Rifondazione chiede al Consiglio comunale una presa di posizione sul «genocidio nel Kurdistan siriano»
Una nota a firma della segreteria del PRC ruvese
mercoledì 11 aprile 2018
Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma del Partito della Rifondazione Comunista di Ruvo di Puglia
La mattina del 18 marzo, l'esercito turco, accompagnato dai propri fedeli alleati jihadisti, è riuscito a penetrare nel centro della città curda di Afrin, dopo 58 giorni di tenace resistenza da parte della popolazione locale.
Secondo le stime dell'Amministrazione autonoma della città, il bilancio dell'attacco condotto dalla Turchia ha provocato la morte di 500 civili, 1030 feriti, e quasi un migliaio di morti nelle fila delle unità di protezione del popolo e delle donne YPG-YPJ. Più di 150.000 persone hanno abbandonato e continuano ad abbandonare la regione, dando vita ad un esodo determinato oltre che dai bombardamenti, anche dalle esecuzioni sommarie e dalle privazioni della libertà alla quale è continuamente esposta la popolazione locale in seguito all'occupazione.
Il massacro compiuto dall'esercito regolare turco, membro Nato, oltre ad essere un attacco nei confronti delle popolazioni di etnia curda, da decenni vittime di una mirata cancellazione identitaria, fisica e culturale, si colloca all'interno di una precisa volontà di tacere l'esperienza politica di democrazia partecipata, multietnica e multiculturale costruita dalla popolazione della Federazione Democratica della Siria del Nord; esperienza che il sultano Erdogan di certo non può accettare.
Sullo sfondo l'Europa e l'intera comunità internazionale rimangono ferme a guardare le atrocità commesse dal proprio alleato, una vergogna umanitaria legalizzata che sta martoriando le popolazioni del Rojava, uomini e donne che più di tutti si sono battuti e conservano i meriti nell'aver deposto le roccaforti del sedicente Stato Islamico.
Per queste ragioni e per cercare di combattere l'indifferenza e la disinformazione di media e istituzioni, abbiamo deciso di lanciare un messaggio con uno striscione esposto venerdì scorso in piazza Matteotti, luogo che oltre centro della vita cittadina, è anche sede delle istituzioni della città. Purtroppo qualche ora dopo il messaggio è stato rimosso ma chiediamo comunque ai nostri amministratori di prendere una posizione chiara e forte in merito, con una lettera protocollata e inviata in data 9 aprile al Sindaco e tutti i consiglieri, così come fatto dal Consiglio Regionale Pugliese lo scorso 5 aprile, approvando una mozione che esprime: "la più ferma e assoluta contrarietà all'intervento militare in atto da parte della Turchia contro la popolazione di Afrin e del Rojava, e si invita il Governo Italiano a esercitare pressioni sul Governo turco per la cessazione degli attacchi e a impegnarsi promuovendo verso l'UE, Consiglio d'Europa e Nato la ferma condanna di quanto sta accadendo e l'attivazione di tutti gli atti politici necessari per tutelare la popolazione e il rispetto delle libertà democratiche".
La mattina del 18 marzo, l'esercito turco, accompagnato dai propri fedeli alleati jihadisti, è riuscito a penetrare nel centro della città curda di Afrin, dopo 58 giorni di tenace resistenza da parte della popolazione locale.
Secondo le stime dell'Amministrazione autonoma della città, il bilancio dell'attacco condotto dalla Turchia ha provocato la morte di 500 civili, 1030 feriti, e quasi un migliaio di morti nelle fila delle unità di protezione del popolo e delle donne YPG-YPJ. Più di 150.000 persone hanno abbandonato e continuano ad abbandonare la regione, dando vita ad un esodo determinato oltre che dai bombardamenti, anche dalle esecuzioni sommarie e dalle privazioni della libertà alla quale è continuamente esposta la popolazione locale in seguito all'occupazione.
Il massacro compiuto dall'esercito regolare turco, membro Nato, oltre ad essere un attacco nei confronti delle popolazioni di etnia curda, da decenni vittime di una mirata cancellazione identitaria, fisica e culturale, si colloca all'interno di una precisa volontà di tacere l'esperienza politica di democrazia partecipata, multietnica e multiculturale costruita dalla popolazione della Federazione Democratica della Siria del Nord; esperienza che il sultano Erdogan di certo non può accettare.
Sullo sfondo l'Europa e l'intera comunità internazionale rimangono ferme a guardare le atrocità commesse dal proprio alleato, una vergogna umanitaria legalizzata che sta martoriando le popolazioni del Rojava, uomini e donne che più di tutti si sono battuti e conservano i meriti nell'aver deposto le roccaforti del sedicente Stato Islamico.
Per queste ragioni e per cercare di combattere l'indifferenza e la disinformazione di media e istituzioni, abbiamo deciso di lanciare un messaggio con uno striscione esposto venerdì scorso in piazza Matteotti, luogo che oltre centro della vita cittadina, è anche sede delle istituzioni della città. Purtroppo qualche ora dopo il messaggio è stato rimosso ma chiediamo comunque ai nostri amministratori di prendere una posizione chiara e forte in merito, con una lettera protocollata e inviata in data 9 aprile al Sindaco e tutti i consiglieri, così come fatto dal Consiglio Regionale Pugliese lo scorso 5 aprile, approvando una mozione che esprime: "la più ferma e assoluta contrarietà all'intervento militare in atto da parte della Turchia contro la popolazione di Afrin e del Rojava, e si invita il Governo Italiano a esercitare pressioni sul Governo turco per la cessazione degli attacchi e a impegnarsi promuovendo verso l'UE, Consiglio d'Europa e Nato la ferma condanna di quanto sta accadendo e l'attivazione di tutti gli atti politici necessari per tutelare la popolazione e il rispetto delle libertà democratiche".