Parrucchieri ed estetisti ancora fermi. «È difficile, vorremmo riaprire al più presto»

La voce di due operatori del settore, il parrucchiere Vito Balducci e l'estetista Serena Papa

mercoledì 29 aprile 2020
A cura di Tiziana Di Gravina
«È inaccettabile. È incomprensibile. È una condanna». Tuonano così le reazioni e i commenti da parte dei professionisti dell'acconciatura e dell'estetica da quando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato, con Dpcm del 26 aprile, i diversi passaggi previsti per la "Fase 2", compreso anche lo scaglionamento delle riaperture delle attività.

Parrucchieri ed estetisti sarebbero, al momento, gli ultimi a poter riaprire i propri saloni, auspicabilmente all'inizio del mese di giugno. Comunicazione che ha destato rabbia e sconcerto fra gli operatori del settore che, in Italia, conta circa 135mila imprese e oltre 260mila addetti.

Si discute anche sul fatto che il settore dell'estetica sia un bene accessorio non essenziale, ma si sottovaluta l'aspetto sociale e psicologico che una seduta dal parrucchiere o dall'estetista forniscono al benessere della persona. Prendersi cura di sé, farsi coccolare, aiuta ad allentare lo stress, la routine quotidiana e ad incrementare la propria autostima, recuperando l'armonia psicologica. Una vera e propria panacea che risulterebbe particolarmente utile in questo difficile periodo.

Le associazioni di categoria denunciano una disattenzione da parte del Governo e chiedono una rivalutazione delle disposizioni, evidenziando come le imprese siano economicamente messe in ginocchio, e garantendo che il comparto, a tutela di clienti e dipendenti, può già offrire tutte le garanzie necessarie a riaprire saloni di acconciatura e centri estetici nella massima sicurezza, rispettoso delle più rigorose norme e procedure igienico-sanitarie.

Si riapre probabilmente il 1 giugno. Cosa significa per la tua attività? Saresti pronto ad aprire?
Sono le domande che abbiamo posto a due rappresentanti delle due categorie in questione, che operano nella città di Corato.

Vito Balducci – parrucchiere. «È una notizia per niente facile da accettare, che ho preso davvero molto male e che ci mette di fronte a ben 3 mesi senza lavorare, il che significa senza registrare alcun incasso con cui far fronte alle spese che, invece, si presentano puntuali. Io sarei pronto a ripartire da subito, adottando tutti i protocolli sanitari, senza sottovalutare il fatto che l'adeguamento alle misure anti contagio comporta una ulteriore spesa per noi: sanificazione dei locali, sterilizzazione degli strumenti, equipaggiamento dei dispositivi di sicurezza per noi e per i clienti.

Al mancato incasso di questi 3 mesi si aggiunge quindi la spesa per l'adeguamento, che affrontiamo perché doverosa per la sicurezza di tutti e a cui non vorremmo mai sottrarci, e sia pur ritornando a lavorare registreremmo ugualmente un decremento del fatturato fino al 70% dovendo lavorare con una sola cliente per volta. A fronte di nessun aiuto concreto, fino ad ora, da parte dello stato. Però l'importante è poter ripartire il prima possibile, anche a costo di protestare».

Serena Papa – estetista. «Mi aspettavo una riapertura più riavvicinata, magari a metà maggio, e invece vedersi prospettare una ripartenza a giugno è stato davvero un colpo difficile da digerire. Almeno di primo acchito. È evidente come tanti mesi di inattività influiscano sulla quotidianità dal punto di vista economico, non registrando incassi, non avendo ricevuto ancora nessun sussidio governativo ma ritrovandomi a dover comunque pagare le mensilità dell'affitto dei locali in cui risiede il mio centro estetico e le bollette che non sono affatto irrisorie e che consistono solo e soltanto in tasse e non in effettivo consumo. Il contributo di 600 euro, se e quando dovesse arrivare, riuscirebbe a malapena a coprire queste spese. A questo vanno aggiunte le spese per l'approvvigionamento di dispositivi di sicurezza anche per i clienti e per la sanificazione che dovremo fare prima della riapertura.

Però, forse sarò contro corrente, ma non la ritengo una precauzione sbagliata quella intrapresa dal Governo, è necessario riflettere sulla situazione in cui viviamo: siamo ancora in piena pandemia, anche se i contagi si stanno riducendo, ma la mia attività non è compatibile con le misure di sicurezza sanitaria imposte da Decreto. Ho sempre lavorato su appuntamento, quindi nel mio centro non si è mai creata affluenza di più persone, però il mio è un lavoro a stretto e diretto contatto con i clienti, pur utilizzando i dispositivi di sicurezza, mascherine, guanti, copri scarpe, disinfettanti, è impossibile rispettare il distanziamento sociale durante un trattamento di bellezza. La rabbia maggiore è per l'incremento del lavoro in nero effettuato a domicilio che mi preoccupa perchè non garantisce la sicurezza che noi, restando chiusi, e a nostre spese, stiamo rispettando e salvaguardando».