Attualità
Covid, gli animali domestici si infettano ma non contagiano
Lo studio condotto dall'equipe del prof. Nicola Decaro dell'Università di Bari
Corato - domenica 6 dicembre 2020
«Cane e gatto possono infettarsi solo in maniera sporadica, specie se a stretto contatto con pazienti umani, e non rappresentano, al momento, un pericolo per l'uomo in relazione alla pandemia in atto». Lo conferma il professor Nicola Decaro, ordinario di malattie infettive degli animali, che ha condotto ricercatori del dipartimento di Medicina Veterinaria (DiMeV) dell'Università degli Studi di Bari Aldo Moro in uno studio epidemiologico su SARS-CoV-2 e animali domestic, recentemente pubblicato dalla prestigiosa rivista Nature Communications (https://www.nature.com/articles/s41467-020-20097-0).
Lo studio è il risultato della collaborazione tra le Università di Bari, Milano e Liverpool, la Liverpool School of Tropical Medicine, alcuni laboratori diagnostici veterinari (La Vallonea, i-Vet) e veterinari liberi professionisti.
La ricerca, condotta tra marzo e maggio 2020, ha interessato 919 animali da compagnia (603 cani e 316 gatti) delle regioni maggiormente colpite dalla prima ondata pandemica (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna), i quali sono stati sottoposti ad esami molecolari e/o sierologici per la ricerca di SARS-CoV-2 e degli anticorpi specifici. Alcuni di questi animali convivevano con pazienti umani positivi per COVID-19. I risultati hanno dimostrato che nessun animale era infetto dal virus al momento del campionamento, mentre il 3,33% dei cani ed il 5,76% dei gatti testati possedevano anticorpi neutralizzanti per SARS-CoV-2, documentando una pregressa esposizione al virus. I tassi di sieropositività più elevati sono stati riscontrati negli animali delle province con maggiore circolazione virale nell'uomo ed nei cani conviventi con pazienti positivi per COVID-19.
Decaro commenta: «Il ringraziamento va soprattutto ai colleghi veterinari che hanno contribuito al campionamento ed ai tecnici del DiMeV che durante il lockdown hanno continuato a frequentare con assiduità i laboratori del dipartimento per poter condurre in tempo reale le analisi che hanno consentito di ottenere risultati importanti per la comunità scientifica internazionale».
Lo studio è il risultato della collaborazione tra le Università di Bari, Milano e Liverpool, la Liverpool School of Tropical Medicine, alcuni laboratori diagnostici veterinari (La Vallonea, i-Vet) e veterinari liberi professionisti.
La ricerca, condotta tra marzo e maggio 2020, ha interessato 919 animali da compagnia (603 cani e 316 gatti) delle regioni maggiormente colpite dalla prima ondata pandemica (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna), i quali sono stati sottoposti ad esami molecolari e/o sierologici per la ricerca di SARS-CoV-2 e degli anticorpi specifici. Alcuni di questi animali convivevano con pazienti umani positivi per COVID-19. I risultati hanno dimostrato che nessun animale era infetto dal virus al momento del campionamento, mentre il 3,33% dei cani ed il 5,76% dei gatti testati possedevano anticorpi neutralizzanti per SARS-CoV-2, documentando una pregressa esposizione al virus. I tassi di sieropositività più elevati sono stati riscontrati negli animali delle province con maggiore circolazione virale nell'uomo ed nei cani conviventi con pazienti positivi per COVID-19.
Decaro commenta: «Il ringraziamento va soprattutto ai colleghi veterinari che hanno contribuito al campionamento ed ai tecnici del DiMeV che durante il lockdown hanno continuato a frequentare con assiduità i laboratori del dipartimento per poter condurre in tempo reale le analisi che hanno consentito di ottenere risultati importanti per la comunità scientifica internazionale».