Attualità
Corato trova casa ai randagi ma è pessima nei servizi e nella gestione degli animali
I dati della X indagine Legambiente sul randagismo e le buone pratiche adottate dai Comuni italiani
Corato - martedì 18 gennaio 2022
Sono per lo più fallimentari, disomogenee e inefficaci le performance dei Comuni italiani rispetto alla cura del territorio ed in particolar modo rispetto all'attenzione per gli animali e la lotta al randagismo. È quanto emerge dall'indagine annuale "Animali in città" elaborata da Legambiente con il patrocinio di Ministero della Salute, Anci, Conferenza delle regioni e delle province autonome, Enci, Fnovi, Anmvi e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva (disponibili qui i dati dell'indagine).
Il X rapporto nazionale è stato presentato il 17 gennaio, nel giorno di Sant'Antonio Abate, protettore degli animali domestici, e fa luce sull'offerta di servizi e azioni dedicate alla prevenzione e alla migliore convivenza con gli animali d'affezione, padronali o selvatici in città.
Per il 2020 l'indagine evidenzia le disparità tra Nord e Sud e il permanere di problematiche che rischiano di acuirsi: un'Italia indietro sulle sterilizzazioni, in cui persiste la piaga dei cani vaganti che rappresentano il maggior costo per la collettività, manchevole nell'attuare regolamenti che favorirebbero una più armonica e sicura convivenza con gli animali, con uno scarso livello di conoscenza della biodiversità animale. Un Paese che non agisce come dovrebbe sul fronte fondamentale della prevenzione ma che, nell'anno della pandemia, registra un aumento del numero delle adozioni dei gatti.
All'indagine di Legambiente hanno risposto 656 amministrazioni comunali (l'8,3% del campione contattato), tra cui il 50% dei Comuni capoluogo, e 50 aziende sanitarie (il 44,6% del campione). Quattro le macroaree di valutazione delle performance: quadro delle regole (regolamenti comunali e/o ordinanze sindacali); risorse impegnate e risultati ottenuti; organizzazione delle strutture e servizi al cittadino; controlli.
Anche Corato figura fra i comuni che hanno aderito all'indagine dalla quale emerge quanto la nostra città abbia ancora tanto su cui lavorare. Il giudizio complessivo rileva infatti una performance scarsa (19,75 su un punteggio massimo di 107), ma Corato si fa onore nell'organizzazione dei servizi offerti nel regalare una nuova casa ai randagi. Nel 2020, in media, nel nostro Comune per ogni cane entrato in canile, due sono stati reimmessi nella società tra restituzione ai proprietari, adozione o reimmissione come cani liberi controllati. Una classificazione di performance ritenuta sufficiente ma su cui è necessario un maggior impegno (9.25 su 25).
Stando alla fotografia nazionale scattata da Legambiente, quasi la metà (il 47,4%) delle amministrazioni comunali dichiara di avere attivato un ufficio o un servizio dedicato agli animali, oltre i tre quarti (il 76%) delle aziende sanitarie di avere almeno un canile sanitario e/o un ufficio di igiene urbana veterinaria, Ciononostante, poco meno di un Comune su 13 (il 7,8%) raggiunge una performance almeno sufficiente, più di quattro su cinque aziende sanitarie (l'82%) si attestano sui medesimi livelli.
Le migliori performance si registrano a Prato, Verona e Modena, e nell'ATS Brescia, ATS della Montagna e Asl Vercelli. Guardando ai costi sostenuti da Comuni e aziende sanitarie per i servizi ai cittadini e ai loro amici a quattro zampe, nel 2020 la spesa pubblica nel settore (in calo rispetto al 2019) è stimabile in quasi 193 milioni di euro. La spesa media pro capite si attesta invece a 2,4 euro per i Comuni e a 0,85 euro per le aziende sanitarie.
Pessima la valutazione assegnata da Legambiente alla nostra città - con un ranking medio di 2,5 su 30 sulla base degli indicatori analizzati - sia per quanto attiene ai costi sostenuti dal Comune, sia per quanto riguarda l'applicazione di regolamenti e ordinanze a favore di una corretta e serena convivenza con gli amici animali nei centri urbani. Se è vero che in città, in concomitanza con la notte di San Silvestro, viene emanata una ordinanza che vieta botti e fuochi d'artificio (come appena il 7,9% dei Comuni), è anche vero che non esiste una vera e propria regolamentazione, né un controllo in merito a questa tematica e sull'uso illegale di esche o bocconi avvelenati, la facilitazione delle adozioni nei canili o delle pratiche di cremazione, inumazione e tumulazione.
A livello nazionale, il rapporto tra cani iscritti all'anagrafe degli animali d'affezione e cittadini è di un cane ogni 4,7 abitanti, con Umbria e Sardegna che primeggiano in positivo e Puglia e Calabria fanalini di coda, rispettivamente un cane iscritto ogni 7,4 e ogni 9,6 cittadini. Guardando agli amici felini, il rapporto nazionale è di un gatto iscritto all'anagrafe degli animali d'affezione ogni 72,4 cittadini.
Voto insufficiente per Corato, con un punteggio di 5 su 25, anche per quanto riguarda il capitolo del controllo demografico (punteggio 5 su 25) che, a livello nazionale, rimane senz'altro tra i più spinosi con un proliferare nelle città di specie animali da compagnia (spesso selvatiche) quali roditori, uccelli, invertebrati, senza una strategia pubblica preventiva. Inoltre, meno della metà delle Aziende sanitarie (il 40% del campione) dichiara di effettuare azioni di prevenzione del randagismo con campagne di sterilizzazione che raggiungono cifre del tutto insufficienti per una seria politica di controllo demografico.
"Prendersi cura di persone e animali è prendersi cura del pianeta e del benessere di tutti – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Il nostro rapporto focalizza l'attenzione sui dati di Comuni e Aziende sanitarie relativi ai servizi e alle esigenze nel vivere la relazione con gli animali d'affezione e da compagnia che riguarda oltre 30 milioni di italiani. Esigenze che, se rimangono disattese, possono causare costi sanitari e sociali importanti. C'è tanto da fare, ma le esperienze migliori citate nel nostro rapporto dimostrano che è possibile".
Legambiente avanza quindi sei proposte concrete e misurabili affinché l'importanza dell'approccio One Health trovi concreta attuazione, anche attraverso la cura del benessere animale. Dall'anagrafe unica nazionale per tutti gli animali d'affezione o da compagnia ai patti di comunità per la tutela e la cura degli animali; dal potenziamento del servizio pubblico, con nuovo personale e maggiori strutture fino alla realizzazione di aree e servizi dedicati nelle aree urbane; infine ma non meno importante la valorizzazione del ruolo del volontariato.
Il X rapporto nazionale è stato presentato il 17 gennaio, nel giorno di Sant'Antonio Abate, protettore degli animali domestici, e fa luce sull'offerta di servizi e azioni dedicate alla prevenzione e alla migliore convivenza con gli animali d'affezione, padronali o selvatici in città.
Per il 2020 l'indagine evidenzia le disparità tra Nord e Sud e il permanere di problematiche che rischiano di acuirsi: un'Italia indietro sulle sterilizzazioni, in cui persiste la piaga dei cani vaganti che rappresentano il maggior costo per la collettività, manchevole nell'attuare regolamenti che favorirebbero una più armonica e sicura convivenza con gli animali, con uno scarso livello di conoscenza della biodiversità animale. Un Paese che non agisce come dovrebbe sul fronte fondamentale della prevenzione ma che, nell'anno della pandemia, registra un aumento del numero delle adozioni dei gatti.
All'indagine di Legambiente hanno risposto 656 amministrazioni comunali (l'8,3% del campione contattato), tra cui il 50% dei Comuni capoluogo, e 50 aziende sanitarie (il 44,6% del campione). Quattro le macroaree di valutazione delle performance: quadro delle regole (regolamenti comunali e/o ordinanze sindacali); risorse impegnate e risultati ottenuti; organizzazione delle strutture e servizi al cittadino; controlli.
Anche Corato figura fra i comuni che hanno aderito all'indagine dalla quale emerge quanto la nostra città abbia ancora tanto su cui lavorare. Il giudizio complessivo rileva infatti una performance scarsa (19,75 su un punteggio massimo di 107), ma Corato si fa onore nell'organizzazione dei servizi offerti nel regalare una nuova casa ai randagi. Nel 2020, in media, nel nostro Comune per ogni cane entrato in canile, due sono stati reimmessi nella società tra restituzione ai proprietari, adozione o reimmissione come cani liberi controllati. Una classificazione di performance ritenuta sufficiente ma su cui è necessario un maggior impegno (9.25 su 25).
Stando alla fotografia nazionale scattata da Legambiente, quasi la metà (il 47,4%) delle amministrazioni comunali dichiara di avere attivato un ufficio o un servizio dedicato agli animali, oltre i tre quarti (il 76%) delle aziende sanitarie di avere almeno un canile sanitario e/o un ufficio di igiene urbana veterinaria, Ciononostante, poco meno di un Comune su 13 (il 7,8%) raggiunge una performance almeno sufficiente, più di quattro su cinque aziende sanitarie (l'82%) si attestano sui medesimi livelli.
Le migliori performance si registrano a Prato, Verona e Modena, e nell'ATS Brescia, ATS della Montagna e Asl Vercelli. Guardando ai costi sostenuti da Comuni e aziende sanitarie per i servizi ai cittadini e ai loro amici a quattro zampe, nel 2020 la spesa pubblica nel settore (in calo rispetto al 2019) è stimabile in quasi 193 milioni di euro. La spesa media pro capite si attesta invece a 2,4 euro per i Comuni e a 0,85 euro per le aziende sanitarie.
Pessima la valutazione assegnata da Legambiente alla nostra città - con un ranking medio di 2,5 su 30 sulla base degli indicatori analizzati - sia per quanto attiene ai costi sostenuti dal Comune, sia per quanto riguarda l'applicazione di regolamenti e ordinanze a favore di una corretta e serena convivenza con gli amici animali nei centri urbani. Se è vero che in città, in concomitanza con la notte di San Silvestro, viene emanata una ordinanza che vieta botti e fuochi d'artificio (come appena il 7,9% dei Comuni), è anche vero che non esiste una vera e propria regolamentazione, né un controllo in merito a questa tematica e sull'uso illegale di esche o bocconi avvelenati, la facilitazione delle adozioni nei canili o delle pratiche di cremazione, inumazione e tumulazione.
A livello nazionale, il rapporto tra cani iscritti all'anagrafe degli animali d'affezione e cittadini è di un cane ogni 4,7 abitanti, con Umbria e Sardegna che primeggiano in positivo e Puglia e Calabria fanalini di coda, rispettivamente un cane iscritto ogni 7,4 e ogni 9,6 cittadini. Guardando agli amici felini, il rapporto nazionale è di un gatto iscritto all'anagrafe degli animali d'affezione ogni 72,4 cittadini.
Voto insufficiente per Corato, con un punteggio di 5 su 25, anche per quanto riguarda il capitolo del controllo demografico (punteggio 5 su 25) che, a livello nazionale, rimane senz'altro tra i più spinosi con un proliferare nelle città di specie animali da compagnia (spesso selvatiche) quali roditori, uccelli, invertebrati, senza una strategia pubblica preventiva. Inoltre, meno della metà delle Aziende sanitarie (il 40% del campione) dichiara di effettuare azioni di prevenzione del randagismo con campagne di sterilizzazione che raggiungono cifre del tutto insufficienti per una seria politica di controllo demografico.
"Prendersi cura di persone e animali è prendersi cura del pianeta e del benessere di tutti – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Il nostro rapporto focalizza l'attenzione sui dati di Comuni e Aziende sanitarie relativi ai servizi e alle esigenze nel vivere la relazione con gli animali d'affezione e da compagnia che riguarda oltre 30 milioni di italiani. Esigenze che, se rimangono disattese, possono causare costi sanitari e sociali importanti. C'è tanto da fare, ma le esperienze migliori citate nel nostro rapporto dimostrano che è possibile".
Legambiente avanza quindi sei proposte concrete e misurabili affinché l'importanza dell'approccio One Health trovi concreta attuazione, anche attraverso la cura del benessere animale. Dall'anagrafe unica nazionale per tutti gli animali d'affezione o da compagnia ai patti di comunità per la tutela e la cura degli animali; dal potenziamento del servizio pubblico, con nuovo personale e maggiori strutture fino alla realizzazione di aree e servizi dedicati nelle aree urbane; infine ma non meno importante la valorizzazione del ruolo del volontariato.