"Senza sbarre", don Riccardo Agresti racconta il suo progetto di rieducazione socio - lavorativa

Un incontro in occasione dei quarant'anni di sacerdozio di don Gino Tarantini

domenica 17 novembre 2019
A cura di Guido Catalano
Una serata di riflessione e di conoscenza, quella del 15 novembre nella Chiesa di San Domenico di Corato insieme a Don Gino Tarantini e don Riccardo Agresti, sacerdote di Andria che si occupa del progetto diocesano "Senza Sbarre" che coinvolge detenuti ed ex detenuti.

In occasione dei quarant'anni di sacerdozio di don Gino Tarantini, don Riccardo Agresti è stato invitato a parlare del suo progetto che mira a riabilitare i detenuti attraverso il lavoro.
Stimolato dagli interventi del giornalista Franco Tempesta, don Riccardo ha parlato del progetto.

«Siamo entrati nella realtà del mondo carcerario. Il mistero più grande – spiega Don Riccardo - era cosa noi potessimo fare per questi nostri fratelli. Come risposta a questa domanda è nato il progetto "Senza sbarre". Il magistrato può decidere di indirizzare i pregiudicati anche verso delle comunità e non solo verso il carcere».
E, parlando dei destinatari del suo progetto che coinvolge detenuti ed ex detenuti in un laboratorio per la produzione di pasta e taralli spiega: «Chi lavora al progetto sono persone che hanno sbagliato e vogliono redimersi. Prima di questo progetto non c'era alcuna comunità che faceva questo lavoro di rieducazione. L'altra scommessa è che noi vogliamo educarli ad un lavoro che deve farli sognare. Una rieducazione socio-lavorativa».

«Noi riusciamo a calmare e rieducare le persone solo ed esclusivamente con l'arma dell'amore. Ci troviamo difronte delle persone fragili che vanno trattate con molta delicatezza e con molta sensibilità umana. Noi non abbiamo paura del carcerato ma abbiamo paura delle persone che parlano male e che provano invidia. Ci vuole da parte del carcerato la forza di dire "basta". Noi partiamo prima dalla parola di Dio per trasmettere i valori di umanità e di amore» ha continuato don Riccardo.

Una diretta testimonianza del progetto "Senza Sbarre" è stata fornita da una delle persone coinvolte, un ragazzo proveniente dal Senegal. In Italia da 16 anni, Saku ha passato un periodo in carcere ed è stato accolto in seguito nella comunità di don Riccardo.

«Tutti possiamo sbagliare ma l'importante è capire dove si è sbagliato e cercare di rimediare il più possibile. Tutti i giorni facciamo dei sacrifici per noi stessi, per vivere bene con noi stessi. Se siamo qui oggi è merito soprattutto di chi si è fidato di noi, vedendo la nostra sincerità di intenti. Cerco di essere più responsabile. Il mio sogno è quello di avere una famiglia, quindi cercherò lavoro. Vorrei avere un ruolo anche nella comunità di Don Riccardo» ha detto Saku.

Sull'argomento è intervenuta anche la senatrice Bruna Piarulli, presente all'incontro. Il suo intervento parte dalla sua esperienza di dirigente di istituti penitenziari, per anni a contatto con i detenuti.

«Riconosco la lungimiranza di Don Riccardo che ha impiegato queste persone per la loro crescita personale. M impegnerò per fare in modo che questo progetto possa diventare una realtà stabilizzata in tutta Italia. Le attività di questa comunità sono note al Ministro della giustizia e si prevedono vari provvedimenti per sostenere questi progetti. Mi auguro che questo momento sia condiviso dall'intera collettività» ha riferito la parlamentare coratina.