27 gennaio, la Comunità Braccianti: «Contro ogni privazione della libertà e dei diritti umani»
Il contributo dell'associazione che ricorda il racconto di Liliana Segre
mercoledì 27 gennaio 2021
iReport
Un contributo che giunge dalla Comunità Braccianti di Corato, a firma di Giuseppe Scaringella, in occasione del Giorno della Memoria, teso alla promozione e alla difesa della dignità umana delle donne e degli uomini e dei diritti umani per tutti.
27 gennaio 2021 con Liliana Segre, numero 75190: un altro Giorno della Memoria per ricordare il 27 gennaio 1945 quando le truppe sovietiche dell'Armata Rossa arrivarono ad Auschwitz svelando al mondo l'orrore del campo di concentramento, uno dei luoghi del genocidio nazista, liberandone i pochi superstiti.
Non c'è modo più efficace che ricordare quell'orrore, e farlo conoscere alle nuove generazioni, con il racconto di chi l'ha vissuto, come Liliana Segre, che parlando delle leggi razziali ha detto: «un giorno di settembre del 1938 sono diventata l'altra. So che quando le mie amiche parlano di me aggiungono sempre 'la mia amica ebrea'. E da quel giorno, a otto anni, non sono più potuta andare a scuola. Mio papà e i nonni mi dissero che ero stata espulsa. Chiesi perché, mi risposero che ci sono delle nuove leggi e gli ebrei non possono fare più una serie di cose. Se qualcuno legge a fondo le leggi razziali fasciste capisce che una delle cose più crudeli è stato far sentire invisibili i bambini.
Non ho mai perdonato, come non ho dimenticato la Shoah. Ad Auschwitz per un attimo vidi una pistola a terra, pensai di raccoglierla. Ma non lo feci. Capii che io non ero come il mio assassino. Da allora sono diventata donna libera e di pace».
Questa testimonianza deve indurci a rottamare ogni e qualsiasi atteggiamento di indifferenza e ambiguità, terreno di fecondazione in tante parti del mondo di ʺprivazione della libertà, guerre di aggressione, negazione dei diritti umani, razzismo, odio, intolleranzaʺ.
27 gennaio 2021 con Liliana Segre, numero 75190: un altro Giorno della Memoria per ricordare il 27 gennaio 1945 quando le truppe sovietiche dell'Armata Rossa arrivarono ad Auschwitz svelando al mondo l'orrore del campo di concentramento, uno dei luoghi del genocidio nazista, liberandone i pochi superstiti.
Non c'è modo più efficace che ricordare quell'orrore, e farlo conoscere alle nuove generazioni, con il racconto di chi l'ha vissuto, come Liliana Segre, che parlando delle leggi razziali ha detto: «un giorno di settembre del 1938 sono diventata l'altra. So che quando le mie amiche parlano di me aggiungono sempre 'la mia amica ebrea'. E da quel giorno, a otto anni, non sono più potuta andare a scuola. Mio papà e i nonni mi dissero che ero stata espulsa. Chiesi perché, mi risposero che ci sono delle nuove leggi e gli ebrei non possono fare più una serie di cose. Se qualcuno legge a fondo le leggi razziali fasciste capisce che una delle cose più crudeli è stato far sentire invisibili i bambini.
Non ho mai perdonato, come non ho dimenticato la Shoah. Ad Auschwitz per un attimo vidi una pistola a terra, pensai di raccoglierla. Ma non lo feci. Capii che io non ero come il mio assassino. Da allora sono diventata donna libera e di pace».
Questa testimonianza deve indurci a rottamare ogni e qualsiasi atteggiamento di indifferenza e ambiguità, terreno di fecondazione in tante parti del mondo di ʺprivazione della libertà, guerre di aggressione, negazione dei diritti umani, razzismo, odio, intolleranzaʺ.