Screening gratuito al seno, ma che fine hanno fatto le lettere Asl?

In Puglia una comunicazione su tre torna indietro perché l'indirizzo è sbagliato

martedì 16 ottobre 2018 10.24
A cura di Fiorella Barile
Il mese di ottobre è dedicato alla prevenzione del tumore al seno, ma in Puglia funziona la diagnosi precoce?

Secondo i dati emersi durante l'incontro "Tumore al seno: facciamo luce sul programma di screening in Puglia", organizzato da Europa Donna, la Puglia è fanalino di coda (quint'ultimo posto della classifica nazionale) per mammografia preventiva. Ma i dati dello screening primario non sono più confortanti: di circa 300mila donne pugliesi (fra i 50 e 69 anni) invitate a farlo, nel 2017, con lettera della propria Asl, hanno risposto mediamente 1 su tre. Visite gratuite, già prenotate per data e ora. Sarebbe proprio lì l'inghippo.

Sono stati segnalati due "disagi" organizzativi: non è facile per le Asl reperire gli indirizzi dove far arrivare la lettera/invito, ma anche un linguaggio troppo burocratico e poco convincente. "Per risolvere il primo problema - ha detto il consigliere regionale di Direzione Italia/Noi con l'Italia, Luigi Manca - la proposta è quella di richiedere la collaborazione dei medici di base nei quali data-base vi sono tutte le informazioni necessarie, per il secondo basterebbe un invito allo screening che ponga in evidenza l'importanza della prevenzione".

"Le politiche per la prevenzione del tumore alla mammella vanno potenziate, bisognerebbe preoccuparsi di aggiornare le anagrafiche delle ASL, dal momento che ad oggi migliaia di lettere inviate per invitare le donne pugliesi ad effettuare gli screening mammografici gratuiti previsti dal programma regionale tornano indietro perché l'indirizzo è sbagliato; così come vanno implementate le Breast Unit, dato che sono tante quelle annunciate, ma pochissime quelle che funzionano". Lo ha detto il consigliere regionale del M5S Mario Conca a margine del convegno.

Molte pugliesi, sempre secondo quanto emerso dall' incontro, pur rientrando nella fascia d'età ritenuta a rischio non sanno della possibilità di effettuare questi screening e non hanno mai ricevuto alcuna comunicazione in merito perché hanno cambiato domicilio o residenza e le ASL non hanno aggiornato le loro schede o peggio ancora non le hanno proprio inviate.