Politica
Bullismo, Noi con Salvini: «Stiamo allevando canaglie e bulli?»
Il movimento commenta l'episodio di bullismo da noi raccontato ieri
Corato - lunedì 16 ottobre 2017
12.33 Comunicato Stampa
Ci hanno rimproverato di trattare sempre gli stessi temi, di attaccare sempre gli stranieri, i migranti e quant'altro. Ebbene stasera ci occupiamo di un problema tutto italiano, un'emergenza educativa che ha colpito anche Corato con insospettata brutalità: sabato 14 ottobre una gang di una ventina di ragazzi ha aggredito, picchiato e ferito un quattordicenne nei pressi di Santa Maria Greca. Sono intervenuti un uomo e una donna, alcuni dei teppisti sono scappati ma la maggioranza del branco è rimasta, minacciando anzi chi è intervenuto, per poi disperdersi all'arrivo dei genitori. Qualcuno di questi bulli aveva anche un coltello.
Viviamo dunque in una città pericolosa, e questa impresa non farà altro che incoraggiare ancora di più un branco di minorenni scatenati e violenti. Ma come è potuto succedere? In Rete ovviamente le diagnosi si sprecano: è colpa dei genitori, è colpa della scuola, è colpa della società, è colpa dell'ambiente, è colpa della crisi dei valori… tutte parole che alla fine suonano vuote perché possiamo fare tutte le diagnosi che vogliamo ma se come al solito nessuno è disposto ad agire restano chiacchiere che lasciano il tempo che trovano.
Se mai, una vicenda come questa mette allo scoperto l'ipocrisia buonista nella quale viviamo. Ce la prendiamo coi ragazzi ma li viziamo in ogni modo, non li chiamiamo mai a rendere conto di niente (la colpa è sempre di qualcun altro, che diamine!). Ce la prendiamo con le famiglie ma prima le abbiamo sfasciate con il divorzio, con l'aborto, con l'abbandono degli anziani e dei malati, e abbiamo chiamato "conquiste di civiltà" tutto questo marciume. E guai se i genitori punissero i figli con la severità che meritano! Come minimo si beccherebbero una denuncia per maltrattamenti, finirebbero sui giornali, sarebbero linciati dalla Tv. Come possiamo pretendere che le famiglie possano educare i figli se abbiamo imposto ai genitori ritmi di lavoro che li tengono lontani da loro 10 o 12 ore al giorno?
Facciamo la predica a chi non interviene ma poi neghiamo ai cittadini la possibilità di difendersi contro la malavita, anzi mandiamo in galera chi spara ai ladri per difendere la propria vita e quella dei propri cari. Pretendiamo il coraggio quando ogni giorno non facciamo altro che parlare di Pace, organizzare Marce della Pace, insegnare a cantare canzoncine per la Pace, e quando i terroristi sparano e sgozzano la nostra unica reazione è "Imagine" di John Lennon e i gessetti colorati. Ci vengono a dire che non bisogna costruire muri quando sono stati proprio i muri dei castelli che salvarono l'Europa dall'invasione dei Mongoli di Gengis Khan. Davvero ci meritiamo il sarcasmo di Trilussa nella sua poesia "Er Leone e er Conijo": "E comme vuoi / che s'improvisi un popolo d'eroi / dov'hanno predicato li coniji?".
L'episodio di sabato mette allo scoperto un disastro educativo e morale su tutti i fronti. Si direbbe che tanti allarmi contro il bullismo abbiano avuto l'effetto esattamente contrario: gli hanno fatto pubblicità e lo hanno diffuso. A questo punto c'è da chiedersi, drammaticamente, a cosa sono serviti tanti progetti scolastici, tante riunioni, tante ore passate a progettare elaborate strategie educative se il risultato è questo. Come disse il giudice inglese che condannò all'ergastolo due minorenni che avevano barbaramente assassinato un bambino di due anni (il caso James Bulger, 1993): "Forse sarebbe il caso di 'capire' di meno e punire di più".
Viviamo dunque in una città pericolosa, e questa impresa non farà altro che incoraggiare ancora di più un branco di minorenni scatenati e violenti. Ma come è potuto succedere? In Rete ovviamente le diagnosi si sprecano: è colpa dei genitori, è colpa della scuola, è colpa della società, è colpa dell'ambiente, è colpa della crisi dei valori… tutte parole che alla fine suonano vuote perché possiamo fare tutte le diagnosi che vogliamo ma se come al solito nessuno è disposto ad agire restano chiacchiere che lasciano il tempo che trovano.
Se mai, una vicenda come questa mette allo scoperto l'ipocrisia buonista nella quale viviamo. Ce la prendiamo coi ragazzi ma li viziamo in ogni modo, non li chiamiamo mai a rendere conto di niente (la colpa è sempre di qualcun altro, che diamine!). Ce la prendiamo con le famiglie ma prima le abbiamo sfasciate con il divorzio, con l'aborto, con l'abbandono degli anziani e dei malati, e abbiamo chiamato "conquiste di civiltà" tutto questo marciume. E guai se i genitori punissero i figli con la severità che meritano! Come minimo si beccherebbero una denuncia per maltrattamenti, finirebbero sui giornali, sarebbero linciati dalla Tv. Come possiamo pretendere che le famiglie possano educare i figli se abbiamo imposto ai genitori ritmi di lavoro che li tengono lontani da loro 10 o 12 ore al giorno?
Facciamo la predica a chi non interviene ma poi neghiamo ai cittadini la possibilità di difendersi contro la malavita, anzi mandiamo in galera chi spara ai ladri per difendere la propria vita e quella dei propri cari. Pretendiamo il coraggio quando ogni giorno non facciamo altro che parlare di Pace, organizzare Marce della Pace, insegnare a cantare canzoncine per la Pace, e quando i terroristi sparano e sgozzano la nostra unica reazione è "Imagine" di John Lennon e i gessetti colorati. Ci vengono a dire che non bisogna costruire muri quando sono stati proprio i muri dei castelli che salvarono l'Europa dall'invasione dei Mongoli di Gengis Khan. Davvero ci meritiamo il sarcasmo di Trilussa nella sua poesia "Er Leone e er Conijo": "E comme vuoi / che s'improvisi un popolo d'eroi / dov'hanno predicato li coniji?".
L'episodio di sabato mette allo scoperto un disastro educativo e morale su tutti i fronti. Si direbbe che tanti allarmi contro il bullismo abbiano avuto l'effetto esattamente contrario: gli hanno fatto pubblicità e lo hanno diffuso. A questo punto c'è da chiedersi, drammaticamente, a cosa sono serviti tanti progetti scolastici, tante riunioni, tante ore passate a progettare elaborate strategie educative se il risultato è questo. Come disse il giudice inglese che condannò all'ergastolo due minorenni che avevano barbaramente assassinato un bambino di due anni (il caso James Bulger, 1993): "Forse sarebbe il caso di 'capire' di meno e punire di più".