"Ripartiamo dalla pasta", imparare a saper fare per riconquistarsi la vita

Il progetto di Granoro e Factory del Gusto presentato questa mattina nel penitenziario tranese

venerdì 28 aprile 2017 18.35
Conoscere, imparare e imparare a saper fare, affinché, una volta fuori dal carcere, si possano mettere a frutto le competenze acquisite e farne, magari, un punto di "ripartenza" per inserirsi nella società. È questo il principale intento del progetto "Ripartiamo dalla Pasta", fortemente voluto dal pastificio Granoro di Corato e dalla Factory del Gusto, rivolto a dieci detenuti del carcere di Trani.

Un progetto che funziona. A certificarlo è il fatto che, dopo aver coinvolto e interessato le detenute del carcere femminile tranese, l'esperienza si ripete per il secondo anno nel penitenziario maschile e conferma la collaborazione con i "Presidi del Libro", rappresentati dalla prof.ssa Angela Pisicchio, in un connubio che fonde l'esperienza del gusto con quella letteraria.

Un progetto di alto valore sociale la cui importanza è sottolineata dalla presenza dei sindaci di Corato e di Trani alla presentazione, che si è tenuta questa mattina nel penitenziario tranese, accolti dalla direttrice del carcere, la dott.ssa Bruna Piarulli. Con loro anche il direttore del dipartimento turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio della Regione Puglia Aldo Patruno che non ha mancato di osservare come il favorire il reinserimento sociale dei detenuti attraverso la promozione e la conoscenza del cibo abbia un alto valore culturale e sia il primo vero veicolo di valorizzazione del territorio e della cultura del territorio.

Una sinergia emersa dagli interventi di tutti i convenuti, a partire dalla dott.ssa Daniela Mastromauro del Pastificio Granoro, che ha rilevato l'importanza del lavoro nel reinserimento sociale del detenuto. «Chiunque può riscoprirsi abile, riscoprire la bellezza del lavoro, affascinarsi ed impegnarsi», ha detto la dott.ssa Mastromauro.

Sulla stessa scia l'intervento di Salvatore Turturo, della Factory del Gusto, che ha registrato l'efficacia del progetto come stimolo verso i detenuti a cambiare vita, al riscatto sociale. «Quando c'è volontà di cambiare vita, il riscatto e i risultati arrivano» ha commentato Turturo, tra i protagonisti di fatto dei corsi teorici e pratici tenuti dai tecnici Granoro e dai cuochi della Factory.

Un percorso, quello a cui si accingono i dieci detenuti cui è rivolto il progetto, che mira a solidificare il rapporto con l'ambiente, con le tradizioni, con la natura, con il valore sociale che la cucina rappresenta. D'altronde cucinare per qualcuno significa offrire il proprio servizio, la propria preparazione e persino il proprio gusto all'utente finale. Una operazione che ben si concilia e si completa con l'ispirazione culturale impressa dai Presidi del Libro. Attraverso la lettura, infatti, i detenuti esplorano la conoscenza, si confrontano con i messaggi che leggono sino a comunicare, di loro pugno, i loro pensieri.
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