Ripartono le attività gastronomiche da asporto, «ma come, quando, con quale futuro?»
Le voci di alcuni rappresentanti del settore operanti a Corato
domenica 3 maggio 2020
Se c'è una parola che riecheggia negli ultimi giorni, o meglio, dall'annuncio della Fase 2 da parte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è certamente "confusione". Tanti, infatti, i dubbi sollevati dall'ultimo DPCM del 26 aprile che hanno portato il Governo ad allestire una lista di FAQ per rispondere alle domande più frequenti dei cittadini.
A questo, si aggiunge anche la difformità di indicazioni fornite, il 28 aprile, dall'ordinanza del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, in particolar modo per quanto concerne bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie e tutte le attività preposte alla gastronomia.
Stando a quanto indicato dal premier Conte, a partire dal 4 maggio viene consentita l'attività di ristorazione con asporto per bar e ristoranti, oltre al servizio a domicilio già ammesso da precedente DPCM, confermando il distanziamento sociale, gli accessi contingentati e l'impossibilità di consumare cibi e bevande sul posto.
Il governatore Emiliano ha invece anticipato al 29 aprile, con efficacia sino al 17 maggio, la possibilità di ristorazione con asporto da parte di bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie «con l'obbligo di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di un metro, il divieto di consumare i prodotti all'interno dei locali e il divieto di sostare nelle immediate vicinanze degli stessi».
Alcuni Comuni limitrofi hanno poi interpretato tali disposizioni regolamentando gli orari di attività al pubblico o l'attività di controllo e contingentamento.
"Colpo di scena" del 30 aprile, quando il premier Giuseppe Conte, nel corso dell'informativa presentata alla Camera, dichiara «Iniziative che comportino misure meno restrittive non sono possibili, perché in contrasto con le norme nazionali, quindi sono da considerarsi a tutti gli effetti illegittime».
Quindi, come ci muoviamo? È una delle domande che sono state rivolte alla nostra redazione nel segnalare la necessità di chiare e trasparenti indicazioni e risposte in prospettiva di una ripresa, in un contesto già di per sé difficile dal punto di vista economico e finanziario. Domanda che abbiamo girato ad alcuni rappresentanti delle categorie in questione operanti a Corato, focalizzandoci su tre fondamentali aspetti.
«C'è davvero una gran confusione. Regioni e Comuni stanno gestendo la situazione in maniera differente, gli enti di categoria ci invitano ad attenerci alle ordinanze, ma ce ne ritroviamo una nazionale e una regionale, in contrasto fra loro. Non siamo certi neanche a quale orario di apertura al pubblico dobbiamo attenerci, se agli stessi indicati per l'espletamento del servizio a domicilio o meno, neanche dal Comune giungono ulteriori informazioni» - dichiarano Elisabetta e Giuseppe Lovino, titolari di Caffetteria e Pasticceria.
Apertura dal 29 aprile o dal 4 maggio?
Elisabetta e Giuseppe Lovino – Caffetteria e Pasticceria. Abbiamo chiuso dall'11 marzo e fatto domicilio solo per Pasqua e per ordini più importanti. Non ci conveniva accendere tutti i macchinari per una tortina di pochi euro. Soprattutto perché lavoriamo con materie prime fresche e non è possibile acquistare dai fornitori piccole quantità. In questi giorni ci siamo occupati di sanificare i locali e ripartiremo da lunedì.
Giuseppe Lops – Bistrot. Sono rimasto chiuso, non ho effettuato l'attività con servizio a domicilio, e riapro al pubblico dal 5 maggio ma non sarò aperto tutta la giornata. Sarò disponibile nella fascia oraria del pranzo e in quella pre serale per la cena.
Luigi Marella – Pizzeria e Ristorante. Io ho continuato ad esercitare l'attività con consegna a domicilio, sia pur senza potermi avvalere di tutto il mio personale ma solo di un collaboratore preposto alla consegna. Ho avviato l'asporto dal 29 aprile, lavorando e accettando prenotazioni sia per pranzo che per cena, gestendo gli orari in maniera abbastanza autonoma.
Elisabetta e Giuseppe Lovino – Caffetteria e Pasticceria. In realtà nel nostro settore non si parla di obbligo di sanificazione con ditte specializzate o di plexiglass parafiati, ma solo di mascherine, distanza di sicurezza, pulizia frequente degli ambienti e ingresso contingentato. Ma le varie associazioni ed enti di categoria hanno ognuna una propria versione. Non si sa a chi chiedere o a chi affidarsi.
Giuseppe Lops – Bistrot. Chi fa ristorazione è già soggetto al rispetto di una severa regolamentazione per la sicurezza degli utenti. Sostanzialmente le norme indicate - anche dalla Fipe - sono semplici da osservare, niente di dispendioso e difficile.
Luigi Marella – Pizzeria e Ristorante. Noi che lavoriamo nel campo della ristorazione abbiamo l'obbligo di attenerci ad un dettagliato regolamento di igiene e sicurezza che è ben compatibile anche con l'attuale situazione di emergenza. L'ente Haccp mi ha anche consigliato l'istallazione di parafiati per il mio bancone e ci adoperiamo costantemente per l'igienizzazione del locale e delle superfici. Per contingentare gli accessi della clientela ho esposto all'esterno un cartello indicante le misure da rispettare, come l'obbligo di mascherina, di rispettare il distanziamento sociale e il divieto di consumare il cibo dentro e fuori dalla pizzeria. Inoltre, ho predisposto anche l'erogatore dei numerini e del gel disinfettante a disposizione della clientela.
Elisabetta e Giuseppe Lovino – Caffetteria e Pasticceria. A parte i 600 euro di contributo, non ci sono stati altri aiuti economici e noi abbiamo pagato affitto, utenze, bollette, assicurazione, sicurezza. Tutto è arrivato puntuale, tranne i guadagni. C'è stata la sospensione temporanea di contributi e alcune utenze ma molte sono le spese che non riusciamo più ad affrontare, basta pensare che pur rimanendo chiusi le celle frigorifero restano accese.
Giuseppe Lops – Bistrot. Non abbiamo ricevuto alcun aiuto dalle istituzioni e abbiamo fatto salti mortali per ottenere la sospensione di rate e altri pagamenti. Le utenze continuano ad arrivare, per non parlare della situazione affitti dei locali ma noi siamo abbandonati da due mesi, senza incassi e con le spese rimandate. In un momento storico in cui fare impresa era già un continuo affanno, questa emergenza ha spazzato via tutto. Sarà come ripartire da zero. Basta guardare le previsioni ufficiali per avere una drammatica idea di quanti nel nostro settore rischiano di chiudere. Dipenderà tutto da quali azioni lo stato intende intraprendere per favorire la ripresa.
Luigi Marella – Pizzeria e Ristorante. Il contributo statale dei 600 euro non è di certo sufficiente per sopperire alle spese e neanche per compensare le perdite. Utenze e spese non si sono fermate come la nostra attività e dobbiamo sostenerle tutte. Faccio affidamento sul credito d'imposta ma, onestamente, non so come e se si potrà recuperare qualcosa. Io la mattina arrivo in pizzeria con una gran voglia di lavorare ma manca il contatto con la clientela, importante nel mio lavoro. Viviamo alla giornata cercando di tirarne fuori il meglio, non si sa se potremo riaprire al pubblico realmente da giugno, se dovremo adattare gli spazi e come. Aspettiamo, speriamo, anche se è davvero molto difficile.
A questo, si aggiunge anche la difformità di indicazioni fornite, il 28 aprile, dall'ordinanza del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, in particolar modo per quanto concerne bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie e tutte le attività preposte alla gastronomia.
Stando a quanto indicato dal premier Conte, a partire dal 4 maggio viene consentita l'attività di ristorazione con asporto per bar e ristoranti, oltre al servizio a domicilio già ammesso da precedente DPCM, confermando il distanziamento sociale, gli accessi contingentati e l'impossibilità di consumare cibi e bevande sul posto.
Il governatore Emiliano ha invece anticipato al 29 aprile, con efficacia sino al 17 maggio, la possibilità di ristorazione con asporto da parte di bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie «con l'obbligo di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di un metro, il divieto di consumare i prodotti all'interno dei locali e il divieto di sostare nelle immediate vicinanze degli stessi».
Alcuni Comuni limitrofi hanno poi interpretato tali disposizioni regolamentando gli orari di attività al pubblico o l'attività di controllo e contingentamento.
"Colpo di scena" del 30 aprile, quando il premier Giuseppe Conte, nel corso dell'informativa presentata alla Camera, dichiara «Iniziative che comportino misure meno restrittive non sono possibili, perché in contrasto con le norme nazionali, quindi sono da considerarsi a tutti gli effetti illegittime».
Quindi, come ci muoviamo? È una delle domande che sono state rivolte alla nostra redazione nel segnalare la necessità di chiare e trasparenti indicazioni e risposte in prospettiva di una ripresa, in un contesto già di per sé difficile dal punto di vista economico e finanziario. Domanda che abbiamo girato ad alcuni rappresentanti delle categorie in questione operanti a Corato, focalizzandoci su tre fondamentali aspetti.
«C'è davvero una gran confusione. Regioni e Comuni stanno gestendo la situazione in maniera differente, gli enti di categoria ci invitano ad attenerci alle ordinanze, ma ce ne ritroviamo una nazionale e una regionale, in contrasto fra loro. Non siamo certi neanche a quale orario di apertura al pubblico dobbiamo attenerci, se agli stessi indicati per l'espletamento del servizio a domicilio o meno, neanche dal Comune giungono ulteriori informazioni» - dichiarano Elisabetta e Giuseppe Lovino, titolari di Caffetteria e Pasticceria.
Apertura dal 29 aprile o dal 4 maggio?
Elisabetta e Giuseppe Lovino – Caffetteria e Pasticceria. Abbiamo chiuso dall'11 marzo e fatto domicilio solo per Pasqua e per ordini più importanti. Non ci conveniva accendere tutti i macchinari per una tortina di pochi euro. Soprattutto perché lavoriamo con materie prime fresche e non è possibile acquistare dai fornitori piccole quantità. In questi giorni ci siamo occupati di sanificare i locali e ripartiremo da lunedì.
Giuseppe Lops – Bistrot. Sono rimasto chiuso, non ho effettuato l'attività con servizio a domicilio, e riapro al pubblico dal 5 maggio ma non sarò aperto tutta la giornata. Sarò disponibile nella fascia oraria del pranzo e in quella pre serale per la cena.
Luigi Marella – Pizzeria e Ristorante. Io ho continuato ad esercitare l'attività con consegna a domicilio, sia pur senza potermi avvalere di tutto il mio personale ma solo di un collaboratore preposto alla consegna. Ho avviato l'asporto dal 29 aprile, lavorando e accettando prenotazioni sia per pranzo che per cena, gestendo gli orari in maniera abbastanza autonoma.
Indicazioni sulle misure di sicurezza
Elisabetta e Giuseppe Lovino – Caffetteria e Pasticceria. In realtà nel nostro settore non si parla di obbligo di sanificazione con ditte specializzate o di plexiglass parafiati, ma solo di mascherine, distanza di sicurezza, pulizia frequente degli ambienti e ingresso contingentato. Ma le varie associazioni ed enti di categoria hanno ognuna una propria versione. Non si sa a chi chiedere o a chi affidarsi.
Giuseppe Lops – Bistrot. Chi fa ristorazione è già soggetto al rispetto di una severa regolamentazione per la sicurezza degli utenti. Sostanzialmente le norme indicate - anche dalla Fipe - sono semplici da osservare, niente di dispendioso e difficile.
Luigi Marella – Pizzeria e Ristorante. Noi che lavoriamo nel campo della ristorazione abbiamo l'obbligo di attenerci ad un dettagliato regolamento di igiene e sicurezza che è ben compatibile anche con l'attuale situazione di emergenza. L'ente Haccp mi ha anche consigliato l'istallazione di parafiati per il mio bancone e ci adoperiamo costantemente per l'igienizzazione del locale e delle superfici. Per contingentare gli accessi della clientela ho esposto all'esterno un cartello indicante le misure da rispettare, come l'obbligo di mascherina, di rispettare il distanziamento sociale e il divieto di consumare il cibo dentro e fuori dalla pizzeria. Inoltre, ho predisposto anche l'erogatore dei numerini e del gel disinfettante a disposizione della clientela.
Ripercussioni economiche
Elisabetta e Giuseppe Lovino – Caffetteria e Pasticceria. A parte i 600 euro di contributo, non ci sono stati altri aiuti economici e noi abbiamo pagato affitto, utenze, bollette, assicurazione, sicurezza. Tutto è arrivato puntuale, tranne i guadagni. C'è stata la sospensione temporanea di contributi e alcune utenze ma molte sono le spese che non riusciamo più ad affrontare, basta pensare che pur rimanendo chiusi le celle frigorifero restano accese.
Giuseppe Lops – Bistrot. Non abbiamo ricevuto alcun aiuto dalle istituzioni e abbiamo fatto salti mortali per ottenere la sospensione di rate e altri pagamenti. Le utenze continuano ad arrivare, per non parlare della situazione affitti dei locali ma noi siamo abbandonati da due mesi, senza incassi e con le spese rimandate. In un momento storico in cui fare impresa era già un continuo affanno, questa emergenza ha spazzato via tutto. Sarà come ripartire da zero. Basta guardare le previsioni ufficiali per avere una drammatica idea di quanti nel nostro settore rischiano di chiudere. Dipenderà tutto da quali azioni lo stato intende intraprendere per favorire la ripresa.
Luigi Marella – Pizzeria e Ristorante. Il contributo statale dei 600 euro non è di certo sufficiente per sopperire alle spese e neanche per compensare le perdite. Utenze e spese non si sono fermate come la nostra attività e dobbiamo sostenerle tutte. Faccio affidamento sul credito d'imposta ma, onestamente, non so come e se si potrà recuperare qualcosa. Io la mattina arrivo in pizzeria con una gran voglia di lavorare ma manca il contatto con la clientela, importante nel mio lavoro. Viviamo alla giornata cercando di tirarne fuori il meglio, non si sa se potremo riaprire al pubblico realmente da giugno, se dovremo adattare gli spazi e come. Aspettiamo, speriamo, anche se è davvero molto difficile.