Franco Cannillo
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Politica

Cannillo risponde a Bucci: «La storia della palazzina uffici è un sopruso verso un privato cittadino»

L'imprenditore coratino respinge le accuse dell'ex sindaco lanciate dal palco di Piazza Cesare Battisti

Dal palco di Piazza Cesare Battisti, sabato sera, in apertura del comizio di Corrado De Benedittis, l'ex sindaco Renato Bucci ha voluto replicare alle dichiarazioni dell'ex sindaco Perrone, nuovamente candidato alla carica di primo cittadino. Un duello a distanza tra due ex sindaci tra cui mai è scorso buon sangue.

Renato Bucci ha voluto fornire una sua visione dell' "età dell'oro", dell'epoca che Perrone dipingeva come il periodo in cui Corato era "il fiore all'occhiello della Puglia". Un elenco di fatti tutt'altro che lusinghieri di cui Perrone si sarebbe reso protagonista. «Nell'età dell'oro le donne non potevano essere assunte all'Asipu se non per pulire i bagni pubblici» ha esordito Bucci. E via con una serie di appunti, di riferimenti più o meno espliciti a metodi di gestione della cosa pubblica sopra le righe o a presunti favoritismi.

«Nell'età dell'oro i soldi si moltiplicavano, ma solo nelle tasche di qualcuno. Nell'età dell'oro c'era un gruppo di persone molto ristretto, erano gli amici» diceva Bucci parlando, senza riserve, di assunzioni senza concorso, del ruolo dell'Asipu come «spartitraffico di segnalazioni che arrivavano da consiglieri, sindaco e assessori».

«Ancora pochi anni fa era l'età dell'oro per la depositeria giudiziaria che teneva i motoveicoli per molti anni in violazione dei termini e poi faceva pagare tutto al comune», denunciava inoltre Bucci.

Un passaggio anche sulla "Palazzina Cannillo", quella palazzina su cui tanto si discusse in passato, che ospitava gli uffici del Comune e che adesso è occupata da una banca. «Voi ricorderete che noi per 5-6 anni, allegramente, abbiamo pagato 144mila euro all'anno, per una palazzina di modesta superficie e assolutamente inutile rispetto alle esigenze dell'Ente» riferiva Bucci.

Dichiarazioni, queste ultime, che il sig. Franco Cannillo, proprietario di quella palazzina ha definito "diffamanti". Cannillo, infatti, non soltanto respinge le dichiarazioni dell'ex sindaco Bucci ma vuole ricordare la storia di quella palazzina («a favore della cittadinanza e a difesa della mia onorabilità» scrive nella nota recapitata agli organi di stampa) definendola come «un susseguirsi di soprusi perpetrati da parte del Comune nei confronti di un privato cittadino».

«L'ipotesi di realizzare sul terreno di proprietà privata degli uffici comunali prende corpo, infatti,a seguito di una sentenza di condanna del Comune che, nel 1979, aveva illegittimamente occupato l'area con un provvedimento d'urgenza. La sentenza, come spesso accade in questo Paese, arrivò vent'anni dopo, nel 1996. Per porre rimedio al torto subito ed evitare ulteriori contenziosi, l'amministrazione Di Gennaro, allora in carica, intavolò un dialogo che portò alla stesura delle prime bozze di convenzione. Caduta l'amministrazione Di Gennaro, il sindaco Fiore, a capo di una coalizione di centrosinistra, raccolse il testimone e arricchì il progetto con la realizzazione della Caserma di P.S. Il sigillo fu posto con la Delibera di Giunta n. 64 e la conseguente convenzione fra il Comune e il sottoscritto, datata 13 novembre 2000. All'epoca, evidentemente, l'amministrazione Fiore non riteneva la palazzina "assolutamente inutile" ma, al contrario, che ci fosse necessità di dotarsi di uffici moderni, privi di barriere architettoniche, in una zona della città troppo spesso trascurata e indicata come "quartiere dormitorio". Un simbolo di vicinanza dell'amministrazione a quelle periferie spesso dimenticate, come la famigerata via Nicola Salvi, situata proprio nei pressi di quegli uffici.
La giunta Fiore tenne a battesimo la Caserma di P.S. ma non gli uffici comunali in quanto ancora in fase di realizzazione. Con l'elezione del sindaco Perrone, dando seguito alle previsioni della convenzione, si definirono i dettagli del contratto di locazione: l'importo, come sa chiunque abbia un po' di dimestichezza con la pubblica amministrazione (e l'avv. Bucci è fra questi), venne stabilito sulla base di tabelle disposte dall'Agenzia del Territorio. Nonostante questo, l'amministrazione Perrone ottenne un congruo sconto e una porzione dell'immobile in comodato gratuito» ricorda Cannillo.

«Finalmente, quell'immobile edificato per porre rimedio ad un torto ingiustamente subito, venne adibito a sede di alcuni uffici comunali: i dipendenti che hanno avuto il piacere di lavorarvi ne rimpiangono ancora gli spazi luminosi e confortevoli! A pochi anni dall'inizio della locazione, con la sua consueta determinazione, il sindaco Perrone decise di risolvere il contratto. La facoltà era stata a suo tempo prevista ma, in spregio a qualsiasi forma di correttezza, il Comune continuò ad occupare gratuitamente la porzione di immobile che era stata concessa in comodato, facendo leva, come sempre, sulla lentezza della giustizia» riferisce il noto imprenditore coratino.

Cannillo, inoltre, prende le distanze da chi lo definisce "amico di Perrone". «Il fatto che mi si ritenga un amico del Sindaco Perrone mi rincuora: non oso immaginare cosa avrebbe potuto fare se fossi stato suo nemico! Sul piano personale, invero, ci lega una lunga amicizia messa a dura prova da vicende come questa, in cui ci siamo ritrovati su posizioni contrapposte. A distanza di anni la "palazzina Cannillo", per alcuni simbolo dei presunti "favori" agli amici, continua ad attendere il suo destino in balia di quell'Ente che prima ne ha occupato illegalmente il sedime, poi ne ha ordinato la realizzazione e che infine ne ha usufruito gratuitamente per anni. Spero che i fatti elencati, tutti documentabili, chiariscano definitivamente una realtà diversa da quella propugnata dal palco, evidenziando il "chi", il "come" ed il "perché" di questa vicenda che si trascina da anni».

E invita i candidati all'uso di un diverso registro: «Comprendo che le lusinghe dell'umano oblio e la diffusa e legittima ignoranza dei fatti costituiscano una forte tentazione per i candidati e i loro sostenitori, specie quando mancano solide proposte politiche. Ma non tollero che, dopo anni di soprusi e prevaricazioni, ci sia chi, in mala fede e in spregio di quell'etica declamata sui palchi e nei fatti ignorata, vada in cerca di consensi minando la reputazione di chi contribuisce con le propria capacità e con impegno costante a fare di Corato un polo economico d'eccellenza, presupposto imprescindibile per la sostenibilità del bilancio comunale e per il progresso della comunità. Pensavo che la "rivoluzione gentile" portasse al superamento dei logori schemi di contrapposizione fra classi sociali, ma ho scoperto mio malgrado che si fa ancora leva sull'istigazione all'odio verso chi, dopo una vita di impegno e di sacrifici, riesce a coglierne i frutti. Anziché guardare all'imprenditore come ad un esempio da seguire per creare valore per una comunità, lo si addita per la propria dichiarazione dei redditi. Anziché ispirarsi a chi ha trovato la propria strada con fatica nella vita, si insinua che abbia preso una scorciatoia» .

E conclude: «Il rancore, il sospetto e l'invidia. Niente di più lontano dalla "Rivoluzione gentile" di Jeremy Corbin… Mi sembra piuttosto che il centrosinistra coratino tragga ispirazione dalle parole dell'illustre parlamentare socialista degli anni '80, Rino Formica: "la politica è sangue e merda"».

Rimaniamo sempre e comunque disponibili alla pubblicazione di eventuali repliche che dovessero giungere in redazione.
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