Cronaca
Armi e munizioni nei sotterranei del commissariato: erano di Di Chiaro?
Si trovavano in alcuni scatoloni con gli effetti personali dell'ispettore di Corato
Corato - giovedì 16 luglio 2020
9.33
Nove scatoloni, contenenti pistole, bombe a mano, telefoni cellulari e pen drive sono stati ritrovati all'interno dei sotterranei del commissariato di Polizia di Corato lo scorso 9 luglio. È quanto riporta l'agenzia di stampa Ansa riferendo dell'udienza dinanzi al tribunale di Lecce relativa ad un presunto giro di mazzette per sistemare processi nel tribunale di Trani.
Il processo vede come imputati il giudice Michele Nardi e il poliziotto di Corato Vincenzo Di Chiaro. E gli scatoloni ritrovati nel seminterrato del palazzo della Polizia di Corato conterrebbero anche gli effetti personali dell'ispettore, oltre ad atti processuali svolti da Di Chiaro su incarico dell'ex PM Antonio Savasta, condannato nei giorni scorsi a 10 anni di reclusione nell'ambito della medesima inchiesta.
Alla scoperta degli scatoloni, che risale al 9 luglio scorso e sul cui contenuto sono stati disposti accertamenti dal pm Roberta Licci, si è giunti in seguito alla richiesta di restituzione dei beni personali posti sotto sequestro a Di Chiaro, su istanza avanzata dalla difesa e autorizzata dal collegio giudicante della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce.
La scoperta è ritenuta rilevante perché si tratta di materiale non trovato durante la perquisizione compiuta nella stanza di Di Chiaro il 14 gennaio 2019, in occasione del suo arresto e di quello, per corruzione e associazione per delinquere, dei magistrati Michele Nardi e Antonio Savasta. Gli scatoloni, infatti, riportano la data di composizione del 24 e 25 gennaio, quando Di Chiaro era già detenuto.
Di Chiaro ha negato di avere mai avuto a che fare con tutto il materiale ritrovato. Il processo è stato aggiornato al prossimo 9 settembre.
Il processo vede come imputati il giudice Michele Nardi e il poliziotto di Corato Vincenzo Di Chiaro. E gli scatoloni ritrovati nel seminterrato del palazzo della Polizia di Corato conterrebbero anche gli effetti personali dell'ispettore, oltre ad atti processuali svolti da Di Chiaro su incarico dell'ex PM Antonio Savasta, condannato nei giorni scorsi a 10 anni di reclusione nell'ambito della medesima inchiesta.
Alla scoperta degli scatoloni, che risale al 9 luglio scorso e sul cui contenuto sono stati disposti accertamenti dal pm Roberta Licci, si è giunti in seguito alla richiesta di restituzione dei beni personali posti sotto sequestro a Di Chiaro, su istanza avanzata dalla difesa e autorizzata dal collegio giudicante della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce.
La scoperta è ritenuta rilevante perché si tratta di materiale non trovato durante la perquisizione compiuta nella stanza di Di Chiaro il 14 gennaio 2019, in occasione del suo arresto e di quello, per corruzione e associazione per delinquere, dei magistrati Michele Nardi e Antonio Savasta. Gli scatoloni, infatti, riportano la data di composizione del 24 e 25 gennaio, quando Di Chiaro era già detenuto.
Di Chiaro ha negato di avere mai avuto a che fare con tutto il materiale ritrovato. Il processo è stato aggiornato al prossimo 9 settembre.