comunale di Corato il famoso "Protocollo d'amicizia" tra le due comunità. L'accoglienza fu naturalmente calorosa: la sera del 27 aprile la delegazione francese fu ricevuta dalle autorità cittadine nel chiostro del Palazzo di Città e accolta dalla "Marsigliese".
Questi rapporti si intensificarono ulteriormente negli anni successivi tanto che la delegazione d'Oltralpe nell'agosto del 1987, in occasione della festa di San Cataldo, fece un'ulteriore visita istituzionale.
In tanti, tra i più grandi, ancora oggi ricorderanno quella visita. Ma come venne seguito l'evento nella lontana Grenoble? Abbiamo così deciso di consultare la stampa locale presso la Bibliotheque d'étude e du patrimoine della città transalpina e di conversare con alcune persone, ormai molto anziane, che presero parte alla seconda ondata migratoria. Lungo la riva destra del fiume Isère, in rue Saint Laurent, "il piccolo Corato", come veniva chiamata per la numerosa presenza di coratini, ancora oggi molti cognomi riportati sui citofoni sono chiaramente coratini e per la città sono visibili insegne di professionisti affermati o di attività commerciali redditizie che portano altrettanti nomi nostrani.
Su quella via, idealmente protetta dalla famosa Bastiglia della città, ci fermiamo a chiacchierare proprio con un ottantaquatrenne originario di Corato che, con grande cortesia, ci spiega di essere arrivato a Grenoble nel 1957. Davanti a una buona birra offerta dal gestore del bar, anch'egli con antenati coratini, si lascia andare a felici ricordi della sua terra natia, caratterizzata da una infanzia spensierata e dai bonari rimproveri di don Ciccio Tattoli nei pressi della parrocchia Sacra Famiglia. Suo padre, precisa, era venuto due volte a Grenoble già a partire dagli anni Venti ma non si era sentito a suo agio e quindi era rientrato. Nel 1956 ci fu la famosa gelata e molti raccolti furono distrutti, continua, e così altri coratini partirono per la "capitale delle Alpi" generalmente per fare lavori umili: muratori o manovali. Lui invece partì nel '57 dopo che suo padre morì in conseguenza di un incidente durante il periodo della trebbiatura del grano nella zona di Spinazzola. Ricorda che in quell'anno quel quartiere di Grenoble era talmente popolato da coratini che non si trovava più un posto per alloggiare. Altre persone ci raccontano altrettante storie interessanti.
Poi ci rechiamo nella Biblioteca dove è conservato il patrimonio storico di Grenoble per la nostra ricerca. In particolare ci soffermiamo sulla pagina centrale dello storico giornale locale "Dauphiné liberé" del 25 agosto 1987 che riporta un ampio articolo intitolato Une "piazza Grenoble" à Corato, riferendosi alla recente intitolazione della piazza in sostituzione della precedente piazza Corsica. «Alain Carignon (il Sindaco) e la piccola delegazione di rappresentanti eletti di Grenoble - si legge nel lungo articolo - non si aspettavano, (...) un'accoglienza calorosa, densa, a tratti quasi delirante, seimila metri più in basso, a Corato, la città gemella, pronta a battezzare una delle sue piazze piazza Grenoble. Certamente si aspettavano di incontrare alcune testimonianze di simpatia. Ma mai così tanto. Ai raggi del sole, che lanciavano dardi soffocanti, si aggiunse l'effervescenza, l'entusiasmo di una folla difficilmente contenuta da un servizio di ordine imponente».
Carignon è venuto nel «cuore della Puglia, a volte denigrata e un po' dimenticata dal potere politico, per ringraziare direttamente Corato per il suo contributo allo sviluppo economico di Grenoble».
Dopo una fase inziale di diffidenza («scetticismo» come riportato) le relazioni iniziano a diventare strutturali: dopo lo storico "Patto di amicizia" del 1982, «scuola, sport e scambi culturali si sono susseguiti, per non parlare del campo giovanile internazionale, che ogni anno riunisce una delegazione di giovani provenienti da ciascuna delle città gemellate con Grenoble, tra cui ovviamente Corato».
Poi vengono riportati altri dettagli interessanti come l'indicazione della presenza, alla quarta generazione, di circa centomila coratini a Grenoble e dintorni.
Dopo quella visita dell'agosto 1987 anche Grenoble ricambiò la cortesia intitolando la via che costeggia il fiume Isère "voie de Corato".
Attualmente, per ovvie ragioni temporali, queste relazioni si sono un po' sbiadite.
L'Anpi Corato con il suo gruppo di ricerca "Storie resistenti", al fine di rinvigorire la memoria storica, sta lavorando a una mostra didascalica e documentaria su cui nei prossimi mesi daremo le opportune informazioni.
Un passaggio importante fu la visita istituzionale della delegazione dell'amministrazione comunale di Grenoble tra il 27 e il 29 aprile 1982 guidata dal sindaco Huber Dubedout per concordare con il consiglio comunale di Corato il famoso "Protocollo d'amicizia" tra le due comunità. L'accoglienza fu naturalmente calorosa: la sera del 27 aprile la delegazione francese fu ricevuta dalle autorità cittadine nel chiostro del Palazzo di Città e accolta dalla "Marsigliese".
Questi rapporti si intensificarono ulteriormente negli anni successivi tanto che la delegazione d'Oltralpe nell'agosto del 1987, in occasione della festa di San Cataldo, fece un'ulteriore visita istituzionale.
In tanti, tra i più grandi, ancora oggi ricorderanno quella visita. Ma come venne seguito l'evento nella lontana Grenoble? Abbiamo così deciso di consultare la stampa locale presso la Bibliotheque d'étude e du patrimoine della città transalpina e di conversare con alcune persone, ormai molto anziane, che presero parte alla seconda ondata migratoria. Lungo la riva destra del fiume Isère, in rue Saint Laurent, "il piccolo Corato", come veniva chiamata per la numerosa presenza di coratini, ancora oggi molti cognomi riportati sui citofoni sono chiaramente coratini e per la città sono visibili insegne di professionisti affermati o di attività commerciali redditizie che portano altrettanti nomi nostrani.
Su quella via, idealmente protetta dalla famosa Bastiglia della città, ci fermiamo a chiacchierare proprio con un ottantaquatrenne originario di Corato che, con grande cortesia, ci spiega di essere arrivato a Grenoble nel 1957. Davanti a una buona birra offerta dal gestore del bar, anch'egli con antenati coratini, si lascia andare a felici ricordi della sua terra natia, caratterizzata da una infanzia spensierata e dai bonari rimproveri di don Ciccio Tattoli nei pressi della parrocchia Sacra Famiglia. Suo padre, precisa, era venuto due volte a Grenoble già a partire dagli anni Venti ma non si era sentito a suo agio e quindi era rientrato. Nel 1956 ci fu la famosa gelata e molti raccolti furono distrutti, continua, e così altri coratini partirono per la "capitale delle Alpi" generalmente per fare lavori umili: muratori o manovali. Lui invece partì nel '57 dopo che suo padre morì in conseguenza di un incidente durante il periodo della trebbiatura del grano nella zona di Spinazzola. Ricorda che in quell'anno quel quartiere di Grenoble era talmente popolato da coratini che non si trovava più un posto per alloggiare. Altre persone ci raccontano altrettante storie interessanti.
Poi ci rechiamo nella Biblioteca dove è conservato il patrimonio storico di Grenoble per la nostra ricerca. In particolare ci soffermiamo sulla pagina centrale dello storico giornale locale "Dauphiné liberé" del 25 agosto 1987 che riporta un ampio articolo intitolato Une "piazza Grenoble" à Corato, riferendosi alla recente intitolazione della piazza in sostituzione della precedente piazza Corsica. «Alain Carignon (il Sindaco) e la piccola delegazione di rappresentanti eletti di Grenoble - si legge nel lungo articolo - non si aspettavano, (...) un'accoglienza calorosa, densa, a tratti quasi delirante, seimila metri più in basso, a Corato, la città gemella, pronta a battezzare una delle sue piazze piazza Grenoble. Certamente si aspettavano di incontrare alcune testimonianze di simpatia. Ma mai così tanto. Ai raggi del sole, che lanciavano dardi soffocanti, si aggiunse l'effervescenza, l'entusiasmo di una folla difficilmente contenuta da un servizio di ordine imponente».
Carignon è venuto nel «cuore della Puglia, a volte denigrata e un po' dimenticata dal potere politico, per ringraziare direttamente Corato per il suo contributo allo sviluppo economico di Grenoble».
Dopo una fase inziale di diffidenza («scetticismo» come riportato) le relazioni iniziano a diventare strutturali: dopo lo storico "Patto di amicizia" del 1982, «scuola, sport e scambi culturali si sono susseguiti, per non parlare del campo giovanile internazionale, che ogni anno riunisce una delegazione di giovani provenienti da ciascuna delle città gemellate con Grenoble, tra cui ovviamente Corato».
Poi vengono riportati altri dettagli interessanti come l'indicazione della presenza, alla quarta generazione, di circa centomila coratini a Grenoble e dintorni.
Dopo quella visita dell'agosto 1987 anche Grenoble ricambiò la cortesia intitolando la via che costeggia il fiume Isère "voie de Corato".
Attualmente, per ovvie ragioni temporali, queste relazioni si sono un po' sbiadite.
L'Anpi Corato con il suo gruppo di ricerca "Storie resistenti", al fine di rinvigorire la memoria storica, sta lavorando a una mostra didascalica e documentaria su cui nei prossimi mesi daremo le opportune informazioni.