«Salvo le bambole antiche e le loro storie», la passione di Tonia da Corato
Restauratrice di bambole di fine ottocento, la coratina Tonia Roselli racconta il suo hobby che è diventato quasi una missione. «Si mettono insieme prima i cocci e poi le storie»
venerdì 19 luglio 2024
11.47
Certamente quasi tutti noi abbiamo posseduto durante l'infanzia un giocattolo che più di altri ci è rimasto nel cuore, legato da quel vincolo d'affetto che solo i bambini sanno stringere con un oggetto. Per le femminucce le bambole sono state per decenni il giocattolo più ambito, con volti delicati e vestiti preziosi: la bambola preferita diventava spesso custode di sogni, paure, un feticcio di dolce conforto da abbracciare e accudire.
Chissà quante storie, quante lacrime, quante fantasie custodisce la bambola del cuore di una bambina. Lo sa bene Tonia Roselli, classe 1989, coratina, che ha scelto di dedicare il suo tempo libero a una speciale passione: restaurare le bambole di un tempo, piccoli tesori di tessuto e porcellana, che a fine Ottocento cominciarono a diffondersi anche tra la borghesia, fino a quando subentrò l'epoca del consumismo con l'arrivo della plastica che ha rivoluzionato totalmente l'industria dei giocattoli.
Tonia, come è nata questa passione?
«Nella vita mi occupo di tutt'altro, ma la passione per l'arte in tutte le sue forme è nata in me fin da bambina. Ho sempre conciliato con la scuola e con il lavoro: l'arte, l'artigianato e il restauro. Ho coltivato la "passione" per le bambole vittoriane dal 2019, anno in cui ho capito che "rispolverare" quel diploma in restauro preso al liceo artistico di Corato non era poi così male. Sentivo quasi il dovere di salvare le bambole dall'abbandono, in particolare quelle "antiche". La passione per loro è una specie di missione. Si salvano prima le "storie" legate alle bambole e ai loro antenati, e poi loro "materialmente". Di ogni bambola infatti bisogna approfondire la provenienza, gli antenati e il corso degli eventi. Una volta ci tenevano tantissimo e venivano conservate come una specie di reliquie. È interessante capire come hanno "viaggiato nel tempo" fra terremoti, guerre e traslochi. È una sorta di "viaggio nel tempo " che va dai 100 anni in su... perché tutte le bambole che io tratto sono di fine '800, massimo fino al 1930. Si mettono assieme prima i "cocci" e poi le "storie" ridandogli dignità. E a me piace tantissimo. Spero magari in futuro di scrivere un libro su questo mondo».
Le bambole un tempo, e ce lo hai raccontato anche tu, erano dei veri tesori per i bambini. Oggi il mercato è profondamente cambiato. Secondo te i giocattoli come li conosciamo noi continueranno comunque a esistere nel futuro?
«Un tempo la bambola aveva un significato "sacro" per la famiglia delle bambine e per le bambine stesse. Veniva donata in dono al compleanno, a Natale o in qualche occasione speciale. Addirittura nei miei restauri ho trovato la data scritta a matita sulla nuca assieme al nome della proprietaria. La mortalità infantile era molto alta tra le famiglie meno abbienti e solo gli artisticratici potevano possedere determinate bambole. Venivano chiuse negli armadi e conservate come vere e proprie cimeli. Venivano ereditate e passate di generazione in generazione e nell'epoca del consumismo tutto ciò si è perso. Si rompe, si getta e non si ripara più nulla perché tanto si compra tutto nuovo. Nel futuro non credo esisterà più tutto ciò, perché l'empatia per le cose belle sta svanendo assieme alle nuove generazioni. A chi può interessare di salvare la storia della propria famiglia attraverso un giocattolo? Solo ai collezionisti, ai restauratori e ai musei che danno dignità a queste piccole "viaggiatrici del tempo"».
C'è una "bambola" in particolare che ti è rimasta nel cuore?
«Molte bambole sono rimaste nel cuore nel corso delle mie missioni. Per menzionarle tutte ci vorrebbe appunto un libro: adesso fanno parte della mia collezione privata. Sono salvataggi che ho effettuato dopo averle importate dagli Stati Uniti per pochi dollari. Ognuna di loro ha una sua storia e sono tutt'ora in contatto con i rigattieri statunitensi che me le hanno cedute. Una in particolare è inglese e si chiama Sally. Queste è Sally con le foto della sua proprietaria, poi il prima e il dopo il restauro: era arrivata sporca e con gli occhi di onice caduti all'interno della testa».
«La sua proprietaria era Amy Atherton, nata l'8 settembre del 1889 a Blackwell in Inghilterra. Ha ricevuto la bambola per il suo decimo compleanno, comperata il 7 settembre a Bristol da sua mamma e sua nonna. Io sono nata a Corato il 7 settembre del 1989, esattamente 100 anni dopo la nascita di Amy. Io e Amy siamo le sue uniche due proprietarie di Sally e io non potevo saperlo: una emozionante coincidenza che ho scoperto solo dopo la compravendita».
Chissà quante storie, quante lacrime, quante fantasie custodisce la bambola del cuore di una bambina. Lo sa bene Tonia Roselli, classe 1989, coratina, che ha scelto di dedicare il suo tempo libero a una speciale passione: restaurare le bambole di un tempo, piccoli tesori di tessuto e porcellana, che a fine Ottocento cominciarono a diffondersi anche tra la borghesia, fino a quando subentrò l'epoca del consumismo con l'arrivo della plastica che ha rivoluzionato totalmente l'industria dei giocattoli.
Tonia, come è nata questa passione?
«Nella vita mi occupo di tutt'altro, ma la passione per l'arte in tutte le sue forme è nata in me fin da bambina. Ho sempre conciliato con la scuola e con il lavoro: l'arte, l'artigianato e il restauro. Ho coltivato la "passione" per le bambole vittoriane dal 2019, anno in cui ho capito che "rispolverare" quel diploma in restauro preso al liceo artistico di Corato non era poi così male. Sentivo quasi il dovere di salvare le bambole dall'abbandono, in particolare quelle "antiche". La passione per loro è una specie di missione. Si salvano prima le "storie" legate alle bambole e ai loro antenati, e poi loro "materialmente". Di ogni bambola infatti bisogna approfondire la provenienza, gli antenati e il corso degli eventi. Una volta ci tenevano tantissimo e venivano conservate come una specie di reliquie. È interessante capire come hanno "viaggiato nel tempo" fra terremoti, guerre e traslochi. È una sorta di "viaggio nel tempo " che va dai 100 anni in su... perché tutte le bambole che io tratto sono di fine '800, massimo fino al 1930. Si mettono assieme prima i "cocci" e poi le "storie" ridandogli dignità. E a me piace tantissimo. Spero magari in futuro di scrivere un libro su questo mondo».
Le bambole un tempo, e ce lo hai raccontato anche tu, erano dei veri tesori per i bambini. Oggi il mercato è profondamente cambiato. Secondo te i giocattoli come li conosciamo noi continueranno comunque a esistere nel futuro?
«Un tempo la bambola aveva un significato "sacro" per la famiglia delle bambine e per le bambine stesse. Veniva donata in dono al compleanno, a Natale o in qualche occasione speciale. Addirittura nei miei restauri ho trovato la data scritta a matita sulla nuca assieme al nome della proprietaria. La mortalità infantile era molto alta tra le famiglie meno abbienti e solo gli artisticratici potevano possedere determinate bambole. Venivano chiuse negli armadi e conservate come vere e proprie cimeli. Venivano ereditate e passate di generazione in generazione e nell'epoca del consumismo tutto ciò si è perso. Si rompe, si getta e non si ripara più nulla perché tanto si compra tutto nuovo. Nel futuro non credo esisterà più tutto ciò, perché l'empatia per le cose belle sta svanendo assieme alle nuove generazioni. A chi può interessare di salvare la storia della propria famiglia attraverso un giocattolo? Solo ai collezionisti, ai restauratori e ai musei che danno dignità a queste piccole "viaggiatrici del tempo"».
C'è una "bambola" in particolare che ti è rimasta nel cuore?
«Molte bambole sono rimaste nel cuore nel corso delle mie missioni. Per menzionarle tutte ci vorrebbe appunto un libro: adesso fanno parte della mia collezione privata. Sono salvataggi che ho effettuato dopo averle importate dagli Stati Uniti per pochi dollari. Ognuna di loro ha una sua storia e sono tutt'ora in contatto con i rigattieri statunitensi che me le hanno cedute. Una in particolare è inglese e si chiama Sally. Queste è Sally con le foto della sua proprietaria, poi il prima e il dopo il restauro: era arrivata sporca e con gli occhi di onice caduti all'interno della testa».
«La sua proprietaria era Amy Atherton, nata l'8 settembre del 1889 a Blackwell in Inghilterra. Ha ricevuto la bambola per il suo decimo compleanno, comperata il 7 settembre a Bristol da sua mamma e sua nonna. Io sono nata a Corato il 7 settembre del 1989, esattamente 100 anni dopo la nascita di Amy. Io e Amy siamo le sue uniche due proprietarie di Sally e io non potevo saperlo: una emozionante coincidenza che ho scoperto solo dopo la compravendita».