Sciopero della DaD in Puglia, le richieste per riaprire in sicurezza
Priorità alla Scuola: «Un anno di Didattica a Distanza è un anno perso per la gran parte degli studenti»
giovedì 25 marzo 2021
Venerdì studenti e insegnanti spegneranno per un giorno pc e tablet per il primo sciopero della DaD in Puglia. «Le scuole in Puglia sono state chiuse troppo a lungo - scrivono da Priorità alla Scuola - Il piano per la riapertura (appena approvato) è già naufragato e la strategia della paura dei contagi a scuola si scioglie al tepore dei risultati di una recente ricerca che mette a confronto i dati sulla diffusione dei contagi nel 97% delle scuole italiane. Lo studio, a cura di un team di epidemiologi, medici, biologi e statistici, smentisce i continui allarmi dell'Assessore regionale alla Salute: la chiusura delle scuole non influisce significativamente sugli indici di trasmissione.
La Regione, che ha emesso la prima ordinanza di chiusura di tutte le scuole (comprese quelle del primo ciclo) già lo scorso 20 Ottobre, vanta un triste primato, dopo la Campania, con soli 48 giorni di scuola contro i 112 di città lombarde. Nei giorni scorsi, inoltre, in occasione della presentazione del piano regionale a contrasto della terribile povertà educativa che investe i minori pugliesi, la stessa Regione ha dichiarato un innalzamento del tasso di abbandono scolastico giunto ormai al 16% nella fascia 6-16 anni. I decisori politici non possono ignorare tali dati come non si può ignorare la grande percentuale di docenti pugliesi già vaccinati».
«Un anno di Didattica a Distanza - aggiungono - è un anno perso per la gran parte degli studenti, soprattutto per chi della scuola ha più bisogno: i più piccoli, le più piccole, i preadolescenti e i ragazzi specialmente i/le più fragili. Rifiutiamo l'idea di affidare bimbi e bimbe ad un monitor (che spesso è un software) perché riteniamo che la scuola senza relazioni umane sia inutile (nonostante il lavoro svolto dai docenti), se non addirittura dannosa. Le scuole chiuse favoriscono il disagio psicofisico di alunni, genitori ed insegnanti. Ma se la chiusura delle scuole rappresenta una scelta politica apparentemente senza costi per lo Stato e la Comunità, in realtà tale provvedimento ricade inesorabilmente ed esclusivamente sui genitori (che al Sud significa soprattutto le donne). Riteniamo insufficiente la riapertura delle sole scuole primarie per l'unico fine di garantire la ripresa delle attività economiche. Crediamo, infatti, che la scuola non sia un mero strumento di conciliazione, ma sia innanzitutto un'Istituzione: il luogo dove si coltiva il futuro del Paese».
Di seguito le richieste affinché il prossimo 7 aprile la scuola possa riaprire in sicurezza.
«Al Governo Nazionale chiediamo di eliminare ogni discrezionalità delle Regioni in ordine alle chiusure; di utilizzare le risorse del Recovery Fund per potenziare le risorse umane, cancellare le classi pollaio, rinnovare e migliorare l'edilizia scolastica e recuperare i danni derivati dalla DaD; di rivedere le norme sulla composizione delle classi prime di ogni ciclo, in modo da ridurre a 20 il numero massimo di alunni per classe (15 in presenza di alunni con BES); di intervenire massicciamente sull'edilizia scolastica per avere luoghi idonei per una scuola in presenza e in sicurezza, con spazi aperti, accessibili ed adeguati; di incrementare il trasporto pubblico e la mobilità sostenibile».
«Al Governo Regionale chiediamo di dismettere ogni prerogativa in materia di istruzione e didattica con provvedimenti di chiusura o di semi-chiusura delle scuole, abolendo il modello della scuola on demand; di utilizzare finanziamenti nazionali ed europei per il potenziamento delle risorse umane nel settore scolastico, per l'efficientamento ed il miglioramento dell'edilizia scolastica, per l adozione di misure di contrasto alla povertà educativa, per cancellare le classi pollaio e recuperare i danni derivati dalla DaD; di chiedere la revisione delle norme sulla composizione delle classi prime di ogni ciclo in modo da ridurre a 20 il numero massimo di alunni per classe (15 in presenza di alunni con BES); di implementare e migliorare la sanità territoriale e la medicina di prossimità, dotare ogni Istituto Scolastico di Team di Operatori Socio Sanitari, garantendo le migliori condizioni di sicurezza per tutta la Comunità Scolastica; di migliorare ed innovare l'edilizia scolastica con luoghi idonei a una scuola in presenza e in sicurezza, con spazi aperti, accessibili ed adeguati; di incrementare e migliorare il #trasporto pubblico e la mobilità sostenibile».
La Regione, che ha emesso la prima ordinanza di chiusura di tutte le scuole (comprese quelle del primo ciclo) già lo scorso 20 Ottobre, vanta un triste primato, dopo la Campania, con soli 48 giorni di scuola contro i 112 di città lombarde. Nei giorni scorsi, inoltre, in occasione della presentazione del piano regionale a contrasto della terribile povertà educativa che investe i minori pugliesi, la stessa Regione ha dichiarato un innalzamento del tasso di abbandono scolastico giunto ormai al 16% nella fascia 6-16 anni. I decisori politici non possono ignorare tali dati come non si può ignorare la grande percentuale di docenti pugliesi già vaccinati».
«Un anno di Didattica a Distanza - aggiungono - è un anno perso per la gran parte degli studenti, soprattutto per chi della scuola ha più bisogno: i più piccoli, le più piccole, i preadolescenti e i ragazzi specialmente i/le più fragili. Rifiutiamo l'idea di affidare bimbi e bimbe ad un monitor (che spesso è un software) perché riteniamo che la scuola senza relazioni umane sia inutile (nonostante il lavoro svolto dai docenti), se non addirittura dannosa. Le scuole chiuse favoriscono il disagio psicofisico di alunni, genitori ed insegnanti. Ma se la chiusura delle scuole rappresenta una scelta politica apparentemente senza costi per lo Stato e la Comunità, in realtà tale provvedimento ricade inesorabilmente ed esclusivamente sui genitori (che al Sud significa soprattutto le donne). Riteniamo insufficiente la riapertura delle sole scuole primarie per l'unico fine di garantire la ripresa delle attività economiche. Crediamo, infatti, che la scuola non sia un mero strumento di conciliazione, ma sia innanzitutto un'Istituzione: il luogo dove si coltiva il futuro del Paese».
Di seguito le richieste affinché il prossimo 7 aprile la scuola possa riaprire in sicurezza.
«Al Governo Nazionale chiediamo di eliminare ogni discrezionalità delle Regioni in ordine alle chiusure; di utilizzare le risorse del Recovery Fund per potenziare le risorse umane, cancellare le classi pollaio, rinnovare e migliorare l'edilizia scolastica e recuperare i danni derivati dalla DaD; di rivedere le norme sulla composizione delle classi prime di ogni ciclo, in modo da ridurre a 20 il numero massimo di alunni per classe (15 in presenza di alunni con BES); di intervenire massicciamente sull'edilizia scolastica per avere luoghi idonei per una scuola in presenza e in sicurezza, con spazi aperti, accessibili ed adeguati; di incrementare il trasporto pubblico e la mobilità sostenibile».
«Al Governo Regionale chiediamo di dismettere ogni prerogativa in materia di istruzione e didattica con provvedimenti di chiusura o di semi-chiusura delle scuole, abolendo il modello della scuola on demand; di utilizzare finanziamenti nazionali ed europei per il potenziamento delle risorse umane nel settore scolastico, per l'efficientamento ed il miglioramento dell'edilizia scolastica, per l adozione di misure di contrasto alla povertà educativa, per cancellare le classi pollaio e recuperare i danni derivati dalla DaD; di chiedere la revisione delle norme sulla composizione delle classi prime di ogni ciclo in modo da ridurre a 20 il numero massimo di alunni per classe (15 in presenza di alunni con BES); di implementare e migliorare la sanità territoriale e la medicina di prossimità, dotare ogni Istituto Scolastico di Team di Operatori Socio Sanitari, garantendo le migliori condizioni di sicurezza per tutta la Comunità Scolastica; di migliorare ed innovare l'edilizia scolastica con luoghi idonei a una scuola in presenza e in sicurezza, con spazi aperti, accessibili ed adeguati; di incrementare e migliorare il #trasporto pubblico e la mobilità sostenibile».