Antonio Asselti lascia il Corato, l'addio amaro del capitano
In un lungo post su Facebook l'atleta sfoga la sua amarezza
lunedì 1 luglio 2019
21.59
Si firma "il vostro capitano" ma la lettera è un addio a chiare lettere, intriso di amarezza e dispiacere. Antonio Asselti, bandiera del Corato Calcio, ha scelto i social network per annunciare la fine del rapporto con la società e la rinuncia alla maglia neroverde. Un lungo sfogo nel quale il capitano ha ripercorso le tappe della sua carriera con la maglia del Corato e fatto pesanti dichiarazioni.
«Da oggi non sono più un giocatore del Corato Calcio» esordisce Asselti senza troppi giri di parole.
Ma ammonisce: «È difficile trovare le parole in questo momento, specialmente per una persona di poche parole come me. Tuttavia mi accorgo che ce ne sarebbero un milione da scrivere per tutte le volte in cui ho taciuto ed ora è arrivato il momento di vomitare i bocconi che ho sempre ingoiato, non di certo a cuor leggero».
Asselti rivendica la correttezza del suo operato in maglia neroverde: «Io che ho anteposto sempre il bene di questa maglia a tutto il resto, io che ho finto che andasse tutto bene anche quando non andava, io che non ho voluto alzare polveroni ragionando nell'ottica di un noi mai di un io, io che ho silenziato persino il mio intoccabile orgoglio per non destabilizzare nulla e nessuno ed Io che quando ero sul punto di esplodere sono imploso, preferendo soffrire piuttosto che penalizzare un gruppo, uno spogliatoio, una squadra intera».
Lo sfogo continua puntando l'indice contro la società: «Io che ho subito e non sono stato difeso da una società che mi conosce innanzitutto come persona, Io che mi sono fidato di chi contro di me ha tramato ignominiosamente, Io che sono elemento scomodo per una società neonata e immatura che non ha avuto i "cosiddetti" per alzare la cornetta o comunicare faccia a faccia le decisioni prese a tavolino, siano poi esse più o meno condivisibili, non è di mia competenza stabilire questo».
Si definisce "umiliato" Antonio Asselti, usando parole molto severe con chi si sarebbe comportato in modo non corretto nei suoi confronti. «Rispetto e onestà camminano per mano ed io, che portato rispetto nei confronti di tutti, non permetto a nessuno di umiliarmi. Bastava poco, quel poco necessario per essere Signori e non vigliacchi, quel poco che spetta a tutti e che io, per quello che sono stato e ho dato al Corato calcio, esigo. Perché se è vero che i cicli iniziano e finiscono, è anche vero che il rispetto per chi rispetto ha dato non passa mai di moda.
Oggi io questo rispetto non l'ho ricevuto da una società che non conosce rispetto neanche fra i suoi stessi componenti e che, per quanto abbia voluto dare di sè un'immagine compatta e unita, ha rivelato crepe e debolezze interne che si sono palesate con gli ultimi eventi».
Eventi che feriscono l'ex capitano. «Io a questa logica non voglio adeguarmi e, se da un lato soffro nel vedermi strappato un bene così prezioso, dall'altro sono fiero di non condividere la prossima stagione con chi si è improvvisato direttore sportivo e, per non ammettere errori e colpe dovute alla propria incompetenza in questi ultimi due anni, ha preferito trovare il classico capro espiatorio nei "coratini", a suo dire, destabilizzanti».
Asselti ricorda l'infortunio subito nel 2009 e il rientro nel 2015 «quando il Corato Calcio era morto ho deciso di morire insieme a lui rifiutando altre proposte di categorie superiori per ripartire dalla merda pur di rilanciare il calcio nella mia città».
È dura per Antonio Asselti lasciare la maglia che ha vestito per otto stagioni: «Oggi mi ritrovo ai saluti, avrei voluto ancora versare lacrime di gioia e di dolore per questa maglia, dopo aver passato stagioni difficili, ma questa opportunità mi è stata negata».
E per concludere i doverosi ringraziamenti, senza lesinare però l'ultima stoccata: «Vorrei ringraziare tutti i miei compagni con cui, nel corso di queste otto stagioni (quasi 200 presenze) ho condiviso fatiche, gioie e dolori, gare e allenamenti, sotto sole, acqua e neve. Vorrei ringraziare tutti gli Ultras e tifosi che in questi lunghi anni hanno creduto e apprezzato me prima come uomo e poi come calciatore. Il calcio finisce, ma la vita continua e la ruota gira. Camminerò sempre a testa alta con la consapevolezza di aver dato sempre tutto. Sarò il primo tifoso del Corato e auguro il meglio a chiunque nelle prossime stagioni ne faccia parte. Forza Corato! Il vostro Capitano».
«Da oggi non sono più un giocatore del Corato Calcio» esordisce Asselti senza troppi giri di parole.
Ma ammonisce: «È difficile trovare le parole in questo momento, specialmente per una persona di poche parole come me. Tuttavia mi accorgo che ce ne sarebbero un milione da scrivere per tutte le volte in cui ho taciuto ed ora è arrivato il momento di vomitare i bocconi che ho sempre ingoiato, non di certo a cuor leggero».
Asselti rivendica la correttezza del suo operato in maglia neroverde: «Io che ho anteposto sempre il bene di questa maglia a tutto il resto, io che ho finto che andasse tutto bene anche quando non andava, io che non ho voluto alzare polveroni ragionando nell'ottica di un noi mai di un io, io che ho silenziato persino il mio intoccabile orgoglio per non destabilizzare nulla e nessuno ed Io che quando ero sul punto di esplodere sono imploso, preferendo soffrire piuttosto che penalizzare un gruppo, uno spogliatoio, una squadra intera».
Lo sfogo continua puntando l'indice contro la società: «Io che ho subito e non sono stato difeso da una società che mi conosce innanzitutto come persona, Io che mi sono fidato di chi contro di me ha tramato ignominiosamente, Io che sono elemento scomodo per una società neonata e immatura che non ha avuto i "cosiddetti" per alzare la cornetta o comunicare faccia a faccia le decisioni prese a tavolino, siano poi esse più o meno condivisibili, non è di mia competenza stabilire questo».
Si definisce "umiliato" Antonio Asselti, usando parole molto severe con chi si sarebbe comportato in modo non corretto nei suoi confronti. «Rispetto e onestà camminano per mano ed io, che portato rispetto nei confronti di tutti, non permetto a nessuno di umiliarmi. Bastava poco, quel poco necessario per essere Signori e non vigliacchi, quel poco che spetta a tutti e che io, per quello che sono stato e ho dato al Corato calcio, esigo. Perché se è vero che i cicli iniziano e finiscono, è anche vero che il rispetto per chi rispetto ha dato non passa mai di moda.
Oggi io questo rispetto non l'ho ricevuto da una società che non conosce rispetto neanche fra i suoi stessi componenti e che, per quanto abbia voluto dare di sè un'immagine compatta e unita, ha rivelato crepe e debolezze interne che si sono palesate con gli ultimi eventi».
Eventi che feriscono l'ex capitano. «Io a questa logica non voglio adeguarmi e, se da un lato soffro nel vedermi strappato un bene così prezioso, dall'altro sono fiero di non condividere la prossima stagione con chi si è improvvisato direttore sportivo e, per non ammettere errori e colpe dovute alla propria incompetenza in questi ultimi due anni, ha preferito trovare il classico capro espiatorio nei "coratini", a suo dire, destabilizzanti».
Asselti ricorda l'infortunio subito nel 2009 e il rientro nel 2015 «quando il Corato Calcio era morto ho deciso di morire insieme a lui rifiutando altre proposte di categorie superiori per ripartire dalla merda pur di rilanciare il calcio nella mia città».
È dura per Antonio Asselti lasciare la maglia che ha vestito per otto stagioni: «Oggi mi ritrovo ai saluti, avrei voluto ancora versare lacrime di gioia e di dolore per questa maglia, dopo aver passato stagioni difficili, ma questa opportunità mi è stata negata».
E per concludere i doverosi ringraziamenti, senza lesinare però l'ultima stoccata: «Vorrei ringraziare tutti i miei compagni con cui, nel corso di queste otto stagioni (quasi 200 presenze) ho condiviso fatiche, gioie e dolori, gare e allenamenti, sotto sole, acqua e neve. Vorrei ringraziare tutti gli Ultras e tifosi che in questi lunghi anni hanno creduto e apprezzato me prima come uomo e poi come calciatore. Il calcio finisce, ma la vita continua e la ruota gira. Camminerò sempre a testa alta con la consapevolezza di aver dato sempre tutto. Sarò il primo tifoso del Corato e auguro il meglio a chiunque nelle prossime stagioni ne faccia parte. Forza Corato! Il vostro Capitano».