Scoperto il dna della mandorla, lo studio è di un ricercatore di Corato
Il prof. Stefano Pavan nel team coordinato dall'università di Copenaghen
lunedì 17 giugno 2019
8.40
In origine il frutto della mandorla era velenoso. È stato l'uomo a renderlo delizioso.
È in estrema sintesi il risultato di lunghe e laboriose ricerche effettuate da un team di studiosi coordinati dall'università di Copenaghen di cui fa parte anche l'italiano, ancor meglio coratino, prof. Stefano Pavan, docente all'università di Bari.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista specializzata "Science" e mostra l'evoluzione di uno dei frutti più amati a tavola. Allo studio hanno contribuito l'università di Foggia e il Centro di edologia e biologia applicata di Murcia.
Gli studiosi hanno stabilito che le mandorle che gustiamo oggi sono molto diverse da come erano in origine: tutte le varietà selvatiche di questa pianta sono infatti amare e tossiche. E' stata una mutazione avvenuta naturalmente, e selezionata dall'uomo migliaia di anni fa, che le ha rese dolci, permettendone la coltivazione.
Il team coordinato proprio da Pavan è riuscito a ricostruire la mappa del DNA della mandorla.«Tutte le mandorle selvatiche sono amare e tossiche per via di un composto, l'amigdalina, che con l'ingestione rilascia cianuro. Bastano quindi mangiarne poche per rischiare la vita", spiega all'ANSA Stefano Pavan.
"Noi abbiamo identificato questo cambiamento avvenuto in un suo particolare gene e in una proteina, che di fatto ha impedito la produzione di amigdalina. L'uomo ha selezionato questa mutazione favorevole che ha permesso la coltivazione della pianta, altrimenti impossibile", continua Pavan.
Se sull'origine tossica i ricercatori sono concordi, non c'è accordo tra gli studiosi nel datare la domesticazione del mandorlo. Secondo alcuni essa risalirebbe a tre millenni prima di Cristi, secondo altri, sulla base di alcuni resti fossili, la datazione è risalente al 10.000 a.C.
Anche sul luogo da cui sia partita la coltivazione non c'è accordo: per alcuni è l'Asia centrale, per altri è invece la mezzaluna fertile, cioè la zona compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate. "Il dato sicuro - conclude Pavan - è che il mandorlo è una delle specie arboree più antiche ad essere state addomesticate dall'uomo".
È in estrema sintesi il risultato di lunghe e laboriose ricerche effettuate da un team di studiosi coordinati dall'università di Copenaghen di cui fa parte anche l'italiano, ancor meglio coratino, prof. Stefano Pavan, docente all'università di Bari.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista specializzata "Science" e mostra l'evoluzione di uno dei frutti più amati a tavola. Allo studio hanno contribuito l'università di Foggia e il Centro di edologia e biologia applicata di Murcia.
Gli studiosi hanno stabilito che le mandorle che gustiamo oggi sono molto diverse da come erano in origine: tutte le varietà selvatiche di questa pianta sono infatti amare e tossiche. E' stata una mutazione avvenuta naturalmente, e selezionata dall'uomo migliaia di anni fa, che le ha rese dolci, permettendone la coltivazione.
Il team coordinato proprio da Pavan è riuscito a ricostruire la mappa del DNA della mandorla.«Tutte le mandorle selvatiche sono amare e tossiche per via di un composto, l'amigdalina, che con l'ingestione rilascia cianuro. Bastano quindi mangiarne poche per rischiare la vita", spiega all'ANSA Stefano Pavan.
"Noi abbiamo identificato questo cambiamento avvenuto in un suo particolare gene e in una proteina, che di fatto ha impedito la produzione di amigdalina. L'uomo ha selezionato questa mutazione favorevole che ha permesso la coltivazione della pianta, altrimenti impossibile", continua Pavan.
Se sull'origine tossica i ricercatori sono concordi, non c'è accordo tra gli studiosi nel datare la domesticazione del mandorlo. Secondo alcuni essa risalirebbe a tre millenni prima di Cristi, secondo altri, sulla base di alcuni resti fossili, la datazione è risalente al 10.000 a.C.
Anche sul luogo da cui sia partita la coltivazione non c'è accordo: per alcuni è l'Asia centrale, per altri è invece la mezzaluna fertile, cioè la zona compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate. "Il dato sicuro - conclude Pavan - è che il mandorlo è una delle specie arboree più antiche ad essere state addomesticate dall'uomo".