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Coldiretti: negli ultimi dieci anni perse il 30% di aziende agricole

Tra le cause gli alti costi di produzione, il clima, la concorrenza sleale


In 10 anni è andato perso il 30% delle aziende agricole in Puglia che sconta lo scotto degli alti costi di produzione, del clima pazzo, della concorrenza sleale, in uno scenario aggravato deli effetti del conflitto in Ucraina, con i rincari energetici che hanno fatto aumentare i costi di produzione delle aziende agricole nel 2022 del 23,1% con un impatto devastante sui bilanci e sulla spesa dei consumatori. E' quanto afferma la Coldiretti Puglia, sulla base del 7° Censimento dell'agricoltura e della stima preliminare dei conti economici dell'agricoltura dell'Istat.

Dal 2010 al 2020 le aziende agricole sono passate da 271.754 a 191.430 in Puglia, che resta la regione più agricola d'Italia con 1,3 milioni di ettari coltivati e ha resistito alla crisi nel 2022 con un saldo positivo tra aperture e chiusure di 546 imprese agricole (+0,7%) – sottolinea la Coldiretti Puglia – nonostante l'aumento sensibile dei prezzi dei prodotti acquistati (+23,6%) con balzi che riguardano i fertilizzanti (+63,4%), i prodotti energetici (+49,7%) e gli alimenti per animali (+25,1%) secondo l'Istat. L'incremento dei costi si è ampliato e consolidato nel corso del 2022 in buona parte – precisa la Coldiretti - per le conseguenze del conflitto in atto in Ucraina che ha prodotto una forte instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricole e dei prodotti energetici.

Uno tsunami si è infatti abbattuto sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci, con la produzione agricola e quella alimentare che in Puglia assorbono oltre il 10,3% dei 5,578 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all'anno dei consumi totali, secondo l'analisi della Coldiretti Puglia sulla base dei dati Enea. In difficoltà è stata però l'intera filiera che si è trovata a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi come il vetro, che costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra un incremento del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica.

Il risultato è un mix micidiale causato dall'aumento dei costi e dal cambiamento climatico che ha decimato i raccolti delle imprese agricole - precisa la Coldiretti regionale - costrette ad assorbire gran parte dell'aumento dei costi come dimostra il fatto che l'inflazione media per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche è salita del 9,1% nel 2022. La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall'estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori, afferma Coldiretti nel sottolineare l'esigenza di "raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all'agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell'Europa.

Nell'ambito del Pnrr Coldiretti ha presentato tra l'altro progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all'olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che – conclude Coldiretti – ha l'obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali.
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