Cronaca
Cercatori di funghi aggrediti da branco di cinghiali: «Siamo vivi per miracolo»
L'agghiacciante racconto di una terrificante disavventura
Corato - giovedì 29 novembre 2018
14.20
Il terrore si legge ancora negli occhi dell'avv. Savino Arbore, anche a distanza di una settimana dalla bruttissima esperienza vissuta insieme ad un amico sulle murge, durante una passeggiata alla ricerca di funghi.
«Sono vivo per miracolo» esordisce, ancora scosso, quando inizia a raccontarci quanto gli è accaduto in una normalissima giornata murgiana. «Siamo dei miracolati e non riusciamo a spiegarci come io e un mio amico siamo riusciti a sfuggire alla furia di un enorme branco di cinghiali che ci ha puntati mentre eravamo sulle murge alla ricerca di funghi».
Il racconto è agghiacciante. Una mattina normalissima; intorno alle 9.30 Savino Arbore, conosciuto in città per essere stato consigliere comunale, era con un suo amico alla ricerca di funghi sulle campagne tra Corato e Poggiorsini, in territorio di Ruvo di Puglia e comunque nel Parco dell'Alta Murgia. Una attività che praticano da tempo e per la quale seguono con regolarità i corsi.
«All'improvviso abbiamo visto una macchia nera muoversi con una velocità impressionante verso di noi: era un branco di cinghiali dalle grandi dimensioni che si spostava quasi fosse schierato. Si muovevano con una velocità impressionante, in grado di travolgere e distruggere tutto ciò che avrebbero trovato dinanzi al loro cammino. Abbiamo iniziato a correre all'impazzata per sfuggire ma non c'era luogo dove ripararci. La loro furia ci avrebbe ammazzati. Posso dire di aver ricevuto un miracolo: quando ormai ci erano addosso, improvvisamente si sono fermati, bloccati, quasi trattenuti da una forza superiore. È solo questo il motivo per cui siamo vivi» ci rivela Arbore, ancora visibilmente scosso per l'accaduto.
«Erano almeno duecento animali, che si muovevano con una furia mai vista prima. Anche se non avessero voluto puntarci, nella loro corsa avrebbero potuto travolgerci e noi non avremmo avuto scampo. Cosa sarebbe accaduto se ci fosse stata una famigliola? Un bambino? Erano le nove del mattino, un'orario che non dovrebbe comportare pericoli e, invece, siamo vivi per miracolo».
«Desidero che questa nostra esperienza venga raccontata affinché i vertici istituzionali prendano dei seri provvedimenti per contenere il vero pericolo che i cinghiali costituiscono. Quotidianamente sentiamo parlare di incidenti stradali provocati dai cinghiali: finché si tratta di danni materiali si ringrazia il cielo e si va avanti. Ma occorre che ci scappi il morto per rendersi effettivamente conto di quale rischio si corra sulle murge a causa di questi animali ormai incontenibili»?
Arbore si rivolge al presidente della Regione, al presidente del Parco dell'Alta Murgia e a tutti i componenti delle istituzioni affinché prendano con solerzia dei seri provvedimenti per scongiurare eventi luttuosi a causa dei cinghiali.
Proprio ieri è stata firmata, presso l'Azienda dell'ARIF "Cavone" a Spinazzola, la convenzione fra i rappresentanti del Parco Nazionale dell'Alta Murgia e dell'Agenzia Regionale per le attività Irrigue e Forestali in merito al piano per la gestione e il contenimento dei cinghiali nel territorio del Parco.
Con il fattivo supporto del Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi di Bari e dei Carabinieri Forestali del Reparto Parco Nazionale dell'Alta Murgia, PNAM e ARIF hanno collaborato all'installazione di sei "corral", recinti per la cattura dei cinghiali che verranno poi prelevati da un'azienda del foggiano e trasferiti in aziende venatorie.
Una prima risposta ad un fenomeno forse troppo grande per poter essere affrontato a piccole dosi.
«Sono vivo per miracolo» esordisce, ancora scosso, quando inizia a raccontarci quanto gli è accaduto in una normalissima giornata murgiana. «Siamo dei miracolati e non riusciamo a spiegarci come io e un mio amico siamo riusciti a sfuggire alla furia di un enorme branco di cinghiali che ci ha puntati mentre eravamo sulle murge alla ricerca di funghi».
Il racconto è agghiacciante. Una mattina normalissima; intorno alle 9.30 Savino Arbore, conosciuto in città per essere stato consigliere comunale, era con un suo amico alla ricerca di funghi sulle campagne tra Corato e Poggiorsini, in territorio di Ruvo di Puglia e comunque nel Parco dell'Alta Murgia. Una attività che praticano da tempo e per la quale seguono con regolarità i corsi.
«All'improvviso abbiamo visto una macchia nera muoversi con una velocità impressionante verso di noi: era un branco di cinghiali dalle grandi dimensioni che si spostava quasi fosse schierato. Si muovevano con una velocità impressionante, in grado di travolgere e distruggere tutto ciò che avrebbero trovato dinanzi al loro cammino. Abbiamo iniziato a correre all'impazzata per sfuggire ma non c'era luogo dove ripararci. La loro furia ci avrebbe ammazzati. Posso dire di aver ricevuto un miracolo: quando ormai ci erano addosso, improvvisamente si sono fermati, bloccati, quasi trattenuti da una forza superiore. È solo questo il motivo per cui siamo vivi» ci rivela Arbore, ancora visibilmente scosso per l'accaduto.
«Erano almeno duecento animali, che si muovevano con una furia mai vista prima. Anche se non avessero voluto puntarci, nella loro corsa avrebbero potuto travolgerci e noi non avremmo avuto scampo. Cosa sarebbe accaduto se ci fosse stata una famigliola? Un bambino? Erano le nove del mattino, un'orario che non dovrebbe comportare pericoli e, invece, siamo vivi per miracolo».
«Desidero che questa nostra esperienza venga raccontata affinché i vertici istituzionali prendano dei seri provvedimenti per contenere il vero pericolo che i cinghiali costituiscono. Quotidianamente sentiamo parlare di incidenti stradali provocati dai cinghiali: finché si tratta di danni materiali si ringrazia il cielo e si va avanti. Ma occorre che ci scappi il morto per rendersi effettivamente conto di quale rischio si corra sulle murge a causa di questi animali ormai incontenibili»?
Arbore si rivolge al presidente della Regione, al presidente del Parco dell'Alta Murgia e a tutti i componenti delle istituzioni affinché prendano con solerzia dei seri provvedimenti per scongiurare eventi luttuosi a causa dei cinghiali.
Proprio ieri è stata firmata, presso l'Azienda dell'ARIF "Cavone" a Spinazzola, la convenzione fra i rappresentanti del Parco Nazionale dell'Alta Murgia e dell'Agenzia Regionale per le attività Irrigue e Forestali in merito al piano per la gestione e il contenimento dei cinghiali nel territorio del Parco.
Con il fattivo supporto del Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi di Bari e dei Carabinieri Forestali del Reparto Parco Nazionale dell'Alta Murgia, PNAM e ARIF hanno collaborato all'installazione di sei "corral", recinti per la cattura dei cinghiali che verranno poi prelevati da un'azienda del foggiano e trasferiti in aziende venatorie.
Una prima risposta ad un fenomeno forse troppo grande per poter essere affrontato a piccole dosi.