Attualità
Cristian, coratino a Londra: «Nessuna tutela né disposizioni e sanità in crisi»
Il popolo britannico si autogestisce prendendo ad esempio le misure preventive dell'Italia
Corato - mercoledì 18 marzo 2020
L'Italia è stata sotto i riflettori del mondo nelle ultime settimane, osservata nella sua condizione emergenziale come un caso mediatico surreale. Poi la dichiarazione di pandemia da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha scoperchiato un vaso di pandora dal quale sono emerse condizioni di emergenza da Covid-19 in tutto il mondo e negli stati europei.
A destare scalpore, le affermazioni e la linea di condotta del Primo ministro del Regno Unito Boris Johnson che non intende bloccare il Paese anche se, stando ad un documento della Public Health England (Phe), l'organismo esecutivo del ministero della Salute britannico, ottenuto e divulgato in parte dal Guardian, si stima che l'80% della popolazione britannica verrà contagiato dal coronavirus.
Stando ai dati pubblicati sul sito del governo britannico, alle 9.00 del 17 marzo, su 50.442 test complessivi effettuati in tutto il Regno Unito, 1.950 persone sono risultate positive. I decessi registrati sarebbero 55 (dati aggiornati al 16 marzo). Nella sola area di Londra si registrano circa 500 casi positivi.
La reale situazione britannica sembra non essere completamente nota neanche ai britannici. A raccontarcela è un nostro concittadino, Cristian che vive e lavora a Londra da vent'anni. «Dal mio punto di vista, qui i numeri sono molto elevati, ma li stanno tacendo, i dati non sono reali, in parte per arroganza, in parte anche per paura per il rischio di una concreta influenza negativa sul piano economico dopo la Brexit. – spiega – Qui c'è sempre stato un grande afflusso di persone di nazionalità cinese anche nel periodo di grave emergenza da coronavirus in Cina, così come da altre parti d'Europa, senza alcun controllo preventivo. La sensazione è che poi sia esplosa la bomba».
Nessuna misura da parte del Governo che ha parlato di immunità di gregge. Come ha reagito la popolazione, oltre alla petizione per costringere il parlamento britannico a discuterne in aula prendendo ad esempio il modello italiano?
La gente sta gestendo in autonomia l'autoisolamento. Balza agli occhi l'evidente riduzione di persone per strada e nei luoghi pubblici. Il popolo sta reagendo egregiamente adottando tutte le misure preventive anche senza alcuna disposizione da parte del governo, decidendo di chiudere negozi, ristoranti, luoghi in cui si può creare assembramento, senza alcuna tutela. Spaventa fare la spesa, non ci sono beni di prima necessità, è difficile anche fare la spesa online.
Nelle ultime ore Johnson ha deciso di sconsigliare pub e luoghi pubblici, ma c'è un'ordinanza?
Non c'è alcuna ordinanza, quindi i suoi consigli equivalgono a niente. Ci sono aziende che hanno attivato lo smart working, altre in cui si continua a lavorare senza alcun cambiamento. Il popolo britannico ha visto cosa sta succedendo in Italia e ha deciso autonomamente di proteggersi e non uscire. Pub, ristoranti, negozi cinema, teatri hanno deciso autonomamente di chiudere e stanno facendo appello al governo perché attui delle misure sul fronte lavorativo ed economico. Le scuole non chiudono. Oggi (17 marzo ndr) le scuole hanno preso l'iniziativa di non far andare gli alunni a scuola per due settimane, voltando le spalle alle disposizioni del primo ministro.
Com'è quindi la gestione sanitaria dell'emergenza?
Ci sono medici encomiabili che lavorano h24 ma sembra che il sistema sanitario non abbia risorse. I numeri di contagio sono elevati ma il governo non è in grado di far fronte all'emergenza, non ha tamponi a sufficienza né dispositivi. Assicurano di voler dare priorità alle fasce più a rischio, come anziani o ammalati, la sensazione è che si procederà con scelte elitarie.
In tutto ciò che ne è della Famiglia Reale? La regina non interviene?
No, sono situazioni troppo delicate per esporsi per la regina che pare si stia trasferendo a Windsor.
Lavori in un esercizio pubblico, sei tutelato?
Assolutamente no. Da italiano iscritto all'Aire non ho ricevuto alcuna comunicazione dal governo italiano. Da lavoratore mi viene solo detto di lavarmi le mani ogni 20 minuti. Io sterilizzo tutto ma non c'è alcun impegno nell'igiene del posto di lavoro e nessun controllo dello stato di salute dei dipendenti. Un mio collega ha dovuto lavorare anche con la febbre. Noi rimaniamo aperti al pubblico, con il rischio di contrarre il virus. Ci sono meno clienti, c'è molta paura.
Quindi i britannici osservano la condotta dell'Italia?
Qui c'è molta solidarietà nei confronti di quanto sta succedendo in Italia e tristezza per il numero di persone che sono venute a mancare. C'è qualcuno che crede che il popolo italiano se la sia andata a cercare continuando a frequentare i luoghi pubblici, ma sostanzialmente la situazione di emergenza e perdita di vite umane italiana sembra aver fatto molto più effetto rispetto alle sorti capitate in Cina a causa del Covid-19.
Spero che, quando tutto finirà, non si scateni alcuna forma di razzismo nei confronti della Cina e credo che, vista la delusione nei confronti del governo, in molti lasceranno il Regno Unito.
Tu tornerai?
Non saprei. Al momento non torno a Corato da novembre, sarei dovuto tornare proprio in questi giorni ma ho annullato tutto. Sono ovviamente dispiaciuto di non poter abbracciare i miei genitori, ma sono al tempo stesso contento di aver preso la decisione di restare qui, per il momento, anche per loro.
A destare scalpore, le affermazioni e la linea di condotta del Primo ministro del Regno Unito Boris Johnson che non intende bloccare il Paese anche se, stando ad un documento della Public Health England (Phe), l'organismo esecutivo del ministero della Salute britannico, ottenuto e divulgato in parte dal Guardian, si stima che l'80% della popolazione britannica verrà contagiato dal coronavirus.
Stando ai dati pubblicati sul sito del governo britannico, alle 9.00 del 17 marzo, su 50.442 test complessivi effettuati in tutto il Regno Unito, 1.950 persone sono risultate positive. I decessi registrati sarebbero 55 (dati aggiornati al 16 marzo). Nella sola area di Londra si registrano circa 500 casi positivi.
La reale situazione britannica sembra non essere completamente nota neanche ai britannici. A raccontarcela è un nostro concittadino, Cristian che vive e lavora a Londra da vent'anni. «Dal mio punto di vista, qui i numeri sono molto elevati, ma li stanno tacendo, i dati non sono reali, in parte per arroganza, in parte anche per paura per il rischio di una concreta influenza negativa sul piano economico dopo la Brexit. – spiega – Qui c'è sempre stato un grande afflusso di persone di nazionalità cinese anche nel periodo di grave emergenza da coronavirus in Cina, così come da altre parti d'Europa, senza alcun controllo preventivo. La sensazione è che poi sia esplosa la bomba».
Nessuna misura da parte del Governo che ha parlato di immunità di gregge. Come ha reagito la popolazione, oltre alla petizione per costringere il parlamento britannico a discuterne in aula prendendo ad esempio il modello italiano?
La gente sta gestendo in autonomia l'autoisolamento. Balza agli occhi l'evidente riduzione di persone per strada e nei luoghi pubblici. Il popolo sta reagendo egregiamente adottando tutte le misure preventive anche senza alcuna disposizione da parte del governo, decidendo di chiudere negozi, ristoranti, luoghi in cui si può creare assembramento, senza alcuna tutela. Spaventa fare la spesa, non ci sono beni di prima necessità, è difficile anche fare la spesa online.
Nelle ultime ore Johnson ha deciso di sconsigliare pub e luoghi pubblici, ma c'è un'ordinanza?
Non c'è alcuna ordinanza, quindi i suoi consigli equivalgono a niente. Ci sono aziende che hanno attivato lo smart working, altre in cui si continua a lavorare senza alcun cambiamento. Il popolo britannico ha visto cosa sta succedendo in Italia e ha deciso autonomamente di proteggersi e non uscire. Pub, ristoranti, negozi cinema, teatri hanno deciso autonomamente di chiudere e stanno facendo appello al governo perché attui delle misure sul fronte lavorativo ed economico. Le scuole non chiudono. Oggi (17 marzo ndr) le scuole hanno preso l'iniziativa di non far andare gli alunni a scuola per due settimane, voltando le spalle alle disposizioni del primo ministro.
Com'è quindi la gestione sanitaria dell'emergenza?
Ci sono medici encomiabili che lavorano h24 ma sembra che il sistema sanitario non abbia risorse. I numeri di contagio sono elevati ma il governo non è in grado di far fronte all'emergenza, non ha tamponi a sufficienza né dispositivi. Assicurano di voler dare priorità alle fasce più a rischio, come anziani o ammalati, la sensazione è che si procederà con scelte elitarie.
In tutto ciò che ne è della Famiglia Reale? La regina non interviene?
No, sono situazioni troppo delicate per esporsi per la regina che pare si stia trasferendo a Windsor.
Lavori in un esercizio pubblico, sei tutelato?
Assolutamente no. Da italiano iscritto all'Aire non ho ricevuto alcuna comunicazione dal governo italiano. Da lavoratore mi viene solo detto di lavarmi le mani ogni 20 minuti. Io sterilizzo tutto ma non c'è alcun impegno nell'igiene del posto di lavoro e nessun controllo dello stato di salute dei dipendenti. Un mio collega ha dovuto lavorare anche con la febbre. Noi rimaniamo aperti al pubblico, con il rischio di contrarre il virus. Ci sono meno clienti, c'è molta paura.
Quindi i britannici osservano la condotta dell'Italia?
Qui c'è molta solidarietà nei confronti di quanto sta succedendo in Italia e tristezza per il numero di persone che sono venute a mancare. C'è qualcuno che crede che il popolo italiano se la sia andata a cercare continuando a frequentare i luoghi pubblici, ma sostanzialmente la situazione di emergenza e perdita di vite umane italiana sembra aver fatto molto più effetto rispetto alle sorti capitate in Cina a causa del Covid-19.
Spero che, quando tutto finirà, non si scateni alcuna forma di razzismo nei confronti della Cina e credo che, vista la delusione nei confronti del governo, in molti lasceranno il Regno Unito.
Tu tornerai?
Non saprei. Al momento non torno a Corato da novembre, sarei dovuto tornare proprio in questi giorni ma ho annullato tutto. Sono ovviamente dispiaciuto di non poter abbracciare i miei genitori, ma sono al tempo stesso contento di aver preso la decisione di restare qui, per il momento, anche per loro.