Raccolta tartufi. Galante: “Rivedere il numero di autorizzazioni per il Parco dell'Alta Murgia”
L'intervento del consigliere pentastellato in commissione agricoltura
venerdì 10 dicembre 2021
"Non possiamo tutti gli anni ritrovarci con gli stessi problemi per quello che riguarda il numero massimo di autorizzazioni per la raccolta e la ricerca dei tartufi nelle aree protette. Dal 2015 il numero massimo delle autorizzazioni rilasciabili è rimasto invariato e non è mai stato definito sulla base di contributi scientifici, penalizzando i nostri tartufai. Il numero massimo di autorizzazioni, infatti, dovrebbe essere basato su valutazioni scientifiche, al fine di bilanciare gli obiettivi di conservazione e di equilibrio ecosistemico nell'ambito dei parchi con le esigenze di chi nella ricerca e raccolta dei tartufi trova un motivo di distensione o di integrazione del proprio reddito. Ringrazio l'assessore Pentassuglia per i chiarimenti forniti oggi in audizione e a lui chiedo l'istituzione di un tavolo tecnico con gli Enti Parco e le associazioni dei tartufai e la Regione per risolvere una situazione che va avanti da troppo tempo".
Lo dichiara il consigliere regionale del M5S Marco Galante a margine delle audizioni da lui richieste in Commissione Agricoltura sulla ricerca e la raccolta dei tartufi nelle aree protette.
La norma regionale prevede che i limiti alle autorizzazioni per la raccolta dei tartufi siano stabiliti d'intesa con gli enti parco con il fine di non alterare gli ecosistemi. Dal 2015 ad oggi con successive determinazioni, il numero massimo di permessi rilasciabili nelle aree protette è stato determinato in 70 per il Parco Nazionale dell'Alta Murgia; 50 per il Parco Nazionale del Gargano e 30 per i Parchi naturali regionali.
"Sembrerebbe - continua Galante - che nel 2015 il numero di 70 autorizzazioni per il Parco dell'Alta Murgia fosse stato definito semplicemente in base alle richieste allora pervenute. Attualmente le richieste sono aumentate, per questo le associazioni dei tartufai chiedono di rivedere il numero dei permessi da rilasciare, ovviamente sempre nel rispetto della giurisdizione del Parco, della necessità di non alterare gli ecosistemi e sulla base di appositi studi scientifici. Non ci si può limitare a riproporre lo stesso numero senza una valida giustificazione giuridica o scientifica, è necessario tenere conto delle richieste pervenute, diversamente sarebbero da ritenersi immotivati anche i limiti posti sinora. Con l'audizione, abbiamo cercato di capire sulla base di quali criteri sia stato definito, dal 2015 ad oggi, il numero massimo delle autorizzazioni e se siano stati condotti studi volti a conoscere la consistenza e la produttività delle tartufaie naturali presenti nelle aree protette e a valutare la potenzialità alla produzione dei tartufi dei suoli delle stesse aree. Non è emersa alcuna spiegazione in merito al numero massimo di autorizzazioni definito sinora e, soprattutto, abbiamo preso atto che gli studi previsti non sono mai stati avviati. Gli studi permetteranno di conoscere la potenzialità intrinseca dei terreni a produrre tartufi, ma, come evidenziato dalle associazioni dei tartufai, non è possibile definire in modo certo quale sarà l'effettiva consistenza della risorsa tartuficola poiché la stessa dipende da variabili climatiche, fisiche e naturali non sempre prevedibili. Il confronto di oggi è un punto di partenza, cui devono seguire incontri successivi per evitare di arrivare impreparati alla disciplina del prossimo periodo di raccolta. Serve avere al più presto dati scientifici per consentire prima di tutto agli Enti di gestione di definire in modo corretto, se necessario, specifici limiti alle autorizzazioni rilasciabili, eventualmente anche salvaguardando aree di rilevante valore naturalistico individuate dalla pianificazione del parco. Bisogna, inoltre, tenere conto dell'effettivo impatto di ogni tartufaio sul totale degli ettari delle aree dei parchi vocate all'attività tartuficola, considerando anche le differenze rispetto alla regolamentazione di altri parchi nazionali che permettono il rilascio di un maggior numero di autorizzazioni a parità di area tartufigena o che, addirittura, non prevedono alcun limite"
Lo dichiara il consigliere regionale del M5S Marco Galante a margine delle audizioni da lui richieste in Commissione Agricoltura sulla ricerca e la raccolta dei tartufi nelle aree protette.
La norma regionale prevede che i limiti alle autorizzazioni per la raccolta dei tartufi siano stabiliti d'intesa con gli enti parco con il fine di non alterare gli ecosistemi. Dal 2015 ad oggi con successive determinazioni, il numero massimo di permessi rilasciabili nelle aree protette è stato determinato in 70 per il Parco Nazionale dell'Alta Murgia; 50 per il Parco Nazionale del Gargano e 30 per i Parchi naturali regionali.
"Sembrerebbe - continua Galante - che nel 2015 il numero di 70 autorizzazioni per il Parco dell'Alta Murgia fosse stato definito semplicemente in base alle richieste allora pervenute. Attualmente le richieste sono aumentate, per questo le associazioni dei tartufai chiedono di rivedere il numero dei permessi da rilasciare, ovviamente sempre nel rispetto della giurisdizione del Parco, della necessità di non alterare gli ecosistemi e sulla base di appositi studi scientifici. Non ci si può limitare a riproporre lo stesso numero senza una valida giustificazione giuridica o scientifica, è necessario tenere conto delle richieste pervenute, diversamente sarebbero da ritenersi immotivati anche i limiti posti sinora. Con l'audizione, abbiamo cercato di capire sulla base di quali criteri sia stato definito, dal 2015 ad oggi, il numero massimo delle autorizzazioni e se siano stati condotti studi volti a conoscere la consistenza e la produttività delle tartufaie naturali presenti nelle aree protette e a valutare la potenzialità alla produzione dei tartufi dei suoli delle stesse aree. Non è emersa alcuna spiegazione in merito al numero massimo di autorizzazioni definito sinora e, soprattutto, abbiamo preso atto che gli studi previsti non sono mai stati avviati. Gli studi permetteranno di conoscere la potenzialità intrinseca dei terreni a produrre tartufi, ma, come evidenziato dalle associazioni dei tartufai, non è possibile definire in modo certo quale sarà l'effettiva consistenza della risorsa tartuficola poiché la stessa dipende da variabili climatiche, fisiche e naturali non sempre prevedibili. Il confronto di oggi è un punto di partenza, cui devono seguire incontri successivi per evitare di arrivare impreparati alla disciplina del prossimo periodo di raccolta. Serve avere al più presto dati scientifici per consentire prima di tutto agli Enti di gestione di definire in modo corretto, se necessario, specifici limiti alle autorizzazioni rilasciabili, eventualmente anche salvaguardando aree di rilevante valore naturalistico individuate dalla pianificazione del parco. Bisogna, inoltre, tenere conto dell'effettivo impatto di ogni tartufaio sul totale degli ettari delle aree dei parchi vocate all'attività tartuficola, considerando anche le differenze rispetto alla regolamentazione di altri parchi nazionali che permettono il rilascio di un maggior numero di autorizzazioni a parità di area tartufigena o che, addirittura, non prevedono alcun limite"