Arti e Professioni
Alla scoperta dell'antica arte del tombolo con Cecilia Rosito
La coratina, classificatasi seconda al concorso nazionale di Offida (Ascoli Piceno), è una delle ultime nostre concittadine a praticare un’arte secolare, tramandata di generazione in generazione
Corato - domenica 18 novembre 2018
C'erano una volta i corredi di matrimonio: lenzuola, centritavola, maglioni, tutto rigorosamente "homemade", tutto rigorosamente in pizzo, tutto rigorosamente "fatto al tombolo". L'usanza del corredo matrimoniale però, specie negli ultimi anni, sta finendo nel dimenticatoio, così come rischia di finire nell'album dei ricordi la certosina arte del tombolo, lavorazione del quale ha origini antichissime. Le prime manifestazioni di questa antica arte affondano le proprie radici negl'insediamenti etruschi, ove sono stati rinvenuti numerosi fuselli in osso ed è arrivata sino a noi, con modalità e tecniche diverse, con passione e dedizione immutate.
Una tradizione millenaria che richiede pazienza, esperienza e un certo occhio artistico e che nella nostra città era molto diffuso. Le donne non moltissimi anni fa, solevano riunirsi attorno al focolare e insieme ricamavano e insegnavano a figlie e nipoti questa raffinata arte. Ad oggi però la tradizione ha perso di appeal, solo poche persone sanno come ricamare in questo modo così particolare e una di queste è Cecilia Rosito, che a luglio ad Offida (Ascoli), ha partecipato ad un concorso nazionale di tombolo, dove si è classificata seconda. «Ho partecipato al concorso per mettermi alla prova, esordisce Cecilia Rosito, sono molto orgogliosa della seconda piazza (ottenuta tra cinquanta tombolaie provenienti da tutta italia, ndr.) ed è la prova di quanto io abbia appreso in questi anni».
Tutto ad Offida, paesino di circa 5000 anime nei pressi di Ascoli Piceno parla di pizzi e merletti. Molti giovani da piccolissimi apprendono quest'arte, c'è persino un Museo dedicato al tombolo e diversi negozi sono specializzati nella vendita di questi manufatti.
Anche a Corato però negli anni '60 tale pratica era molto diffusa, così come ci racconta la stessa signora Rosito: «Ho iniziato a lavorare al tombolo circa 50 anni fa. Avevo dieci anni quando mia zia mi regalò il primo fusello e il primo filo di cotone. Fu amore a prima vista! All'epoca non era raro imbattersi in gruppi di signore che lavoravano il cotone in piccoli gruppi per strada, ma mai prima di allora avevo provato con le mie mani. Mia zia intuì le mie capacità e pian piano iniziò a passarmi alcuni lavoretti. Da allora non ho più smesso e negli anni ho ricevuto centinaia di richieste su commissione, dai centrini fino ai copriletto. Questa arte è stata presente in ogni momento della mia vita e tutt'ora continuo a praticarla».
In questa storia così romantica, dal sapore un po' retrò, manca (per ora) il lieto fine, infatti ad oggi la signora Rosito non ha ancora trovato un'erede del suo prezioso lascito, dei suoi segreti del mestiere, alla quale tramandare tutti i suoi saperi e continuare a far vivere quest'arte, come più di cinquant'anni or sono ha fatto sia zia con lei: «Fino ad alcuni anni fa lavoravo di continuo, le richieste erano tante ed ero persino costretta a rifiutare alcuni lavori, ora invece le commissioni sono sempre meno. Continuo a ricamare per me stessa perché amo questa mia passione. Ma la cosa che più mi rattrista è che nessuna ragazza, nessuna donna pare sia interessata ad apprendere la lavorazione del tombolo. Ho tenuto alcune mostre, alcune persone si sono avvicinate a questo mondo, ma senza un reale interesse. I giovani non sanno proprio cosa sia il tombolo e quei pochi che lo sanno non lo trovano attraente né divertente». L'appello infine la signora Rosito lo rivolge alle istituzioni: «Sarebbe fantastico se la prossima amministrazione comunale, tra le attività di promozione e salvaguardia del nostro territorio e delle nostre tradizioni, promuovesse tale arte attraverso delle iniziative, rendendola fruibile ad un numero maggiore di persone. E chissà se, in questo modo, riusciremo ad accendere questa meravigliosa passione in qualche giovane coratino».
Nel mondo delle interconnessioni e del 5G, della banda larga e della TV satellitare, dei social e del 4K, nell'epoca del tutto e subito, in cui siamo quotidianamente bersagliati da migliaia di informazioni, input e possibilità, sembra quasi utopistico che qualche giovane donna (od uomo, perché no!) possa essere attratto da questo mondo affascinante, ma complesso, nel quale la pazienza è l'imprescindibile virtù per poter intraprendere questa strada. Tutto scorre certo, "panta rei", come diceva qualche filosofo e qualche cantante alcuni anni dopo, è fisiologico che nella storia dell'uomo molte tradizioni, anche meravigliose, si perdano. Ma un altro saggio diceva anche che la speranza è l'ultima a morire ed è grazie a persone come la signora Cecilia forse, che qualcuno da qualche parte tra mille anni, tra un viaggio interspaziale e l'altro, tra una chat intergalattica e l'altra, continuerà, nel tempo libero, a lavorare con il tombolo.
Una tradizione millenaria che richiede pazienza, esperienza e un certo occhio artistico e che nella nostra città era molto diffuso. Le donne non moltissimi anni fa, solevano riunirsi attorno al focolare e insieme ricamavano e insegnavano a figlie e nipoti questa raffinata arte. Ad oggi però la tradizione ha perso di appeal, solo poche persone sanno come ricamare in questo modo così particolare e una di queste è Cecilia Rosito, che a luglio ad Offida (Ascoli), ha partecipato ad un concorso nazionale di tombolo, dove si è classificata seconda. «Ho partecipato al concorso per mettermi alla prova, esordisce Cecilia Rosito, sono molto orgogliosa della seconda piazza (ottenuta tra cinquanta tombolaie provenienti da tutta italia, ndr.) ed è la prova di quanto io abbia appreso in questi anni».
Tutto ad Offida, paesino di circa 5000 anime nei pressi di Ascoli Piceno parla di pizzi e merletti. Molti giovani da piccolissimi apprendono quest'arte, c'è persino un Museo dedicato al tombolo e diversi negozi sono specializzati nella vendita di questi manufatti.
Anche a Corato però negli anni '60 tale pratica era molto diffusa, così come ci racconta la stessa signora Rosito: «Ho iniziato a lavorare al tombolo circa 50 anni fa. Avevo dieci anni quando mia zia mi regalò il primo fusello e il primo filo di cotone. Fu amore a prima vista! All'epoca non era raro imbattersi in gruppi di signore che lavoravano il cotone in piccoli gruppi per strada, ma mai prima di allora avevo provato con le mie mani. Mia zia intuì le mie capacità e pian piano iniziò a passarmi alcuni lavoretti. Da allora non ho più smesso e negli anni ho ricevuto centinaia di richieste su commissione, dai centrini fino ai copriletto. Questa arte è stata presente in ogni momento della mia vita e tutt'ora continuo a praticarla».
In questa storia così romantica, dal sapore un po' retrò, manca (per ora) il lieto fine, infatti ad oggi la signora Rosito non ha ancora trovato un'erede del suo prezioso lascito, dei suoi segreti del mestiere, alla quale tramandare tutti i suoi saperi e continuare a far vivere quest'arte, come più di cinquant'anni or sono ha fatto sia zia con lei: «Fino ad alcuni anni fa lavoravo di continuo, le richieste erano tante ed ero persino costretta a rifiutare alcuni lavori, ora invece le commissioni sono sempre meno. Continuo a ricamare per me stessa perché amo questa mia passione. Ma la cosa che più mi rattrista è che nessuna ragazza, nessuna donna pare sia interessata ad apprendere la lavorazione del tombolo. Ho tenuto alcune mostre, alcune persone si sono avvicinate a questo mondo, ma senza un reale interesse. I giovani non sanno proprio cosa sia il tombolo e quei pochi che lo sanno non lo trovano attraente né divertente». L'appello infine la signora Rosito lo rivolge alle istituzioni: «Sarebbe fantastico se la prossima amministrazione comunale, tra le attività di promozione e salvaguardia del nostro territorio e delle nostre tradizioni, promuovesse tale arte attraverso delle iniziative, rendendola fruibile ad un numero maggiore di persone. E chissà se, in questo modo, riusciremo ad accendere questa meravigliosa passione in qualche giovane coratino».
Nel mondo delle interconnessioni e del 5G, della banda larga e della TV satellitare, dei social e del 4K, nell'epoca del tutto e subito, in cui siamo quotidianamente bersagliati da migliaia di informazioni, input e possibilità, sembra quasi utopistico che qualche giovane donna (od uomo, perché no!) possa essere attratto da questo mondo affascinante, ma complesso, nel quale la pazienza è l'imprescindibile virtù per poter intraprendere questa strada. Tutto scorre certo, "panta rei", come diceva qualche filosofo e qualche cantante alcuni anni dopo, è fisiologico che nella storia dell'uomo molte tradizioni, anche meravigliose, si perdano. Ma un altro saggio diceva anche che la speranza è l'ultima a morire ed è grazie a persone come la signora Cecilia forse, che qualcuno da qualche parte tra mille anni, tra un viaggio interspaziale e l'altro, tra una chat intergalattica e l'altra, continuerà, nel tempo libero, a lavorare con il tombolo.